IL “BUFFETTO” DELLA FIA ALLA RED BULL – È ARRIVATA LA SENTENZA FEDERALE SULLO SFORAMENTO DEL TETTO DI SPESA 2021 DA PARTE DELLA SCUDERIA AUSTRIACA: MULTA DI 7 MILIONI E LIMITAZIONE DEL 10% DEGLI SVILUPPI AERODINAMICI DEL 2023. PRATICAMENTE NIENTE – MA DIETRO C’È LA MANINA DEL 92ENNE BERNIE ECCLESTONE, GRANDE AMICO SIA DEL PRESIDENTE DELLA FIA, BEN SULAYEM, SIA DEL TEAM MANAGER DI RED BULL, CHRISTIAN HORNER
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Daniele Sparisci e Giorgio Terruzzi per www.corriere.it
Una bolla di sapone. L’attesa sentenza federale sullo sforamento del tetto di spesa 2021 da parte di Red Bull riduce a poca a cosa i termini della questione alla vigilia del Gp messicano. Multa di 7 milioni di dollari e limitazione del 10% degli sviluppi aerodinamici nel 2023 a fronte di una infrazione di circa 1,8 milioni di dollari.
La «punizione» è frutto di un patteggiamento tra le parti. Il comunicato emesso dalla Fia spiega che Red Bull ha collaborato e che non esiste alcuna prova che il team abbia agito in malafede. Non solo: se il credito di imposta fosse stato applicato correttamente, la violazione sarebbe stata di soli 500 mila euro, elemento sul quale Horner, team manager Red Bull, ha insistito ieri, dopo aver appreso le decisioni Fia.
Dunque, un peccato veniale per una sanzione che pare un buffetto. La Fia fa cassa; Red Bull non dovrebbe patire più di tanto. Il taglio del 10% sugli sviluppi significa rinunciare a circa 20 sessioni in galleria del vento su un totale di 220. Limite che i tecnici della F1 valutano attorno a 5 centesimi di mancato rendimento.
Con la convinzione che 1,8 milioni di dollari valga almeno un decimo e mezzo. Sul tema Horner ha espresso opinioni opposte: «Sette milioni sono una somma enorme. E il blocco sulla galleria del vento pesa da un quarto a mezzo secondo al giro. Correremo ad handicap».
Il patteggiamento, comunque, fa sipario. Horner, accettandolo, ha insistito nel ribadire che questa vicenda non ha influito affatto sul fronte agonistico. Anche se Lewis Hamilton — e non solo lui — resta convinto che proprio quel milione e otto abbia deciso l’assegnazione del titolo lo scorso anno ; anche se la narrazione del percorso che ha portato alla sentenza resterà per sempre segreta.
Che si dovesse cercare un compromesso l’ha capito il presidente Fia, Ben Sulayem non appena i controllori federali hanno segnalato l’infrazione, decidendo di gestire personalmente ogni passaggio. Con un consigliere d’eccezione, Bernie Ecclestone.
L’ex padre e padrone della F1 è amico e sostenitore del presidente, decisivo nell’azione di lobbying che ha portato alla sua elezione. Subito seguita dalla nomina alla vicepresidenza federale di Fabiana Flosi, 46 anni, moglie di Ecclestone (92 anni ieri), al quale ha dato un figlio, Ace. Una investitura vista come testimonianza di riconoscenza nei confronti del vecchio boss. Il quale è legatissimo, da anni, a Horner. Diventa quasi automatico immaginare che il manager Red Bull abbia chiesto supporto a un mago dell’equilibrismo come Ecclestone, conoscendo la natura del rapporto che lo lega a Ben Sulayem.
Sono supposizioni, sorrette da una quantità di indiscrezioni. Ma che la sentenza sia emersa al termine di consultazioni a triangolo (Horner-Ecclestone-Ben Sulayem) viene dato per scontato. I team, Mercedes e Ferrari in testa, esasperati e delusi, alla vigilia di una gara favorevole a Red Bull, pretendono dalla Fia che l’analisi dei comportamenti finanziari 2022 venga resa nota ben prima dell’ottobre 2023, troppo tardi per incidere, eventualmente, sul Mondiale. Il sospetto che certe metodologie adottate lo scorso anno siano state applicate anche lungo questo campionato è tutt’altro che archiviato.