“L’ARMATA BRANCABEARZOT” CHE FECE LA STORIA – IN UN DOC L’EPOPEA DEGLI EROI DEL MUNDIAL ’82 – UNA SPEDIZIONE PARTITA SOTTO I PEGGIORI AUSPICI TRA OFFESE A BEARZOT, SCAPPELLOTTI (MEMORABILE QUELLO DEL CT A UNA TIFOSA CHE LE AVEVA DATO DELLO “SCIMMIONE”), CAMPAGNE DELLA STAMPA CONTRO IL “VECIO” E LE SUE SCELTE” – ZOFF: "A BEARZOT HANNO FATTO PASSARE L’INFERNO. UN LINCIAGGIO MORALE TERRIBILE” – IL RUOLO DI PERTINI, “IL TREDICESIMO GIOCATORE IN CAMPO” – VIDEO

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ZOFF& BEARZOT

https://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/quando-quot-padre-patria-quot-enzo-bearzot-tiro-rsquo-219151.htm

 

 

Gloria Satta per “il Messaggero”

 

zoff

Un po' invecchiati ma sempre animati dallo spirito di gruppo, decisamente commossi, eccezionalmente riuniti a 40 anni dal loro storico trionfo: i ragazzi del 1982, i calciatori che l'11 luglio del 1982 fa portarono l'Italia a diventare campione del mondo in Spagna contro la temutissima Germania malgrado tutti i pronostici e lo scetticismo della stampa, sono oggi i protagonisti di Il viaggio degli eroi, il documentario di Manlio Castagna che rievoca, tra immagini di repertorio e interviste recenti, la vittoria della Nazionale guidata da Enzo Bearzot, detto il Vecio (in sala il 20, 21 e 22 giugno prodotto da One More Pictures con RaiCinema e RaiCom).

 

tardelli mundial 82

UN PADRE Giancarlo Antognoni, Giuseppe Bergomi, Antonio Cabrini, Bruno Conti, Claudio Gentile, Gabriele Orioli, Dino Zoff, Roberto Mancini, Gianluca Vialli più Cinzia Bearzot, la figlia di Enzo, e Federica Cappelletti, la vedova del compianto Paolo Rossi, ripercorrono quell'impresa leggendaria raccontata in 11 capitoli introdotti da Marco Giallini: «I nostri calciatori erano ironicamente chiamati l'Armata Brancabearzot», dice l'attore romano, 59, «invece erano una famiglia, un gruppo saldo e stretto come un pugno».

 

La Nazionale di Bearzot, «il Vecio friulano scolpito nella roccia», va ai Mondiali mentre l'Italia è dilaniata dai suoi traumi recenti: il rapimento di Aldo Moro, l'attentato al Papa, la strage di Bologna, la tragedia di Ustica, i delitti di mafia.

 

«E il calcio», sottolinea Cabrini, «era l'isola felice in cui tutti si ricompattavano». Ma la spedizione parte sotto i peggiori auspici: «C'erano tante squadre più forti», racconta Antognoni, mentre Cabrini, Zoff, Gentile e Oriali ricordano con amarezza «le campagne della stampa contro di noi, i preconcetti contro il Mister e le sue scelte». Ma Bearzot, soprannominato dai detrattori Don Chisciotte, «ci chiamava figli miei», rievoca Conti, «è stato infatti per noi come un secondo padre».

 

mundial 1982

Di vittoria in vittoria la squadra, sorprendentemente, avanza. Fino al quell'ultima partita allo Stadio Santiago Bernabéu di Madrid dove l'Italia batte la Germania 3-1 e nel nostro Paese incollato alla tv risuona per tre volte l'urlo del mitico telecronista Nando Martellini: «Campioni del Mondo!».

 

A Madrid c'era anche il Presidente Sandro Pertini: «Prima della partita ci aveva dato tanto coraggio», dice Conti e Cabrini: «E' stato il 13mo giocatore in campo». Travolto dall'entusiasmo, il capo dello Stato dirà: «La vittoria degli Azzurri è stata una delle mie gioie più grandi da quando sono Presidente della Repubblica». Da velleitari votati al fallimento ad eroi: mentre in Italia si scatena il delirio, nell'opinione pubblica l'immagine degli uomini di Bearzot si ribalta.

 

il viaggio degli eroi nazionale che ha vinto il mundial 1982

RINASCITA «La vittoria inattesa e incredibile degli Azzurri», ragiona Castagna, salernitano, classe 1974, «non fu soltanto una grande impresa sportiva, ma un momento di partecipazione e condivisione che segnò simbolicamente la rinascita del Paese dopo anni difficili. La gente scese in strada per abbracciarsi e non per lanciarsi pietre». Per Cabrini «questo film celebra i ricordi del Paese meraviglioso che siamo e soprattutto l'espressione di un grande sentimento di unità indissolubile che si creò nel gruppo e fu il motore di una vittoria impossibile».

 

bergomi

Antognoni: «Quella vittoria mi ha regalato la piena consapevolezza di me stesso e la capacità di non mollare mai». Conclude Giallini, che nel 1982 aveva 19 anni e seguì la storica finale in un'autorimessa vuota insieme a una quarantina di persone: «Se quella vittoria ci ha insegnato qualcosa, è la certezza che nei momenti di crisi solo la squadra, il gruppo, la collettività crea un valore. E quella vittoria insperata ora può forse aiutarci ad affrontare il nostro presente con più speranza».

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