“HO ACCETTATO UN INCARICO DI 6 MESI PERCHÉ NÉ IO NÉ LA SQUADRA ABBIAMO BISOGNO DI PARACADUTE” – DE ROSSI PRENDE SUBITO LE DISTANZE DA MOURINHO E CREDE NEL QUARTO POSTO: “CI SONO I MARGINI PER RISALIRE” – L’INGAGGIO DA 500MILA EURO E IL MAXI PREMIO IN CASO DI QUALIFICAZIONE CHAMPIONS – ZAZZARONI E IL MONITO DI DE ROSSI AI CALCIA(T)TORI: “IO LA MATTINA MI ALLENAVO CON LE CACCOLE AGLI OCCHI, SPETTINATO, I GIOVANI, OGNI TANTO, PENSANO TROPPO AD APPARIRE...”
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Luca Valdiserri per corriere.it -Estratti
Nei sogni dei tifosi dovevano portare la Roma al settimo cielo. Una coppia d’attacco come quella formata da Dybala e Lukaku, anche se il belga è arrivato dal mercato in leggero ritardo, sembrava la garanzia di un grande campionato. Ma non è andata così e l’esonero di José Mourinho ne è la prova più clamorosa.
Lukaku, soprattutto all’inizio, ha fatto bene. (...)
Dybala, invece, ha inciso molto meno della stagione scorsa: 5 gol in 13 partite di serie A, nessuno in 133 minuti di Europa League e uno in 2 presenze in Coppa Italia, ma contro la Cremonese e non contro la Lazio.
Daniele De Rossi, cercando magari di farli giocare insieme a Pellegrini, uno dei più «deprezzati» dell’ultimo periodo, deve per forza affidarsi a Lukaku e Dybala per risalire la corrente. Il problema è che Romelu è in prestito e, a meno di miracoli, a fine maggio saluterà. Dybala ha avuto offerte dall’Arabia ma le ha declinate perché a giugno c’è la Coppa America. Giocare in un campionato «vero» è fondamentale.
A luglio, però, se la Roma non gli avrà rinnovato e modificato il contratto, tornerà di moda una clausola di soli 13 milioni per liberarsi. Senza Mou e senza Champions, cosa deciderà? Discorsi futuri, che però non possono interessare Daniele De Rossi. Per lui esiste solo il presente, a partire dal nuovo debutto all’Olimpico, sabato pomeriggio, contro il Verona.
De Rossi, praticamente, non ha nemmeno trattato con i Friedkin. Guadagnerà circa 500mila euro e avrà un bonus consistente se la Roma andrà in Champions: «Ho accettato un incarico di sei mesi perché né io né la squadra abbiamo bisogno di paracadute. Capita anche alle squadre migliori di non averlo e, magari, in futuro, succederà ad altre squadre e noi dovremmo essere bravi ad approfittarne. Ci sono i margini per risalire e tutto quello di cui avevo veramente bisogno è questa grande opportunità».
La Roma, per De Rossi, è speciale. Così come lo è stato lui per i tifosi giallorossi. Ma come reagiranno all’esonero di Mou? «Quando ero fuori dalla Roma, non ho mai messo il becco. Ora posso permettermi di parlare da membro di questo club. Più che dire ai tifosi che ho bisogno di loro, come ai vecchi tempi, non posso fare».
DE ROSSI, CHE IL DIO DEL CALCIO TI AIUTI
Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
Daniele De Rossi arriva dopo il Mourinho delle due finali europee consecutive. Dopo 46 pieni all’Olimpico, tre milioni di persone. Dopo e durante straordinarie manifestazioni d’amore nei confronti del Predecessore. Dopo i pianti di alcuni giocatori, Bove, Cristante, Mancini, e di quasi tutta Trigoria. Dopo l’amarezza di Dybala e non so cosa sarebbe successo - ma lo immagino - se i Friedkin avessero emesso la sentenza un mese fa e non il 16.
Daniele arriva, anzi torna in un luogo di calcio e sentimenti che conosce perfettamente e nella quale ritrova gente che stima e altri che non gradisce. E in una Roma in gran parte in scadenza di contratto.
Daniele, per quello che è stato, che è e anche per chi ha sostituito, avrà la stampa a favore (la giusta attenzione), tanti amici di vecchia data tra i giornalisti che criticavano Mou e sono certo che almeno all’inizio sarà sostenuto dalla proprietà americana. Spero anche fisicamente.
Daniele sa che saldare in una stessa urgenza due mondi così lontani, i Friedkin e i romanisti, oggi non è impresa facile. Ma Daniele meritava di tornare dopo che un’altra Roma, quella di Pallotta, l’aveva mortificato non offrendogli un contratto addirittura a presenza. Ricordo che disse: «Mi immaginavo un giorno in cui ero zoppo e con i cerotti e che avrei smesso, ma devo accettarlo. Se io fossi stato un dirigente, mi sarei rinnovato il contratto».
Daniele mi piace a pelle, anche se non ho mai capito fino in fondo chi sia realmente. Una volta fu lui stesso a scrivermi di non essersi ancora capito del tutto. Daniele sa sporcarsi le mani e non ha paura di niente e nessuno. Ha accettato un contratto di pochi mesi, ha davanti a sé tre partite solo apparentemente facili (i problemi tecnici e di qualità restano tutti) e deve sperare di ottenere di più da alcuni delusi. Pochi, peraltro, un paio dei quali insignificanti. Non so se ripartirà dal 3-5-2 o dal 3-4-2-1, ho la sensazione che tenterà il 4-3-3 o il 4-3-1-2 anche se mancano alcuni interpreti, gli esterni (i “quinti”) sono quello che sono e presto dovrà affrontare problemi di motore.
Daniele non poteva dire di no, troppo è l’amore per il club: «Ho solo un unico rimpianto, quello di poter donare alla Roma una sola carriera», spiegò anni fa. Il destino e una follia gli hanno offerto una seconda chance. Gli auguro di riuscire a sfruttarla. Daniele è un ex giovane vecchio di valore e valori, e la barba non c’entra. Gli ex giovani vecchi sono i migliori: «Non critico il social in sé, ma critico il fatto che diventi una ragione di vita. In ogni allenamento tutti entrano in campo pettinati, lucidi, perché ti fanno le foto che poi finiscono sui social. Io quando la mattina ci alleniamo alle 10 entro con le caccole agli occhi, spettinato, perché l’importante è allenarsi bene. Non dico che i giovani non la pensino così, dico che ogni tanto pensano troppo ad apparire».
Una delle sue frasi più emozionanti resta «da ex calciatore mi troverete nel settore ospiti, col panino e la birra, per tifare i miei amici. Ringrazio Dio per la carriera che ho fatto». Dal settore ospiti adesso è precipitato sulla panchina del cuore con un ruolo e compiti importantissimi. Che il dio del calcio lo aiuti, anche se è stato appena esonerato.