MANCINI FA BENE A LANCIARE UN ALLARME: IN SERIE A GLI ITALIANI GIOCANO SEMPRE MENO - DURANTE LE PRIME SETTE GIORNATE DI CAMPIONATO, I CALCIATORI ITALIANI HANNO TOTALIZZATO SOLAMENTE IL 33% DELLE PRESENZE E HANNO CONTRIBUITO AL 25% DELLE RETI SEGNATE - UN ALTRO DATO PREOCCUPANTE È CHE LA MAGGIOR PARTE DEI POTENZIALI AZZURRI SONO PORTIERI, DIFENSORI O ESTERNI A 'TUTTA FASCIA', MENTRE SONO POCHISSIMI I REGISTI, LE MEZZALI O GLI ATTACCANTI...
-Stefano Scacchi per “la Stampa”
Pochissimi italiani in campo, ancora meno in attacco. L'allarme rilanciato da Roberto Mancini sul numero sempre più esiguo di giocatori di Serie A convocabili dalla Nazionale viene confermato in modo evidente dalle statistiche. C'è una percentuale che si ripete: 33%. Il dato delle presenze totalizzate dagli italiani nelle prime sette giornate di campionato si attesta al 33,4%, il minutaggio al 33,3%, il numero dei titolari nell'ultimo turno al 33,6%.
Non si va oltre questa costante di appena un giocatore italiano su tre in questi indicatori che supportano le critiche del Ct all'atteggiamento esterofilo dei nostri club. Una fotografia che peggiora ulteriormente la base di partenza di ogni analisi sul problema: il 62,5% di tesserati stranieri in Serie A. Ma quel rimanente 37,5% di italiani viene utilizzato col contagocce dagli allenatori, al punto che l'impiego effettivo si attesta quattro punti più sotto. Nell'ultimo fine settimana solo Fiorentina, Roma e Monza hanno schierato in maggioranza italiani nell'undici iniziale.
Va ancora peggio prendendo in considerazione la ripartizione dei gol segnati. I nostri calciatori hanno contribuito con il 25,15% al totale di 163 reti. Un ulteriore calo dell'8% rispetto al 33% dei dati citati in precedenza. Questo scostamento negativo è frutto di un'altra fonte di preoccupazione per Mancini: gli italiani in Serie A sono in larghissima maggioranza portieri, difensori o esterni a 'tutta fascia'. Sono pochissimi i registi, le mezzali o gli attaccanti. Negli ultimi 90 minuti si sono visti appena quattro centravanti italiani: Pinamonti, Raspadori, Immobile e Lasagna (quindi solo due under 30).
L'eccezione di Udogie In questo quadro non resta che aggrapparsi ai pochi motivi di ottimismo utili a voltare pagina . Il rendimento di Destiny Udogie, candidato a diventare uno dei migliori esterni sinistri al mondo, già acquistato dal Tottenham per la prossima stagione. Il debutto del giovanissimo Luca D'Andrea nel tridente del Sassuolo. Il primo gol in Serie A (il 31 agosto al Verona) di Tommaso Baldanzi, 19enne fantasista dell'Empoli, una promessa che forse potrà interrompere la penuria di trequartisti che avvolge il calcio italiano. La duttilità di Giorgio Scalvini, centrale e mediano al tempo stesso, in rete all'Olimpico con precisione e freddezza.
Un fiorire beneagurante che può essere supportato da alcune modifiche regolamentari.
In una delle prossime riunioni del Consiglio Federale sarà approvato il passaggio da 4+4 a 5+5 nelle liste da consegnare prima del via del campionato già a partire dalla prossima stagione. È una proposta dell'Aic per aumentare la presenza degli italiani. Attualmente è obbligatorio iscrivere quattro giocatori cresciuti nel vivaio del club e quattro prodotti da un altro settore giovanile nazionale.
Il sindacato calciatori chiede di salire di uno per arrivare poi a 6+6: in questo modo non sarà più possibile contenere gli italiani nei ruoli meno centrali. Non è insomma bastato ridurre l'ambito di applicazione degli incentivi fiscali del Decreto Crescita per frenare gli acquisti oltre confine dei nostri club: servono altri provvedimenti.-