“IN TUTTA LA MIA CARRIERA NON HO MAI INCONTRATO UNO COME ALCARAZ. OGGI È IL PIÙ FORTE DI TUTTI” – DJOKOVIC ESALTA IL 20ENNE SPAGNOLO CHE LO HA BATTUTO A WIMBLEDON E SI TORMENTA PER DUE ERRORI: “IL TIEBREAK DEL SECONDO SET E POI QUELLO SMASH SBAGLIATO SULLA PALLA BREAK AL QUINTO, QUANDO ERO SULL’1-0. C’ERA VENTO...” – MA POI RILANCIA LA SFIDA: "SPERO CHE CI INCONTREREMO DI NUOVO AGLI US OPEN”. LA RACCHETTA SPACCATA E LE LACRIME – VIDEO
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Estratto dell'articolo di Antonello Guerrera per “la Repubblica”
Dio è morto a Wimbledon, per mano di un übermensch spagnolo, un super hombre di 20 anni da Murcia. Re Novak è nudo, dopo sette corone a Londra e dieci eterni anni da imbattuto al campo centrale.
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Nole, al crepuscolo della sua carriera, mastica amarissimo. Nel giorno in cui Wimbledon lo ha finalmente amato e acclamato, dopo tante beccate. Forse perché, per una rarissima volta, Djokovic è sembrato fragile e umano, scagliando la racchetta mentre ribolliva di inaudita frustrazione, commuovendosi dopo una sconfitta di fronte ai figli Stefan e Tara.
Ma soprattutto, Nole ha ispirato tenerezza, da matusalemme del tennis a tratti umiliato da un ragazzino bestiale. Un nuovo Picasso, che lo ha bombardato con il suo tennis cubista, multiforme e irriducibile.
Certo, i rimorsi di questo ennesimo duello omerico lo affliggono. Djokovic avrebbe potuto diventare ufficialmente il più grande di sempre,con 24 slam che come lui solo Margaret Smith Court. Nei primi due set aveva vinto la sua guerra mentale, con quella palla che rimpallava infinite volte prima del servizio, che sbagliava a lanciare per far aumentare la tensione. Epperò di fronte ha trovato un colosso «di incredibile resilienza mentale», come ha ammesso.
Ma soprattutto, Djokovic si tormenta dei due errori che avrebbero potuto renderlo immortale: «Il tiebreak del secondo set», il primo perso dopo 15 consecutivi vinti in uno slam, «e poi quello smash sbagliato sulla palla break al quinto, quando ero sull’1-0. Quella chance avrebbe cambiato la partita, ma c’era vento, stavo correndo all’indietro ed è andata così…».
«Devo ammetterlo», confessa il 36enne serbo ai giornalisti post match in una quella che suona come una resa straordinaria e generazionale, «in tutta la mia carriera non ho mai incontrato uno come Carlos. Riesce a incarnare il meglio di Federer, Nadal e del sottoscritto. Di me, la capacità di adattarsi all’avversario o il gioco di rovescio. Oggi è il più forte di tutti». Possiamo sperare in una rivalità? «Non so quanti anni mi restano...», ride, «Alcaraz invece ha tutta la carriera davanti. Però, perché no? Spero che ci incontreremo di nuovo agli Us Open. Farebbe bene al tennis, come abbiamo dimostrato qui a Wimbledon».
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