LOTITO NELL’OCCHIO – DALLA SENTENZA SOFT SUL CASO TAMPONI IL PATRON DELLA LAZIO PUÒ USCIRE SODDISFATTO: SARÀ INIBITO PER SETTE MESI E NON DECADRÀ DA CONSIGLIERE FEDERALE. MA COMUNQUE SI TRATTA SOLO DEL PRIMO ROUND PERCHÉ CI SARANNO DUE RICORSI: UNO DELLA PROCURA E UNO DELLA LAZIO

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Stefano Agresti per il “Corriere della Sera”

 

claudio lotito foto mezzelani gmt025

Nessuna stangata, nessuna dura condanna. Il caso tamponi evapora lasciando poche tracce, molte meno rispetto a quanto lasciavano presupporre le 468 pagine di atti presentati dalla Procura al Tribunale federale: la Lazio non viene penalizzata in classifica ma multata di 150 mila euro, l' inibizione per Lotito è di sette mesi, i medici Pulcini e Rodia ricevono un anno di squalifica.

 

Entrambe le parti si dicono insoddisfatte: Giuseppe Chinè, capo degli 007 della Figc, si aspettava che al presidente biancoceleste venisse affibbiata la pena richiesta (tredici mesi), condanna che lo avrebbe fatto decadere da ogni carica federale; la società voleva che venisse riconosciuta la totale assenza di colpe dei suoi tesserati.

 

GIUSEPPE CHINE'

Per questo tutt' e due ricorreranno alla Corte federale d' appello, una volta ricevute le motivazioni della sentenza (dovrebbero arrivare lunedì): lo farà la Procura e sarà imitata dalla Lazio. Il confronto non finisce qui, insomma.

 

Ma resta un dato di fatto incontrovertibile: le violazioni al protocollo anti-Covid, che sono state denunciate dalla Procura e condivise dal Tribunale (altrimenti non ci sarebbero state multa e squalifiche), non portano a condanne pesanti come temuto dalla stessa Lazio fino a ieri.

 

Lotito

La Lazio ha tirato i primi sospiri di sollievo in apertura di procedimento. Prima perché il Torino non è stato ammesso come parte interessata, nonostante la Procura non si fosse opposta (i legali del club biancoceleste invece lo avevano fatto), e poi perché le richieste dello stesso Chinè non prevedevano la penalizzazione per la società ma una multa di 200 mila euro. Una scelta che ha stupito perfino la controparte.

 

Più rilevanti invece le inibizioni proposte per i tre tesserati deferiti: 16 mesi per i responsabili sanitari del club, 13 mesi e 10 giorni per Lotito. Chi ha condanne complessive superiori ai 12 mesi nell' arco di dieci anni decade da ogni incarico federale e vede precludersi la possibilità di averne di nuovi fino alla scadenza del termine: se il collegio giudicante avesse accolto la richiesta della Procura, il presidente della Lazio avrebbe dovuto abbandonare ogni velleità nell' ambito della Figc. Non sarà così, a meno che la Corte d' appello non aggravi l' inibizione; la richiesta di squalifica superiore a un anno ha fatto però pensare a Lotito di essere oggetto di un attacco mirato.

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«Lotito non è soddisfatto», dice Gian Michele Gentile, legale della Lazio, ma il tono è compiaciuto: rispetto alle previsioni, il club biancoceleste esce sollevato da questa storia. «Il fatto è che rimane aperta la questione di diritto, che è centrale: chi governa il protocollo anti-Covid nel calcio, le società o l' autorità sanitaria? Quanto successo a Napoli, Torino e adesso Inter conferma che è l' Asl a gestire tutto, è curioso che questo non valga per la Lazio».

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