“IO NON CHIEDO CHE QUALCUNO MI CONFERMI PER UN ULTERIORE MANDATO, MA DI FAR ESPRIMERE IL MONDO DELLO SPORT SULLA MIA RICONFERMA” – IL PRESIDENTE DEL CONI GIOVANNI MALAGÒ RIBADISCE LA SUA VOLONTÀ DI RESTARE A CAPO DEL COMITATO OLIMPICO PER ALTRI 4 ANNI: “IL GOVERNO PUÒ CAMBIARE LA LEGGE EQUIPARANDO ANCHE IL CONI AGLI ALTRI ORGANISMI SPORTIVI. GIORGIA MELONI È LA PRIMA A INVOCARE DI DARE VOCE AL CONSENSO DELLA GENTE. IO LE CHIEDO SOLO DI FAR ESPRIMERE I TESSERATI DELLO SPORT” – “GLI ATTACCHI DI BINAGHI? RICEVERE LEZIONI DI DEMOCRAZIA DA LUI È GROTTESCO”
-Estratto dell’articolo di Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”
L’appuntamento con Giovanni Malagò è a mezzogiorno nella sede del Coni […] il vocione del presidente rimbomba nel grande corridoio, le porte degli uffici aperte, una luce biancastra che filtra dai finestroni e lui che spunta all’improvviso, scravattato e senza la giacca del gessato blu, esuberante e accogliente, sebbene stia vivendo settimane complesse, a dir poco (per i non addetti: è alla fine del terzo mandato e, secondo la legge, dovrebbe farsi da parte. Ma lui — leggerete i suoi argomenti — non ci sta).
Evitiamo preamboli: perché, presidente, dovrebbe restare altri quattro anni su quella poltrona? «Per completare il percorso che ci porterà alle Olimpiadi di Milano-Cortina del 2026 e ai Giochi del Mediterraneo di Taranto. Ci ho messo lavoro, impegno e, se posso aggiungere, la faccia. Quindi parlerei di “spirito di servizio” e…».
Lo sa da solo che lo «spirito di servizio» è un concetto un po’ debole, vero?
«Non lo è. E comunque: io non chiedo che qualcuno mi confermi per un ulteriore mandato, sarebbe sbagliato. Io, semplicemente, alla Presidente Giorgia Meloni chiedo di far esprimere il mondo dello sport sulla mia riconferma. Non ho nessuna certezza: ma penso che la maggior parte dei “grandi elettori”, dai membri del Cio ai presidenti di numerose federazioni, dagli atleti agli allenatori, avrebbero desiderio di vedermi ancora al mio posto».
Però c’è una legge che impedisce la sua conferma.
«[…] ritengo che il governo possa modificarla, quella legge, equiparando anche il Coni agli altri organismi sportivi: e consentire quindi un mandato supplementare. Ovviamente, con l’obbligo di ottenere la maggioranza qualificata dei due terzi al primo turno elettorale».
Perché la premier Meloni dovrebbe prendere in considerazione questa ipotesi?
«Perché, per anni, lei per prima ha con forza invocato la necessità di dare voce al consenso della gente, ha chiesto di far votare i cittadini… ecco: io le chiedo solo di far esprimere i tesserati dello sport. Credo non possa che essere d’accordo».
[…] Il ministro per lo Sport, Andrea Abodi però appare assai rigido. C’è una legge, Malagò va a casa.
«Mi rattrista molto prendere atto di questa sua posizione, dato anche il nostro storico rapporto…».
Nemmeno il ministro Giancarlo Giorgetti è un suo sponsor.
«Questo no, non lo penso più. Ho avuto modo di confrontarmi con lui sul tema dei mandati e su altri argomenti di politica sportiva, e penso ci sia una piena condivisione di vedute» […]
Vuole rispondere al duro attacco di Angelo Binaghi, il presidente della Federtennis, che in un’intervista sul Corsport ha spiegato quanto il Coni sia obsoleto e antidemocratico. Il titolo era: «Questo Coni, un morto che cammina».
«Il titolo è talmente volgare che non merita commento. Quanto al resto: siamo considerati un’eccellenza nel panorama mondiale… e poi, beh, ricevere lezioni di democrazia da Binaghi è grottesco».
[…] Dicono: fuori dal Coni, ma gli diamo la Federcalcio.
«Ah, sì. È una notizia che leggo con discreta frequenza. Però non mi piace».
Perché?
«Le federazioni devono andare al voto prima della scadenza del mio mandato. Non sarebbe una cosa seria».
[…] Ne parlerà con il suo potente amico Gianni Letta. Lui che dice?
«La pensa come la stragrande maggioranza degli italiani» […]
A tratti si avverte una certa ostilità quasi più sul personaggio Malagò, con addosso il soprannome di Megalò, che sul presidente del Coni Malagò.
«Qualcuno parla di invidia… no, senta: non so risponderle».
Come finisce questa storia?
«Io, per carattere, sono ottimista e fatalista» […]
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