“QUANDO HO SAPUTO DI SINNER MI È VENUTO DA RIDERE. IL SUO CASO E’ IDENTICO AL MIO, MA IO SONO STATO PUNITO” - IL CESTISTA EX OLIMPIA MILANO RICCARDO MORASCHINI, POSITIVO AL CLOSTEBOL, SI E’ BECCATO 1 ANNO DI SQUALIFICA: “UN GIUDICE MI HA ROVINATO LA CARRIERA. I REGOLAMENTI LEGATI AL DOPING NON POSSONO ESSERE TRATTATI DIFFERENTEMENTE A SECONDA DEI CASI E DELLO SPORT - SE LA QUANTITÀ DI CLOSTEBOL È COSÌ BASSA CHE NON ALTERA IN NESSUN MODO LA PRESTAZIONE, E IN PIÙ È ASSUNTA ATTRAVERSO UNA TERZA PERSONA, STIAMO PARLANDO DI NULLA, NON DI DOPING..."
-Matteo Pinci per www.repubblica.it - Estratti
“Quando ho sentito di Sinner mi è venuto da ridere. Un sorriso amaro”. Riccardo Moraschini ha 33 anni, di professione fa il giocatore di basket. Nel 2022, a ottobre, era risultato positivo a un controllo antidoping: Clostebol, come Jannik. “Il nostro caso è identico, spicciato: quantitativo bassissimo, ricondotto solo a contaminazione esterna. Entrambi siamo stati riconosciuti non consapevoli che una persona vicina a noi usava il farmaco vietato, preso in farmacia, nel mio caso la mia ragazza. Ma io ho pagato con un anno di squalifica e la sospensione”.
Moraschini, come l’ha vissuta questa disparità?
“Ero ad allenarmi, mi ha scritto la mia ragazza perché aveva letto la notizia. Era furiosa. Io ho letto, ho guardato rapidamente anzi. Mi è venuto da ridere: ma già sapevo quanto fosse sbagliato questo sistema che mi ha rovinato la carriera, economicamente e sportivamente: quando mi hanno trovato positivo giocavo nella squadra più importante d’Italia e nella lega più importante d’Europa”.
Ci racconta perché per lei è ingiusto?
“L’antidoping ha un sistema giustamente ferreo. Poi però ogni singolo caso viene trattato con la soggettività di chi lo giudica. Io sono stato sospeso tre mesi e mezzo in attesa del giudizio. Ma lo sport è uno solo, i regolamenti legati al doping non possono essere trattati differentemente a seconda dei casi e dello sport. I precedenti servono: Simona Halep, ex numero uno mondiale, fu trovata positiva e sospesa subito fino alla data dell’udienza. Perché io perdo tre mesi e mezzo di stagione e lui no?”.
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Ci racconta la sua storia?
“A ottobre 2022, due mesi dopo le Olimpiadi, dove ero stato ovviamente testato senza che risultasse nulla, Nado Italia mi trova positivo. Mi manda l’esito dopo tre mesi e mezzo di sospensione. Squalifica di un anno. Nonostante riconosca l’involontarietà nell’assunzione e la misura minima, 0,5 nanogrammi, di Clostebol.
Porto il precedente di un mio compagno che due anni prima aveva vissuto una storia identica, con il medico che aveva prescritto alla figlia una pomata con una sostanza proibita. Lui fu assolto. Io no. Non solo, mi dicono che il ricorso è irricevibile perché da atleta internazionale il ricorso avrei dovuto farlo al Tas di Losanna. Ma dove fare ricorso era scritto nella sentenza del giudice del primo grado”.
Sarebbe favorevole a inserire una soglia di tolleranza per il Clostebol?
“Non lo so, non so se sia la cosa giusta. Ma se la quantità è così bassa che non altera in nessun modo la prestazione, e in più è assunta attraverso una terza persona, stiamo parlando di nulla. Non di doping”.