“I PREMI VANNO E VENGONO, LE MEDAGLIE D’ORO RESTANO” - "GIMBO" TAMBERI RISPONDE ALLO SGARBO DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DI ATLETICA CHE HA ESCLUSO LUI E JACOBS DAGLI OSCAR DI FINE ANNO - “NESSUN FASTIDIO. NEL CASO DI MARCELL FORSE HA INFLUITO IL FATTO CHE DOPO L’OLIMPIADE NON HA PIÙ GAREGGIATO”
-Gaia Piccardi per corriere.it
È per strada, ad Ancona, verso l’allenamento: «Ho molta voglia di riprendere, l’anno prossimo c’è il Mondiale in Oregon, l’unica medaglia che mi manca, e non voglio farmela sfuggire…». Il primo allenamento dallo sfolgorante oro nell’alto all’Olimpiade di Tokyo, condiviso con l’amico di una vita, Mutaz Barshim, nella storia di fairplay più bella dei Giochi (era il primo agosto).
Uscito dal frullatore di impegni post-olimpico, reduce da una vacanza in Grecia con la sua promessa sposa Chiara e poi da qualche giorno di surf con gli amici tra Spagna e Portogallo, Gianmarco Tamberi risponde con serenità allo sgarbo della Federatletica internazionale (World Athletics) all’Italia: aver escluso sia Gimbo che Marcell Jacobs, re dei 100 metri, dalla rincorsa agli Oscar dell’atletica di fine anno, che verranno consegnati a dicembre nel galà di Montecarlo.
Come l’ha presa, Tamberi?
«Mah, io dico che quello che conta sono i risultati, le misure e i tempi che io e Marcell abbiamo ottenuto a Tokyo. I premi vanno e vengono, le medaglie d’oro restano e sono a casa insieme a noi».
Un Gimbo saggio, quasi filosofo.
«Dico la verità: l’esclusione dal premio di miglior atleta dell’anno non mi ha dato troppo fastidio. Certo come idea mi sarebbe piaciuto partecipare alla festa di Montecarlo ma avranno fatto le loro valutazioni. E poi ci sono altre categorie nelle quali io e Marcell potremmo rientrare».
Ma sarebbe come vincere il premio di miglior attore non protagonista, un contentino.
«Dice…? (Ride) Nella categoria Momento dell’Anno sarebbe uno scandalo se non vincessimo io e Barshim, con quell’oro bellissimo e condiviso. È stato un frammento olimpico talmente forte che, ripensandoci, ho i brividi ancora adesso. E Jacobs non può non essere la Rising Star 2021, dai…».
Possibile, però atleti dell’anno è un’altra cosa.
«Mi arrabbio per le cose che dipendono da me, non per quelle che dipendono dagli altri e su cui non posso intervenire».
Ma insomma, nei dieci c’è pure il greco Tentoglou, re del lungo.
«Che è comunque primo nel ranking mondiale e che non vincerà il premio assoluto, però. Insomma, ci stava: in quella lista di dieci nomination né io né Marcell avremo stonato. Ma per il premio ci sono atleti che meritano di più: Warholm ha l’oro con il record del mondo, che manca a noi azzurri, Duplantis vince ogni gara a cui partecipa, da anni».
Non è una sconfitta politica dell’Italia, quindi?
«Non la vedrei così. Stiamo dando troppo valore a un premio».
Non ha anche lei la sensazione che l’oro di Jacobs nello sprint sia stato mal digerito da una parte di mondo (Usa e Gran Bretagna), da subito?
«Più di questo, io credo che nel non aver inserito Marcell tra le dieci nomination abbia influito il fatto che dopo l’Olimpiade non ha più gareggiato. Con tutti i suoi buoni motivi, per carità, non sto giudicando. Però per World Athletics forse era complicato metterlo tra i migliori avendo chiuso la stagione a Tokyo e non essendo in vetta al ranking di specialità».
Incidente archiviato, allora. Come va la vita da campione olimpico, Gimbo?
Benissimo, è decisamente cambiata: con tutto quello che mi sono portato dietro per cinque anni, dall’infortunio nel 2016 all’oro nel 2021, ora mi sento alleggerito. Anzi, le dirò: mi sento decisamente libero».