“È STATA VIOLATA L’AUTONOMIA DELLO SPORT AL 100%” – MALAGO’ ATTACCA LA RIFORMA DEL GOVERNO SULL’AGENZIA GOVERNATIVA PER IL CONTROLLO FINANZIARIO DEL CALCIO: IL TESTO DELLA NORMATIVA E’ STATO ELABORATO DAGLI UFFICI DI GIORGETTI, GRANDE NEMICO DEL NUMERO 1 DEL CONI – “DUBITO CHE UEFA E FIFA ACCETTERANNO, RISCHIAMO LA FIGURACCIA MONDIALE. NON SAREBBE LA PRIMA VOLTA” – L’AFFONDO SU ABODI: “SIAMO TUTTI SCONCERTATI. IL MINISTRO È RIUSCITO A METTERE D’ACCORDO PER UNA VOLTA GRAVINA E LOTITO, PASSERÀ ALLA STORIA...”
-1 - MALAGÒ VA ALL’ATTACCO «VIOLATA L’AUTONOMIA TEMPI E MODI SBAGLIATI»
Monica Colombo per il “Corriere della Sera” - Estratti
Malagò attacca Abodi. «È stata violata l’autonomia dello sport al 100%: se si ritiene che vadano fatte cose diverse per migliorare è giusto, ma andavano trovati tempi e modi diversi».
Il presidente del Coni non nasconde lo stupore e la contrarietà per una misura che ha generato tensione nel mondo dello sport e del calcio.
Esprime ferma opposizione alle modalità di comunicazione di un tentativo di invasione della politica nello sport. «Non va bene che al Coni non se ne sapesse nulla. E che lo abbiamo appreso da federazione e organi di stampa.
Meritiamo rispetto e ciò è indice del fatto che i presupposti non sono buoni» .
Per ora sono i club di calcio e basket ad essere in fermento, ma il numero uno dello sport italiano sottolinea che «in realtà la misura potrebbe riguardare tutte le altre federazioni e ogni disciplina sportiva».
Malagò da fine tessitore delle relazioni diplomatiche con le istituzioni, comprese quelle estere, si chiede: «Siamo sicuri che senza aver interpellato Uefa e Fifa questa cosa vada bene? Abodi dice che il progetto è in discussione da giugno del 2023: è esattamente ciò che non doveva affermare...Perché così emerge tutta l’illogicità della vicenda: avremmo dovuto occuparcene collegialmente da allora invece di scoprirla la scorsa settimana, nel periodo in cui la Covisoc verifica se le società hanno provveduto agli adempimenti».
Non si dà pace il presidente del Coni che, però riesce a ironizzare: «Siamo tutti sconcertati: Abodi è riuscito a mettere d’accordo per una volta Gravina e Lotito, passerà alla storia...».
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GIOVANNI MALAGÒ “LA RIFORMA ABODI SARÀ UNA FIGURACCIA IN TUTTO IL MONDO”
Matteo Pinci per “la Repubblica” - Estratti
«Rischiamo una figuraccia mondiale». Quando risponde al telefono Giovanni Malagò deve ancora smaltire del tutto la sorpresa per il documento di riforma presentato dal ministro per lo sport Abodi alla Figc e anticipato sabato da Repubblica. Quel testo, che il governo ha deciso di non presentare oggi in Consiglio dei ministri — per poterlo modificare, o meglio correggere — prevede la nascita di un’agenzia governativa di vigilanza e controllo economico finanziario sulle società sportive professionistiche, quindi, sulla carta, di calcio e basket.
Presidente Malagò, cosa pensa di quel documento?
«A prescindere dal fatto di sostanza, c’è un fatto di forma: il Coni ha letto quel documento su Repubblica, e poi sulle agenzie. E la bozza l’ha ottenuta solo tramite la Figc, che l’aveva ricevuta poco prima dal ministro. Mi sarei aspettato quantomeno che fosse inviata anche a noi».
Può minare il principio dell’autonomia dello sport?
«Ma prima di arrivare a questo punto, come si fa a parlare di autonomia se non c’è nemmeno il rispetto della forma? Questo è il buongiorno della storia».
Uefa e Fifa, che settimane fa hanno inviato diffide alla federazione spagnola dopo il commissariamento del governo, accetteranno serenamente questa ingerenza politica nel calcio italiano?
«Lo dico con molta franchezza, ho seri dubbi che questo discorso possa essere accettato dagli organismi sportivi internazionali. Quindi, quantomeno, prima di prendere qualsiasi posizione a livello normativo questo va verificato. Altrimenti si rischia la figuraccia mondiale e, purtroppo, i governi italiani non sono nuovi a situazioni simili. In passato, sono state sostenute posizioni che poi sono stati costretti a modificare. Ci eravamo già passati».
Non abbiamo parlato della tempistica della vicenda.
«Un’altra questione che taglia ogni altro ragionamento. Ed è un altro problema. Al 6 di maggio siamo nel pieno delle iscrizioni dei campionati. La Covisoc produce la sua attività, la documentazione deve essere prodotta entro il 31 maggio, perché poi entro il 30 giugno la Covisoc deve gestire le sue dinamiche».
Come si spiega questa fretta?
«Onestamente, non me la so spiegare. Un decreto legge appena viene votato è immediatamente esecutivo. Se passa, da qui al 31 maggio questa agenzia dovrebbe fare nomine, scegliere le figure ed essere immediatamente operativa. Ditemi voi».
Come metodo le ha ricordato la nascita di Sport e Salute, quando il governo tolse al Coni la cassaforte dei fondi pubblici alle federazioni?
«Come metodo sì. Tra l’altro, mi risulta che la Covisoc sia presieduta da una figura il cui nome e il cui curriculum sono una garanzia, come Germana Panzironi. Ripeto, tutto si può migliorare purché non sia calato dall’alto».
Quindi, in sintesi?
«Tutto questo fa capire il nonsenso di questa storia. Perché è paradossalmente sbagliata la forma. C’è un grosso punto interrogativo con gli organismi internazionali. E c’è questo problema di sostanza. Ma stiamo scherzando o cosa?».
Da un punto di vista di forma, cosa sarebbe stato accettabile?
«Se avessero detto “lo affrontiamo a settembre” sarebbe stato perfetto. E tutti insieme: governo, Mef, chi ha la delega allo sport, Coni, Figc, Federbasket e leghe».
E invece, nella sostanza?
«Con la recente riforma del lavoro, entrata in vigore proprio ad horas, da parte di questo governo, quello del controllo delle società sportive non è più un discorso che riguarda solo i campionati professionistici, calcio e basket. Ad esempio Paola Egonu, che gioca a pallavolo, è diventata una lavoratrice sportiva. Se c’è qualcuno che decide che una società non dovrebbe essere iscritta a un campionato o non dovrebbe essere autorizzata a continuare un campionato, questo tipo di valutazione andrebbe fatta per ogni disciplina di squadra».
A questo chi ha scritto la norma chiaramente non ha pensato.
«Se ci avessero consultato probabilmente avrebbero costruito la questione in modo diverso. E io mi permetto di dire che questo tipo di decisioni, ammesso e non concesso che siano logiche, se non vengono concordate prima, portano a situazioni non certo a favore di chi le propone. Intendo sotto il profilo del consenso».
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