Marco Bonarrigo per il “Corriere della Sera”
Destino professionale e reputazione di Vasily Kazartsev e Alexey Eskov, moscoviti, entrambi 41enni, sono appesi al test della macchina della verità alla quale si sottoporranno oggi (o domani, le fonti non concordano) a Mosca, nella sede della Federcalcio russa. Fuori legge per mancanza di affidabilità scientifica nella maggior parte delle nazioni del pianeta, il vecchio e caro poligrafo è invece gettonatissimo in Russia sia a livello statale che nelle aziende private per risolvere controversie, avviare provvedimenti disciplinari e licenziare dipendenti infedeli.
Quello che rende unico il caso Kazartsev/Eskov è che di questi due arbitri (il primo nazionale, il secondo internazionale) il poligrafo dovrà giudicare la buona fede nell'assegnare un rigore al Fc Sochi, dopo aver esaminato l'azione alla Var, all'88' del match contro lo Spartak Mosca, nella seconda giornata del campionato russo di serie A, lo scorso 9 agosto.
Trasformando quel penalty (il secondo a suo favore), il Sochi ha pareggiato i conti con i moscoviti raggiungendo un soddisfacente 2-2. Il presidente dello Spartak si è infuriato, ha scaricato insulti sui social (arbitri incapaci, Federazione complice) e minacciato il ritiro della squadra dal campionato. Ordinaria amministrazione a ogni latitudine, quando si tratta di pallone. Il problema è che il patron, Leonid Fedun, 64 anni, vanta un patrimonio personale valutato da Forbes in 8,5 miliardi di dollari e una quota importante nell'industria petrolifera di Stato Lukoil.
Ex militare, amico di Vladimir Putin che gli ha concesso ogni onorificenza civile e militare disponibile, Fedun è malato di calcio. Nel 2004 ha acquistato lo Spartak, glorioso club moscovita, per riportarlo ai fasti degli anni 60 e 70. Ma ha rimediato modesti risultati in campionato e disastrosi in Europa League a fronte dei 400 milioni di euro spesi solo per costruire un nuovo, favoloso stadio, la Otkrytie Arena.
Storico nemico della Var, Fedun non ha digerito il pareggio contro il Sochi, fondato solo due anni fa da Boris Rotenberg, magnate del suo stesso ramo, gas e oli minerali. E quindi ha alzato il telefono e chiamato il presidente della Federazione che è, guardacaso, Alexander Dyukov, amministratore delegato del colosso Gazprom e altro intimo di Putin.
Magnate non mangia magnate: la Federazione (con referto partita già approvato e risultato immodificabile) ha deciso di sottoporre l'arbitro e il suo assistente alla macchina della verità per verificarne l'eventuale «infedeltà dolosa professionale»: procedura che destabilizzerebbe (oltre a diritto e buonsenso) ogni campionato di calcio. La Uefa tace, i due malcapitati direttori di gara tremano. A proposito, i rigori contro lo Spartak c'erano o no? Il primo sì, il secondo forse no. Ma - a rivedere le immagini su Youtube - molti arbitri italiani l'avrebbero assegnato, rischiando al massimo qualche contumelia presidenziale.