MATTEO BERRETTINI, IL NOBILE DECADUTO CHE LOTTA SU UN PERIFERICO CAMPO IN ARIZONA PER RISALIRE. A PHOENIX IL TENNISTA ROMANO GIOCA DUE VOLTE IN POCHE ORE, COME NEI TORNEI AMATORIALI. E VA IN FINALE – "BERRETTO", CHE NEANCHE TRE ANNI FA HA PERSO A WIMBLEDON IN FINALE CONTRO DJOKOVIC, È PRECIPITATO FINO AL NUMERO 154 DELLA CLASSIFICA ATP – “SO CHE POTREI GIOCARE MEGLIO DI COSÌ, MA NON IMPORTA, CONTAVA LOTTARE E GIOCARE. ORA SONO COSÌ STANCO…”
-Estratti da ilnapolista.it
L’affascinante romanzo di Berrettini che lotta contro le sabbie mobili su un periferico campo in Arizona
È quasi impossibile rimanere indifferenti al tentativo di rinascita di Matteo Berrettini. Mentre l’Italia tennistica (oggi popolata da molti “occasionali”) aspettava che a Indian Wells spiovesse per gustarsi il big match tra Sinner e Alcaraz, quattrocento chilometri più in là, a Phoenix, su un campo con una sola telecamera, Supertennis mostrava le fatiche di Matteo Berrettini che cercava di liberarsi dalle sabbie mobili che da tempo lo hanno tirato giù, fino all’attuale numero 154 della classifica Atp. Lui che neanche tra anni fa ha giocato la finale a Wimbledon e che l’anno successivo chissà come sarebbe andata se sull’erba londinese non l’avesse fermato il Covid.
Quella di Berrettini è una vicenda da romanzo. A Indian Wells, in prima classe, anzi in classe extralusso, c’è Jannik Sinner che incanta tutti anche quando piove e tiene l’ombrello a una di quelle ragazze addette al cambio di campo. Sinner oggi è il tennis italiano e mondiale. Sì stanotte ha perso. Ma ne aveva vinte diciannove di fila. Ha vinto la Coppa Davis annullando tre match-point a Djokovic, ha riportato l’Italia a conquistare un grande slam. Non c’è bisogno di dilungarsi
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