LUCIANO MOGGI SPIEGA COSA MANCA ALLA JUVE: MOGGI LUCIANO!

Big Luciano fa a pezzi l’organico bianconero: per essere all’altezza del Bayern sarebbero necessari una punta che partecipa alla fase difensiva come Mandzukic, due ali come Robben e Ribery, un centrocampista di qualità e quantità come Schweinsteiger o un Messi - In pratica, mezza squadra… - -

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Luciano Moggi per "Libero"

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Sono passate 24 ore dallo scontro Juve-Bayern. A mente fredda, rivisitando il film della partita, non si può non constatare la differenza di classe che esiste attualmente tra i tedeschi e gli italiani. Loro una squadra eccezionale e possente sotto il profilo atletico, tecnicamente dotata e soprattutto disciplinata in campo, i bianconeri a navigare nell'imprevisto con la speranza che qualcuno possa fare il miracolo: è dunque giusto dire (Conte) che per i miracoli occorre attrezzarsi.

Luciano Moggi in aula da corriere itLuciano Moggi in aula da corriere it

Una premessa d'obbligo. La squadra bianconera ce l'ha messa tutta, nessun rimprovero può essere mosso a giocatori e allenatore, i primi 25 minuti pancia a terra, contenuti dal centrocampo avversario che non ha mai permesso inserimenti nel cuore della difesa, tanto che Neuer è stato impegnato severamente solo una volta su punizione di Pirlo.

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Una volta però esaurita la birra bianconera, quel centrocampo ha fatto ballare la "rumba" agli juventini facendoli correre a vuoto per più di un tempo, con un possesso di palla che faceva girare la testa. Giusto quindi il risultato, con una differenza: che allo Juventus Stadium la Juve ha giocato da Juve, contrariamente a quanto successo all'Allianz Arena. Ed è appunto in questa circostanza che si è palesata la differenza di qualità: i tedeschi senza particolari affanni hanno domato piano piano l'impeto bianconero fino a renderlo innocuo, andando a pressare in ogni parte del campo.

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AI RAGGI X

Sbaglia chi dice che una punta sarebbe sufficiente a modificare l'assetto bianconero rendendolo competitivo. Alla Juve attuale serve qualcosa in più per essere competitiva in Europa come in Italia. Manca ad esempio un attaccante alla Mandzukic che, oltre a segnare gol con la cattiveria tipica del centravanti di razza, va all'occorrenza a pressare sui portatori di palla avversari impedendo loro di ragionare, Pirlo compreso.

Luciano MoggiLuciano Moggi

Un confronto tra il croato e Vucinic è improponibile, il primo tutta forza (spettacolare il duello a sportellate con Chiellini) e capacità di aiutare la squadra, il nostro tanta indolenza da indispettire: mai una mano al centrocampo, sempre in attesa della palla tra i piedi che difficilmente arriva con questi avversari, rari i tentativi di conquistarla. Mancano sulle fasce due giocatori del calibro di Ribery da una parte e Robben dall'altra che sanno saltare l'uomo come pochi, creando continuamente spazi ai compagni di reparto e tenendo sempre in allarme la difesa avversaria, in continuo movimento anche in aiuto dei centrocampisti.

Manca un centrocampista come Schweinsteiger che oltre a farsi rispettare atleticamente sa dettare i tempi alla propria squadra e sa imporsi sull'avversario, dando quindi un sostanziale contributo ai compagni di reparto. Il confronto con Pirlo al momento non è proponibile, il nostro troppo spesso subisce la pressione mentre il tedesco addirittura attacca l'avversario; il bianconero troppe volte cade ed è caduto nell'anonimato quando l'avversario è forte, tanto da dare addirittura l'impressione di deprimersi, al contrario del tedesco che si esalta nella lotta e riesce ad addomesticare i palloni con la qualità del tecnico sopraffino.

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Questa la Juve attuale, questi i ruoli in particolare da rinforzare. in mancanza basterebbe un giocatore universale a rendere forte la squadra, un giocatore purtroppo non raggiungibile: Messi, o qualcuno campione come lui. Altrimenti dovremo accontentarci di questa Juve: più che buona in Italia, meno in Europa.

DI MESSI CE N'È UNO

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Per parlare della importanza di avere in squadra anche un solo campione, super come lo è l'argentino, che metta paura all'avversario come sa metterla lui, basta citare l'esempio recente dei quarti di Champions tra il Barça e il PSG al Camp Nou. In panchina nonostante l'infortunio nella gara di andata di Parigi, entra al 17' del secondo tempo in sostituzione di Fabregas, quando la squadra stava perdendo 0-1 ed era dominata dai francesi. In meno di 10 minuti è cambiata la partita: gli uomini di Ancelotti a difendersi, gli spagnoli ad attaccare fino al pareggio di Pedro che sanciva l'eliminazione del PSG.

Dopo, Messi, in non buone condizioni causa un problema muscolare, è stato in campo quasi a guardare la partita: bastava infatti la sua presenza. E intanto la spunta in maniera del tutto inattesa un Borussia Dortmund nel quarto con il Malaga. Dopo aver dominato gli spagnoli a casa loro collezionando errori in serie sotto porta (0-0 il risultato), nel ritorno in Germania sono incappati in una giornata nerissima tanto che a 9' dalla fine stavano perdendo per 1-2.

Nel breve lasso di tempo da lì alla fine, recupero compreso, i tedeschi segnano il secondo e terzo gol (in off side) per vittoria e qualificazione, scatenando le ire giustificate degli spagnoli. I turchi del Galatasaray, intanto, battono la presunzione del Real (3-0 dell'andata, 3-2 il ritorno) che però conta tra le sue fila di un campione comeCristiano Ronaldo. Quelli che fanno la differenza vera.

 

 

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