LA MALEDIZIONE DELLA CESSIONE DELLA ROMA – PALLOTTA NEL MIRINO: 50 PICCOLI AZIONISTI GLI FANNO CAUSA – IL GRUPPO DI INVESTITORI ACCUSA L'IMPRENDITORE DI VOLERLI ESTROMETTERE DALLA VENDITA A FRIEDKIN, GIÀ CONGELATA A CAUSA DEL VIRUS. IL CASUS BELLI È NATO CON IL NUOVO AUMENTO DI CAPITALE- LA REPLICA DI JIM...
-Stefano Carina e Gianluca Lengua per “il Messaggero”
Non bastava il pericoloso stallo nel quale è caduta la trattativa tra Pallotta e Friedkin. Ora l'imprenditore bostoniano - con la causa numero 2020-0314, depositata giovedì scorso presso la Court of Chancery dello Stato del Delaware - è accusato insieme ai suoi soci di maggioranza «di aver modificando retroattivamente i termini dei member loan (prestiti, ndc) tra la società e loro stessi» al fine di convertirli in una nuova classe di azioni che «ha una liquidation preference ingiustificatamente alta.
L'impatto di questo cambiamento retroattivo - si spiega nel documento - è quello di garantire, a fronte di una cessione della società, un minor guadagno per i piccoli investitori visto che gli stessi avrebbero ricevuto sostanzialmente meno in cambio delle proprie quote di partecipazione».
La causa sostiene inoltre che «la conversione retroattiva dei prestiti dei soci non è semplicemente una violazione dei doveri fiduciari nei confronti dei membri di minoranza, ma è espressamente vietata da numerose sezioni dell'accordo sulla LLC della società». A portare avanti l'accusa sono «i querelanti Daniel Feldman, Jonathan Wyatt Gruber e John Charles Pope, Revocable Trust e Tierney Family Investors, per conto di sé stessi e di tutti gli altri membri con posizioni analoghe in AS Roma SPV, LLC». Si tratta in pratica di una class action dei piccoli investitori di AS Roma SPV LCC, la società nel Delaware che detiene il controllo di AS Roma Spa tramite la controllata Neep Roma Holding Spa.
CASUS BELLI
Leggendo le 27 pagine della causa, è interessante ripercorrere alcune tappe della vicenda. Da quanto si evince, il casus belli è nato con il nuovo aumento di capitale. Nel momento in cui è stata chiesta la partecipazione anche ai soci minori, questi, prima di aderire - previa una lettera datata 23 marzo - hanno chiesto di aver accesso alle informazioni riservate relative alla trattativa con Friedkin.
Due giorni dopo è andata in scena una videoconferenza dove Pallotta - sempre secondo l'atto di accusa - li ha rimproverati, «ammonendoli di non aver sostenuto sufficientemente la società nonostante i milioni di euro già investiti nel club». Ergo, se i soci di minoranza «volevano preservare l'interesse (...) la loro unica opzione era quella di partecipare all'aumento di capitale».
Si arriva così al 2 aprile, quando il querelante Paul Tierney invia una mail dove motiva l'impossibilità per i soci di minoranza di investire nell'aumento di capitale senza essere a conoscenza se la società sarebbe stata venduta nel prossimo futuro e a quali condizioni.
Nella mail, inoltre, si rimarcano i vantaggi ottenuti dai grandi investitori, che a loro volta hanno invece avuto accesso a queste informazioni. La replica non si fa attendere. Attraverso il loro legale, Pallotta e i soci di maggioranza, giustificano questo silenzio con il fatto che «le transazioni che coinvolgono proprietà sportive raccolgono una quantità inappagabile di controllo da parte dei media e la divulgazione di informazioni sensibili come il prezzo può irreparabilmente rovinare un processo di asta». Motivazione che tuttavia, secondo i piccoli investitori, non ha motivo di sussistere visto che è contraria alla sezione 8.4 dell'accordo di Llc, dove si afferma che anche loro «riceveranno o avranno accesso a informazioni riservate, tra cui, valutazioni (...)».
LA REPLICA DI JIM
Il documento si conclude con l'ultimo j'accuse: «Gli imputati hanno dunque rifiutato di fornire al querelante qualsiasi informazione sulla probabilità, i tempi e il prezzo di qualsiasi vendita prevista della società. Ora, a seconda del prezzo finale, i soci di minoranza potrebbero essere completamente spazzati via». Il Messaggero ha chiesto al presidente Pallotta se volesse replicare alle accuse mossegli. La risposta è stata: «Nothing there». Tradotto: «Lì non c'è nulla». A stabilirlo sarà un giudice.