“CI COSTRINGEVANO A LAVARE I LORO INDUMENTI” – PIOVONO ACCUSE SULLE GEMELLE STAR DEL VOLLEY COREANO – BOTTE, VIOLENZE, BULLISMO NEI CONFRONTI DELLE COMPAGNE DI SQUADRE. IL COACH ITALIANO LAVARINI LE SOSPENDE DALLA NAZIONALE - LE CATTIVE ABITUDINI DELLO SPORT COREANO: L'ANNO SCORSO LA TRIATLETA 22ENNE CHOI SUK-HYEON SI SUICIDÒ DOPO AVER DENUNCIATO AL COMITATO OLIMPICO SUDCOREANO VIOLENZE E ABUSI DA PARTE DEI SUOI ALLENATORI…

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Michelangelo Cocco per "il Messaggero"

 

Lee Jae-yeong e Lee Da-yeong 9

Le loro giocate sono state decisive per la qualificazione della squadra di volley femminile della Corea del sud a Tokyo 2021.

 

Chi poteva immaginare che la carriera delle gemelle Lee fosse stata accompagnata da atti inqualificabili, che fanno a pugni con i valori olimpici di amicizia e rispetto? Eppure dal passato delle ventiquattrenni Lee Jae-yeong e Lee Da-yeong è emersa una scia di violenze, bullismo e soprusi ai danni delle loro compagne, che ieri ha indotto la federazione a squalificarle dalla squadra nazionale, allenata dall' italiano Stefano Lavarini.

 

LA SOSPENSIONE Addio Olimpiadi, e sospensione a tempo indeterminato anche dal loro club professionistico, le Heungkuk Life Pink Spiders. La caduta della schiacciatrice Jae-yeong e della palleggiatrice Da-yeong era iniziata la settimana scorsa, con un post anonimo su Internet. Una loro ex compagna le aveva accusate di continue violenze, fisiche e verbali, contro altre giocatrici ai tempi del liceo.

 

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Una delle vittime delle gemelle Lee era stata perfino minacciata con un coltello. Altre malcapitate erano state percosse e umiliate. Nel fine settimana si era aggiunta la denuncia di un' altra ex compagna, che ha raccontato che le gemelle terribili costringevano le ragazze più giovani a lavare i loro indumenti, picchiandole e insultandole.

 

In un primo momento, Jae-yeong e Da-yeong hanno provato a giustificarsi: «Si tratta di atti compiuti in passato, eravamo ancora immature». Ma il caso ha suscitato enorme scalpore, perché la pallavolo in Corea del sud è uno degli sport più popolari e perché le gemelle Lee sono o, forse meglio, erano delle star, popolarissime sui social e contese dagli show televisivi. Alla fine hanno dovuto ammettere le loro colpe e fare atto di pubblica contrizione. «Voglio andarle a trovare per chiedere scusa se mi perdoneranno - ha scritto su Instagram Da-yeong - Avrò tempo per imparare ad autocontrollarmi e per riflettere». Per la federazione la squalifica penalizzerà la nazionale, ma è stata un atto dovuto «per la gravità delle contestazioni».

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LA PETIZIONE Una petizione online ora chiede punizioni severe per le gemelle Lee e un' inchiesta approfondita del ministero della Cultura, dello sport e del turismo. L' appello ieri era stato già accolto da oltre 100 mila firmatari. Le rivelazioni sulle violenze perpetrate dalle gemelle Lee hanno spinto altri giovani a uscire allo scoperto, e sul banco degli accusati sono finiti anche due pallavolisti maschi, Song Myung-geun e Sim Kyoung-sub.

 

Per oggi è prevista una riunione straordinaria della federazione volley, per capire come fronteggiare una situazione che si fa via via più imbarazzante. Il fatto è che quello delle gemelle Lee è tutt' altro che un caso isolato.

 

Un' inchiesta della Commissione nazionale per i diritti umani ha rivelato che l' anno scorso il 14,7% dei 60 mila sportivi delle scuole elementari, medie e superiori del paese dell' Asia orientale ha dichiarato di aver subìto violenze fisiche. Tanto che il presidente della Repubblica, Moon Jae-in, recentemente ha dichiarato che «lo sport ha accresciuto l' orgoglio di molte persone, ma è anche finito al centro di problemi relativi ai diritti umani, tra cui violenze, anche sessuali».

 

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IL SUICIDIO L' anno scorso la triatleta ventiduenne Choi Suk-hyeon si suicidò dopo aver denunciato al comitato olimpico sudcoreano violenze e abusi da parte dei suoi allenatori e aver chiesto invano un' indagine. Nel 2019, la campionessa olimpica di pattinaggio Shim Suk-hee riuscì a far condannare a dieci anni di carcere il suo ex coach, che l' aveva violentata ripetutamente. Alla base di queste violenze ci sarebbe la competizione spietata - radicata in diverse società dell' Asia orientale - che si riflette in tutti gli ambiti, compreso quello sportivo.

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«Il 99% degli sport in Corea del sud viene sacrificato per l' 1% di vincitori di medaglie - ha spiegato al Korea Herald Chung Yong-chul, docente di psicologia sportiva dell' Università Sogang - Così, finché portano a casa medaglie o danno il massimo, allenatori e giocatori possono esercitare un potere enorme, e le loro violenze vengono giustificate». Secondo Chung, Jae-yeong e Da-yeong non sono due mele marce, e fino a quando il Paese non rinuncerà a quella che il professore definisce «meritocrazia delle medaglie», casi come quelli delle gemelle Lee continueranno a spuntare come funghi.

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