“IO SINDACO DI VENEZIA? NON CHIUDO LA PORTA” - MARCO BALICH, IL GRAN CERIMONIERE DELLE OLIMPIADI, SI RACCONTA: “ERO IL DJ ALLE FESTE DI DE MICHELIS. A TORINO HO TENUTO LONTANI PETER GABRIEL E YOKO ONO. LUI LA CONSIDERAVA RESPONSABILE DELLA ROTTURA DEI BEATLES - A MILANO PER "L’ALBERO DELLA VITA" DI EXPO 2015 MI MASSACRARONO. SGARBI DISSE: ‘UNA ROBA DA CIRCO’. IO DETESTO I TUTTOLOGI” – IL MATRIMONIO INDIANO A BORGO EGNAZIA (“MI DIEDERO 18 MILIONI”). E SULLA CERIMONIA DI MILANO-CORTINA…
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Elvira Serra per corriere.it - Estratti
Impossibile incasellare Marco Balich, gran cerimoniere di 16 Olimpiadi e Paralimpiadi, 13 Giochi Regionali dai Panamericani agli Asiatici, i Mondiali di calcio del Qatar.
Per non dire di quando organizzava i tour di Pink Floyd, U2 e Rolling Stones e creava i videoclip per Jovanotti e Laura Pausini. Papà separato di quattro figli dai 19 ai 22 anni (Pilar, i gemelli Zeno e Anita e la primogenita Lola), lui si definisce così: «Una volta esistevano i patron, gli impresari alla David Zard. A me piace mettere in opera cose molto complesse che hanno un grande impatto emotivo sia su milioni di persone che su centinaia, dal Bicentenario del Messico alla settimana della moda di Dolce&Gabbana».
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Arrigo Cipriani ha detto ad Aldo Cazzullo che la vorrebbe sindaco di Venezia.
«Amo la mia città, dovrebbe essere il centro mondiale dell’arte. Farei tutto elettrico e a idrogeno entro il 2030. Gli Airbnb dovrebbero avere un tetto, in modo da permettere a giovani di tornare a viverci».
E il ticket d’ingresso?
«Sono a favore del freno al sovraffollamento turistico. Seguirei il modello svizzero, con ingresso unico magari di 20 euro che vale tutto l’anno».
Ma ha già il programma!
«Non credo di essere pronto psicologicamente ai compromessi della politica, ma non ho chiuso la porta».
Con la destra o la sinistra?
«Esistono ancora le etichette? Direi con chi ama la città. È un dovere preservarla e anzi rilanciarla. Quando ero piccolo c’erano il ciabattino, l’artigiano, e 120 mila abitanti. Oggi mi spezza il cuore vedere le maschere vendute a 2 euro».
«Firmò» l’Albero della vita di Expo 2015.
«Mi massacrarono».
L'Albero della Vita a Expo 2015
Sgarbi disse: «Una roba da circo, Moira Orfei avrebbe fatto meglio».
«Detesto i tuttologi. E quando sento proporre di mettere un vincolo a San Siro penso alla stupidità di chi parla degli stadi senza metterci piede. E poi perché devono esserci belle poltrone alla Scala e non allo stadio? Abbiamo vinto la gara per il progetto di quello del Real Madrid».
Il suo Balich Wonder Studio ha compiuto 10 anni. Di cosa è più orgoglioso?
«Di aver creato a Milano un’industria che prima era appannaggio degli studi di New York, Los Angeles e Londra. E mi inorgoglisce vedere tanti “miei” ragazzi diventati super manager all’estero».
Il vostro mantra?
«Meglio essere l’ultima squadra nel campionato più forte, che i primi del cortile».
Quanto fatturate?
«Nel 2022, 320 milioni. L’anno dopo, con le guerre, meno. Sono assunte 240 persone tra Milano, Dubai e Riyadh. Abbiamo appena ceduto il 51% a Banijay, leader mondiale nei format tv».
Avete seguito un matrimonio indiano a Borgo Egnazia, dove si svolgerà il G7.
«Mi cercò il padre della sposa dopo la cerimonia delle Olimpiadi di Torino, dissi no. Insistette. Lo provocai: a qualsiasi costo? Ci divertimmo».
E il costo fu...?
«...di 18 milioni».
Se le proponessero le cerimonie di Milano-Cortina?
«Chiunque lo farà, credo debba parlare della fortuna di avere l’Italia come casa e della salvaguardia della natura. E raccontare ai giovani chi erano Garibaldi, i partigiani, gli eroi della nostra storia».
Il museo che ci manca?
«Quello della moda. Ma all’Italia manca soprattutto la capacità di fare squadra. Anziché organizzare una sola fiera del vino ne fa quattro!».
Il design fa eccezione.
«Parte del merito va alle varie amministrazioni, a Federlegno e a chi ha voluto unire le forze. Il design è un presidio patrimonio di Milano».
La cerimonia più bella?
«Ogni cerimonia olimpica è un capolavoro di sintesi di cultura e di identità di una nazione. Ho trovato meravigliosa quella di Atene nel 2004, la nostra di Rio nel 2016...».
Un evento speciale?
«L’inaugurazione della Torre dell’Orologio in piazza San Marco a Venezia: ci avevano dato pochissimi soldi, a mezzanotte vennero più di 15.000 veneziani che piangevano».
La commozione è il termometro della riuscita?
«Se li fai piangere hai toccato cuore e stomaco».
Si può dire che emoziona miliardi di persone.
«Le cerimonie olimpiche estive sono seguite da due miliardi e 700 mila persone, le invernali da 2,3».
Quella di Danny Boyle e della Regina con James Bond?
«Bellissima. Lui è riuscito a esprimere il British humour. La gag era azzeccata, ma da noi non avrebbe funzionato».
Pechino 2008: il tedoforo che volava di Zhang Yimou?
«Non mi ha emozionato per niente. Ricordo l’inizio, il rullo di tamburi dei volontari che erano soldati, stesso taglio di capelli, stessa altezza, stessa espressione: effettivamente la rappresentazione della cultura cinese».
Ma ad agosto sarà il «regista» delle «Quattro stagioni» di Vivaldi all’Arena di Verona.
«Il compositore cominciò a scriverle nel 1724 e terminò nel ‘25. Sarà l’occasione per farlo riscoprire alle nuove generazioni, che lo conoscono solo per la musichetta nelle sale d’attesa. Con l’aiuto del giovane violinista Giovanni Andrea Zanon creeremo uno spettacolo immersivo tridimensionale potentissimo».
Come il «Giudizio universale», lo spettacolo «immersivo» nella Cappella Sistina.
«Fu il più visto nel 2018 e nel 2019, dati Siae. La sindaca Virginia Raggi ci snobbò, il Papa venne a vederlo».
Emergenze organizzative?
«Torino 2006: Yoko Ono e Peter Gabriel sullo stesso palco, non insieme. Lui non voleva rivolgerle la parola perché la considerava responsabile della rottura dei Beatles».
Incidenti «culturali»?
«Ai Giochi Asiatici del Turkmenistan misero il bando all’alcol. Figuriamoci: con 900 tecnici inglesi, americani, francesi, italiani...».
E lei cosa fece?
«Andai dal ministro dell’Interno. Dissi che se non avessero tolto il bando non avremmo fatto la cerimonia».