“VIALLI MI DISSE: ‘DOBBIAMO VINCERE I MONDIALI 2026, STAI TRANQUILLO CI SARÒ ANCHE IO’” – MANCINI A “PORTA A PORTA” DA BRUNO VESPA RICORDA L’ULTIMO INCONTRO CON L’AMICO – “SONO ANDATO A TROVARLO A LONDRA. AVEVO UN PO' DI PAURA. LUI ERA ALLEGRO. MI HA TIRATO SU DI MORALE ANZICHÉ IL CONTRARIO” – E POI RIVELA: "PER NON FARMI PREOCCUPARE TROPPO LUI NON MI HA PARLATO DELLA SUA MALATTIA ALL'INIZIO…” – VIDEO
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(LaPresse) Roberto Mancini, ct della Nazionale, ricorda a «Porta a Porta», su Rai1, il suo amico fraterno Gianluca Vialli, scomparso lo scorso 6 gennaio in un ospedale della Capitale britannica dopo una lunga battaglia contro il cancro.
«L'ultima volta ci siamo visti prima di fine anno. Sono andato a trovarlo a Londra. Avevo un po' di paura. Lui era allegro. Abbiamo riso e scherzato. Mi ha tirato su di morale anziché il contrario. Era lucido. Ci siamo lasciati come ci siamo trovati. Bene», racconta Mancini intervistato da Bruno Vespa.
«Lui mi disse: 'Dobbiamo vincere i Mondiali 2026, stai tranquillo ci sono anche io'. Sicuramente ci sarà molto vicino», ha concluso l'allenatore degli Azzurri che con Vialli ha condiviso buona parte della sua carriera calcistica alla Sampdoria e con cui ha instaurato una lunga amicizia.
MANCINI
Passano i giorni ma non si stempera l’eco della commozione e del cordoglio per la morte di Gianluca Vialli. Dai campi di calcio, dove i minuti di silenzio sono rispettati con precisione quasi svizzera, ai salotti televisivi dove è l’amico fraterno di una vita, Roberto Mancini, a fare chiarezza su un rapporto davvero unico e speciale. Nel corso dell’intervista rilasciata a Bruno Vespa nel programma di Rai 1 “Porta a Porta”, l’ex gemello del gol ha rivelato un lato commovente della vicenda umana del bomber di Cremona. Vialli si tenne per sé a lungo la notizia della malattia e del complicato percorso di cura che stava vivendo. Perché? Per non farlo preoccupare troppo.
Le parole del Ct della nazionale sono dette con la semplicità di chi racconta una storia troppo grande.“Lui non mi ha parlato della sua malattia all'inizio. Me l'ha rivelata nel 2019. Mi disse che aveva questo problema e che lo stava curando. Era molto positivo perché lui è sempre stato un combattente, ma quando mi parlò di questa malattia mi disse di non averlo fatto prima per non farmi soffrire. Da quel giorno sono cambiate tante cose, il tempo che passava e la speranza che lui ce la facesse. Fino all'ultimo abbiamo sperato in un miracolo"(..)