Carlo Bertini per "la Stampa"
La prima resa dei conti ci sarà il 13 marzo prossimo, quando si aprirà la due giorni dell’Assemblea nazionale del Pd, dove verranno più allo scoperto gli avversari del leader. Ovvero tutti quelli convinti che l’alleanza strutturale con i grillini non debba essere la bussola e che Giuseppe Conte non debba diventare il federatore di un bel niente. O per dirla con un parlamentare vicino al segretario, «quelli che hanno la linea di Bonaccini-Salvini, che spingono sulle riaperture e sono vicini agli imprenditori».
dario nardella stefano bonaccini
Fatto sta che gli avversari di Zingaretti, che fanno capo alla corrente Base riformista di Lorenzo Guerini e quelli vicini a Graziano Delrio, pur chiedendo il congresso, non hanno ancora messo in chiaro che il loro obiettivo è chiedere la testa del segretario. Zingaretti non teme di contarsi in un congresso: chi gli è più vicino come Goffredo Bettini lo spinge a rilanciare il guanto di sfida.
«Siamo d’accordo che vada riaperto un dibattito sul futuro dell’Italia, dobbiamo decidere la forma più schietta per fare questo dibattito, senza astio», dice il leader, senza impiccarsi sul tipo di confronto che va organizzato, lasciando in sostanza il cerino in mano ai suoi avversari.
«Le forme le decideremo insieme», conviene, rinviando la questione alla discussione che si terrà nel week end del 13 e 14 marzo. «Bene l’apertura di Zingaretti sul congresso», dice non a caso Andrea Marcucci. In realtà l’accelerazione di questi ultimi giorni è dovuta al bombardamento di cui lo stato maggiore del partito è oggetto da quando si è chiusa la crisi. Tanto che da Bettini in giù sono in molti ad essere stufi chiedendo di mettere fine a questo logoramento con una sfida congressuale anticipata, da celebrare in autunno. E al Nazareno sono già pronti a vedersela con quella che chiamano la corrente del «Torna a casa Matteo» dei nostalgici di Renzi.
Una corrente che conta decine di parlamentari nei gruppi e un quadrumvirato di esponenti di primo piano, come il capogruppo al Senato Andrea Marcucci, il sindaco di Firenze Dario Nardella, quello di Bergamo Giorgio Gori e il governatore emiliano, Stefano Bonaccini, considerato lo sfidante (occulto in questa fase) del segretario. Il partito intanto ribolle, come dimostra la rottura in Toscana dove la segretaria regionale Simona Bonafè di Base Riformista, ha mandato via il suo vice, Valerio Fabiani, zingarettiano della corrente di Andrea Orlando.
bonaccini BETTINI RENZI 3 NICOLA ZINGARETTI ANDREA MARCUCCI renzi zingaretti