“LE PAROLE DELLA CIRINNA’ SULLA CAMERIERA? E’ LA FINE DELLA SINISTRA” – POLEMICHE SU TWITTER DOPO CHE LA SENATRICE AL CORRIERE AVEVA DETTO DI ESSERE “NEI PASTICCI” PERCHÉ, CAUSA DIMISSIONE DELLA “CAMERIERA” ORA, IN VACANZA, FA LA LAVANDAIA, L’ORTOLANA, LA CUOCA - IL MEA CULPA DELLA SENATRICE DEM NEL MIRINO ANCHE PER IL CASO DEI 24MILA EURO TROVATI NELLA CUCCIA DEL CANE – IL SARCASMO DI SELVAGGIA - MICHELE SERRA: "SE TROVATE NELLA CUCCIA DEL CANE UNA MAZZETTA DI BANCONOTE, FATE FINTA DI NIENTE. ALTRIMENTI..."
NELL'ALLEGRIA GENERALE
Michele Serra per “la Repubblica”
Se trovate nella cuccia del cane, o in altri luoghi di vostra pertinenza, una mazzetta di banconote da cinquecento euro, per carità non ditelo a nessuno. Fate finta di niente e allontanatevi fischiettando. Oppure bruciatele. Usatele per un suggestivo collage. Se vivete vicino al mare, affidatele alle onde. Adoperatele come prezioso, insolito materiale per l'origami. Fatene una cerbottana e sparate piselli al vento.
Rifoderateci un vecchio giubbotto da moto, la carta protegge dal freddo, quella filigranata magari è ancora meglio. Aggiungetele alle banconote del vostro Monopoli, saranno uno spiritoso plus per i vostri giochi da tavola, gli amici ne saranno gradevolmente sorpresi. Con una macchinetta fa-buchi e con un po' di pazienza, ricavatene dei festosi coriandoli per il prossimo Carnevale. Provate a farne compost, unendole alle bucce del cocomero.
Sperimentate se, fatte in pezzi piccolissimi e aromatizzate con uno sciroppo scaduto, le formiche se le portano via. Insomma non fate come i signori Montino e Cirinnà, che secondo legge e secondo coscienza hanno denunciato il ritrovamento dello sconosciuto bottino alle autorità; ricavandone in cambio sghignazzi, sospetti, prese per i fondelli, insulti assortiti, spiritosaggini innescate da una evidente aggravante geopolitica (si tratta di una coppia di politici e la cuccia del cane, con annessa casa, è a Capalbio).
È quella che si chiama esposizione mediatica, abbastanza simile, in parecchi casi, al destino dei pupazzi del tiro a segno nei luna-park, o col fucile a pallini o a pallate di gomma dura sono il bersaglio di un sacco di gente, nell'allegria generale. Ora si legge che i due bersagli di turno si sono rivolti a un avvocato, per vendicare le offese e le illazioni di molti che alla vicenda hanno dedicato qualche secondo del loro tempo e qualche sputacchio del loro repertorio. Ma no, dai, lasciate perdere gli avvocati, volete per caso rovinare il clima spensierato nel quale si consumano questi simpatici riti collettivi?
Dal profilo facebook di Selvaggia Lucarelli
Più che tutta la surreale vicenda del cane che dormiva in un caveau, mi ha colpito questo passaggio dell’intervista del Corriere alla Cirinnà. Un passaggio illuminante da un punto di vista sociologico, di quelli da nuovo "lavoro salariato e capitale” in salsa maremmana.
La Cirinnà ci spiega che era “nei pasticci” perché, causa dimissione della “cameriera” ora, in vacanza, fa LA LAVANDAIA, L’ORTOLANA, LA CUOCA.
Curioso definire normali lavori domestici adottando un lessico dal sapore verghiano, trasformando banali mansioni casalinghe in vecchi mestieri, ci mancava solo che lamentasse di dover fare anche il cocchiere e la carbonaia.
Dá l’idea che la sua concezione di lavoro dipendente sia vagamente superata, sembrano parole della borghesia di altri tempi che immagina il mondo del lavoro fatto di manualità e fatica come una sorta di presepe vivente. Col ciabattino illuminato dallo stoppino acceso della lanterna a olio.
La lavandaia una che carica le lavatrici. Lavandaia, cameriera, ortolana. A sapere che avevo tutti questi titoli mi sarei messa le medagliette sul petto come Figliuolo. Vabbè.
Poi c’è quel sottolineare che lei la cameriera la pagava eh, era in regola eh, le pagava i contributi eh. Si avverte lo stupore pure nelle virgole. È stupita di se stessa, della sua magnanimità. Poteva non pagarla e farla dormire nella cuccia col cane, su un giaciglio di banconote che, per carità, lei e il quadrupede avrebbero perfino potuto dare alle fiamme, nel caso a Capalbio l’inverno si fosse fatto rigido. E invece.
C’è però un altro passaggio che trovo insuperabile. Quello in cui la Cirinnà si lamenta che la cameriera (che dunque ha un’infinità di mansioni) si sia licenziata perché si annoiava sola col cane.
Intanto fa sorridere che l’ortolana-lavandaia-cuoca diventi “cameriera” a seconda di quello che si racconta. Se è la Cirinnà a dover lavorare, si scomodano Verga e i vecchi mestieri perché lei è COSTRETTA A SVOLGERE MANSIONI FATICOSE IN VACANZA. Se si parla della sua dipendente che li svolge abitualmente è “una cameriera”. STRAPAGATA, sottolinea. E mi piacerebbe molto sapere cosa intende la Cirinnà per strapagata.
Insomma. Una cameriera si è licenziata perché forse di spadellare, accudire il giardino, lavare, stirare in una villa in campagna a Capalbio sola come un cane e senza neppure una cuccia caveau non aveva più voglia e la Cirinnà lo trova bizzarro. Trova bizzarro che magari possa lavorare e ambire pure a una vita sociale. Il pane e le rose, la cuccia e le banconote.
Quante bizze, questo proletariato.
CIRINNA’
Da iltempo.it
È bufera sulla senatrice del Pd, Monica Cirinnà, per le parole utilizzate in una intervista al Corriere della Sera. L’esponente dem, interpellata sul ritrovamento della busta con dei contanti all’interno della cuccia del cane della sua tenuta a Capalbio, ha spiegato di essere passata per un periodo difficile a causa dell’addio improvviso di una domestica.
A scatenare gli utenti dei social sono state le parole utilizzate dalla senatrice: «Ero già nei pasticci di mio nelle ultime settimane, nei pochi giorni di ferie, cinque per la precisione, sto facendo la lavandaia, l’ortolana, la cuoca. Tutto questo perché la nostra cameriera, strapagata e messa in regola con tutti i contributi Inps, ci ha lasciato da un momento all’altro. Volete sapere il motivo? Mi ha telefonato un pomeriggio e mi ha detto, di punto in bianco: "Me ne vado perché mi annoio a stare sola col cane».
Parole che hanno innescato l’indignazione, ma anche la feroce ironia, di utenti e commentatori. Tanto che la senatrice è tornata sull’intervista facendo mea culpa: «Quando si sbaglia ci si scusa. Mi scuso quindi per le parole errate usate in questo momento difficile per dire che senza l’aiuto prezioso di una nostra collaboratrice ho avuto difficoltà. La nostra azienda si avvale dell’ottimo lavoro di tanti senza i quali tutto si complica».