“NOI NON SIAMO RONALDO. TANTI DI NOI GUADAGNANO MENO DI UN OPERAIO SPECIALIZZATO” - PARLA SIMONE CIANCIO, DIFENSORE DELLA CARRARESE, SECONDA IN SERIE C ALLE SPALLE DEL MONZA DI BERLUSCONI CHE HA TAGLIATO GLI STIPENDI DEL 50% - "SE IN SERIE C TOGLI IL 30% DEI GUADAGNI VIVERE DIVENTA FATICOSO” - CENTINAIA DI CALCIATORI DOVRANNO TROVARSI UN LAVORO. DALLA SERIE D IN GIÙ LA STAGIONE È TERMINATA E QUESTO SIGNIFICA CHE…
-Stefano Scacchi per “la Stampa”
«Va bene, chiamateci calciatori, ma», dice Simone Ciancio, 32 anni, difensore della Carrarese, seconda nel girone A di Serie C alle spalle del Monza di Berlusconi. In quel «ma» c' è l' abisso che separa il taglio degli stipendi dei super-pagati campioni della Serie A da quello dei giocatori di una categoria dove tanti atleti guadagnano come lavoratori normali. Ciancio, genovese, cresciuto nel vivaio della Sampdoria, da un mese e mezzo è bloccato ad Alessandria con la famiglia. Nella città piemontese ha giocato 4 stagioni e conosciuto la moglie Elisa, infermiera, ora in maternità.
Il 21 febbraio scorso (il giorno della notizia del paziente-1 a Codogno) è nata Agata: «Il nome è un omaggio alla santa patrona di Catania, dove è stata concepita e giocavo nella scorsa stagione - racconta Simone che si tiene in forma correndo e facendo giardinaggio nello spazio verde della sua abitazione -. Anche portare le casse d' acqua aiuta».
Perché "chiamateci calciatori, ma"? «Perché nella mia squadra 6-7 giocatori guadagnano 1200 euro netti al mese. E parliamo di una formazione importante.
Poi esiste un altro scaglione a 2 mila euro. E via a salire. Ma solo gli attaccanti più forti in C hanno ancora ingaggi da 10 mila euro. In molti club i ragazzi della Berretti, aggregati alla prima squadra, non hanno nemmeno un contratto. Tanti di noi guadagnano meno di operai specializzati».
E potete contare solo su 15 anni di carriera.
«Se va bene. I più intelligenti hanno continuato a studiare. Io mi sono fermato al diploma di perito elettronico. Finisci a 35 anni e non sai cosa fare dopo. In molti casi sei l' unico a portare a casa uno stipendio perché si cambia spesso squadra e quindi città. Eppure ci sono ragazze che continuano a credere che siamo come i calciatori di Serie A. Io sono fortunato. Mia moglie è la donna perfetta. È rimasta ad Alessandria per continuare a lavorare. È sempre meglio avere due stipendi in famiglia».
Siete preoccupati per il taglio degli ingaggi?
«Siamo in contatto costante con i colleghi di altre squadre. E mi confronto col mio agente Paolo Bordonaro, avvocato giuslavorista. Mi sta bene rinunciare a qualcosa perché tutti i lavoratori stanno facendo sacrifici, ma togliere 30% a noi non è come farlo con Cristiano Ronaldo. Se lo togli a chi guadagna 1200 euro al mese Spesso siamo soli in giro per l' Italia con spese e mutuo da pagare. Sono onesto: io non farei fatica perché ho un ingaggio proporzionato alla carriera, ma il peso lo sentirei».
I giocatori del Monza hanno accettato di tagliarsi lo stipendio del 50%.
«Sì, però al Monza chi guadagna meno prende dei bei soldi. E ci sono altre incertezze...».
Quali?
«Il mio contratto scade il 30 giugno con rinnovo automatico solo in caso di promozione in B. Siamo secondi in classifica e avremmo fatto i playoff. Chissà se la stagione riprenderà. L' ingaggio però passa in secondo piano, è più importante non ammalarsi. Altrimenti come lo trovo un altro contratto la prossima estate? Sono pensieri che facciamo tutti in Serie C».
2 - SERIE C E SERIE D A RISCHIO FALLIMENTO
Fabrizio Biasin per “Libero quotidiano”
Ennesima puntata della serie «Il calcio ai tempi del non-calcio». La situazione è brutta e per una volta non parliamo di serie A, Uefa, ricchi premi e cotillon. Ci tuffiamo un po' più in basso, nel purgatorio della Lega Pro e della serie D, laddove il pallone è sempre rotondo e si gioca comunque in 11, ma per il resto...siamo all' altro mondo. Per capirci: da queste parti il virus punta a fare strike. E parliamo di club che rischiano di saltare e di decine e decine di lavoratori (calciatori, dipendenti, magazzinieri ecc...) che sono tutto tranne che "privilegiati".
Scordatevi il glorioso calcio Anni '80 e '90, quello dei miliardari (in lire) in serie A e dei mega stipendi in B e C. Ora il calciatore-tipo di terza serie porta a casa un salario che è di poco supera l' idea di "normalità". Sempre se lo prende, tra l' altro, perché negli ultimi anni - e anche in assenza di virus -, qua e là in giro per l' Italia c' è chi a metà stagione ha smesso di incassare e buonanotte ai suonatori. Ci sono le eccezioni, per carità, ma sono per l' appunto, eccezioni. E voi direte: «Ognuno ha i suoi problemi» e in effetti è così, in assenza di correttivi però è possibile che molti tra gli attuali professionisti debbano trovare un' altra occupazione.
Ma lasciamo la parola al presidente dell' Aic, Damiano Tommasi, prima di riprenderla per svelare clamorose (si fa per dire) verità. Ecco Tommasi: «Il Monza taglia gli stipendi del 50%? Sono accordi che singolarmente i club stanno iniziando a cercare con i loro tesserati. Quello di cui stiamo parlando riguarda i redditi più bassi. Soprattutto in Lega Pro, Serie D e nel calcio donne ci sono giocatori che mantengono la famiglia con stipendi molto bassi che rischiano oggi di non venire rispettati per la crisi. Il tentativo è capire se le risorse che si riescono a recuperare dal sistema possono aiutare ad avere una tutela di questi stipendi più bassi, senz' altro non paragonabili a quelli dei grandi campioni. Il 70% dei giocatori di Lega Pro guadagna meno di 50 mila euro lordi».
Ed ecco a voi la "grande rivelazione". In Serie D ci sono circa 160 squadre. Benissimo. Non siamo tra i professionisti e, infatti, molti tra i calciatori hanno anche una seconda occupazione (a rischio pure quella, tra l' altro). Molti, ma moltissimi altri no: ci si allena cinque volte a settimana, spesso di pomeriggio, si viene pagati poco, un po' ovunque con formule che riassumeremo con questo giro di parole: «Oggi ti prendi questa somma, domani vediamo come va il campionato e decidiamo».
E se il campionato va bene vanno avanti a pagarti, altrimenti si procede con i "tagli" e arrivederci. Questo in condizioni di normalità, figuratevi sotto regime di virus. Diciamola tutta: la stagione dalla Serie D in giù - salvo miracoli - è terminata e questo significa che una marea di ex pedatori non avranno un lavoro, ma probabilmente neppure un sussidio. Del resto una scusa è già pronta: mica sono professionisti...