“CI SONO 36 MORTI. È UNA COSA RABBRIVIDENTE, INAUDITA. E PER UNA PARTITA DI CALCIO” - ALDO GRASSO, IN OCCASIONE DELL’OMAGGIO DELLA NAZIONALE ITALIANA ALLE VITTIME, RICORDA LA STRAGE DELL’HEYSEL E LA DIRETTA DI BRUNO PIZZUL – “È STATA LA PIÙ DRAMMATICA TELECRONACA DI CALCIO, IL RACCONTO SOFFOCATO DI UNA TRAGEDIA, LA PIÙ DIFFICILE PROVA PROFESSIONALE PER BRUNO PIZZUL. LE PAROLE GLI USCIVANO A FATICA. RIFIUTO’ ANCHE IL MICROFONO A DUE RAGAZZI CHE VOLEVANO RASSICURARE LE RISPETTIVE FAMIGLIE PER NON…” - VIDEO
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Aldo Grasso per il "Corriere della Sera" - Estratti
Prima della partita contro il Belgio, la Nazionale italiana ha reso omaggio alle vittime della strage dello stadio Heysel, ribattezzato ora «Re Baldovino». Era il 29 maggio 1985 e nella calca morirono 39 persone (32 italiani) a causa dei disordini scoppiati prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus. Gli azzurri hanno deposto tre mazzi di fiori (uno rosso, uno bianco e uno verde) davanti alla lapide posta accanto al tristemente famoso Settore Z.
È stata la più drammatica telecronaca di calcio, il racconto soffocato di una tragedia, la più difficile prova professionale per Bruno Pizzul. Le parole gli uscivano a fatica, il tono era sommesso, la mente non era certo concentrata sul campo da gioco perché continuavano ad arrivargli confuse notizie sull’accaduto.
Alle 22 passate, mentre si sta mestamente iniziando a giocare, queste le parole di Pizzul: «Purtroppo ho una notizia che debbo dare. È ufficiale, viene dalla Uefa. Ci sono 36 morti» e, dopo una lunga pausa di silenzio: «È una cosa rabbrividente, inaudita. E per una partita di calcio».
Il collegamento si chiude con le immagini della Juve che regge la coppa e, in sovrimpressione, i numeri a cui i telespettatori possono rivolgersi per avere informazioni sulla sorte dei propri parenti presenti allo stadio di Bruxelles.
Pizzul ha raccontato più volte che, nei convulsi momenti della tragedia, ha dovuto a malincuore rifiutare il microfono a due ragazzi che volevano rassicurare le rispettive famiglie; il tutto per non gettare nell’angoscia migliaia di altri italiani, in quel momento all’ascolto per avere notizie dei propri cari. Un atto che all’apparenza poteva sembrare crudele, compreso in seguito da quei ragazzi con cui ha continuato ad avere contatti.
Di fronte alla strage, all’interno dello stadio non c’era grande consapevolezza di quanto fosse avvenuto. Si capiva che era successo qualcosa di grave ma non si sapeva esattamente cosa. Le autorità civili e calcistiche, per motivi di ordine pubblico, decisero comunque di far giocare la partita. Il fischio d’inizio venne rinviato di un’ora e 25 minuti.