“IN CINQUE GIORNI ABBIAMO BUTTATO A MARE QUELLO CHE ABBIAMO FATTO IN UN MESE E MEZZO...” - MAX ALLEGRI FA MEA CULPA DOPO DOPO LE FIGURACCE IN CAMPIONATO ED E' COSTRETTO A SALVARE LA FACCIA IN CHAMPIONS - I BIANCONERI SONO A PUNTEGGIO PIENO NEL GIRONE E FACENDO ALMENO UN PUNTO CONTRO LO ZENIT, POSSONO GARANTIRSI UN POSTO AGLI OTTAVI CON DUE TURNI DI ANTICIPO – I BIANCONERI RESTERANNO IN RITIRO FINO ALLA SFIDA DI SABATO CONTRO LA FIORENTINA...
-Paolo Tomaselli per il "Corriere della Sera"
Sotto la tettoia che lo protegge da una pioggia insistente, Massimiliano Allegri gesticola in modo appassionato con Giuseppe Vercelli, psicologo dello sport in servizio nel mondo Juventus dal 2011 e con il quale il tecnico si confronta ormai da anni. Uno dei suoi testi, letto e citato da Max, si chiama il «Potere nascosto dell'ombra»: scavare nel lato oscuro della squadra e recuperarne il potenziale è un lavoro che richiederà ancora parecchie sedute al dottor Allegri.
Lo specialista era a bordo campo anche alla vigilia della partita con il Chelsea di cinque settimane fa, quando Madama - che ieri ha compiuto 124 anni - aveva appena cominciato la risalita battendo con il fiatone Spezia e Samp e chiedeva alla Champions punti e soprattutto certezze. Quelli sono arrivati in Europa, tanto che la Juve è a punteggio pieno come Bayern, Liverpool e Ajax e oggi, facendo almeno un punto contro lo Zenit, può garantirsi un posto agli ottavi con due turni di anticipo.
Ma per il resto «in cinque giorni abbiamo buttato a mare quello che abbiamo fatto in un mese e mezzo», sintetizza il tecnico, più bravo a dribblare le domande sulla crisi, compresa quella sull'aspetto mentale della squadra, di quanto non fosse abile a scartare gli avversari quando giocava. Così, a forza di sentire frasi di circostanza come «è ora di stare zitti e lavorare» viene il dubbio che Allegri non abbia una soluzione in tasca ai problemi che attanagliano la Juve.
O se ce l'ha, non è di immediata attuazione. Quindi l'imperativo è quello di «ritrovare compattezza e difendere meglio», perché appena cerca di imporre il proprio gioco la Juve perde riferimenti, si allunga, presta il fianco a chiunque. Non è quindi un vezzo di Allegri nel nome del «risultatismo» quello di tenere la squadra rintanata nella metà campo, pronta a sfruttare gli errori altrui, come fatto con Chelsea, Roma e Inter.
È una necessità, un po' come il ritiro iniziato ieri sera, che si protrarrà fino alla sfida di sabato con la Fiorentina: «Non ho alzato la voce con la squadra - spiega Max, che ritrova Chiesa e De Ligt - perché è un gruppo intelligente, che capisce la situazione. Bisogna reagire, c'è poco da chiacchierare, ma da vincere i contrasti e i duelli per portare le partite dalla nostra parte. Cambiamenti tattici o di uomini in vista? La differenza è nell'approccio tra grandi partite e partite normali; le vittorie dei campionati passano da quelle e dobbiamo lavorarci per non sbagliare ancora».
In Europa le partite contano tutte e la speranza della Juve è quella di trasformarsi in una squadra «Copetera» come diceva Vujadin Boskov nel suo spagnolo da battaglia («Copera» è il termine esatto) quando portava i ragazzi della Sampdoria a vincere la Coppa delle Coppe o a giocare la finale di Coppacampioni.
«Con l'esperienza che abbiamo, la Champions deve essere un nostro obiettivo chiaro» dice Danilo, chiamato a parlare assieme ad Allegri in un momento in cui sarebbe forse più naturale vedere in prima linea capitan Chiellini: «La squadra è unita, siamo concentrati sugli stessi obiettivi per rialzarci subito. Il ritiro? Non facciamo troppo casino su questo - avverte il brasiliano -: capiamo il momento e dobbiamo tutti lasciare qualcosa di più per la Juve».