Renato Franco per il “Corriere della Sera”
«Mi basterà andare a fare una passeggiata in centro a Brescia. Sogno le vacanze in via Lamarmora. Oppure un luglio stupendo a Orzinuovi, a Castenedolo: la nuova frontiera è tornare in vacanza nei nostri piccoli comuni, ripopolarli e mettersi sulla sdraio e in ciabatte come se fossimo a Formentera». Ironica e auto-ironica, la quarantena di Ambra Angiolini è con i suoi figli. Leonardo fa la terza media, Jolanda è al secondo anno di liceo linguistico.
Come ha organizzato i suoi domiciliari?
«La sveglia è alle 7 perché Jolanda ha lezioni tutti i giorni: fa un liceo pubblico, il Leonardo, organizzatissimo, sei ore di lezione anche al sabato e non manca mai un prof all' appello. La prima cosa da controllare è se la connessione non è impallata, poi io mi metto a fare le pulizie - sono una maniaca - e abbino la disinfezione all' attività fisica: mentre sbatto coperte e tappeti, cerco di fare squat e flessioni e di essere di aiuto a un corpo che in questo periodo ingerisce cibo in maniera anomala rispetto al solito. Il problema di tutti sarà passare da quella porta quando la riapriranno...».
I suoi figli come vivono la situazione?
«Bene, hanno grande spirito di adattamento; studiano più di prima e la mia teoria è che lo fanno perché non mi vogliono frequentare. In genere cuciniamo insieme, lo chef di casa è Leonardo che ha imparato a usare dal papà (Francesco Renga, ndr ) panetti di burro a iosa per fare torte dolci e salate, grassissimi snack della mezzanotte.
Poi vediamo un sacco di film e facciamo tanti giochi da tavolo, da Monopoli e Scarabeo».
E lei come sta?
Ride. «Diciamo che noi bipolari non ci sentiamo mai soli, però devo dire che le mie altre me sono tutte di buon umore in questo periodo...».
Amuchina e mascherine?
«Io sono un orsetto lavatore, sterilizzo anche i camerini dei teatri, pensi che in tournée ci vado con una borsa di detersivi - ognuno deve pur avere una fissa... -, quindi ero già abbastanza attrezzata.
Abbiamo rimediato tre mascherine che ci teniamo strette, Leonardo ha ordinato il glicerolo liquido su internet e ha fatto degli igienizzanti».
Lunedì, mercoledì e venerdì c' è l' appuntamento fisso su Instagram alle 17 con SOStieni Brescia, un sua iniziativa di raccolta fondi promossa insieme al Comune di Brescia per sostenere le famiglie in difficoltà per l' emergenza coronavirus.
«La campagna nasce dopo aver visto tutta Italia mobilitarsi per gli ospedali - in maniera giusta e sacrosanta, ho donato pure io. Il problema è che la prossima emergenza - già in atto - sono le famiglie: ci sono tanti lavoratori autonomi, tanti piccoli imprenditori e artigiani che erano la fascia media della città e che adesso sono rovinosamente crollati nella soglia della povertà. Abbiamo avuto donazioni di tutti i tipi, è bello vedere che chi può sa essere generoso: abbiamo raccolto oltre 2 milioni di euro che a breve destineremo al territorio, appena superata la difficoltà di distribuire aiuti in una città praticamente impraticabile».
Lei e Francesco Renga siete separati come succede a tante famiglie. Però avete stabilito di comune accordo che i figli in questa quarantena rimangono sempre con lei. Come siete arrivati a questa decisione?
«Tutto è nato dalla necessità di evitare continui passaggi da una casa all' altra. E poi anche perché io sarei rimasta da sola e in momenti così si diventa più fragili e insicuri. Io e Francesco non siamo in conflitto, anzi; ma dico che la condizione di genitori separati deve portare comportamenti intelligenti: ora bisogna deporre le armi e non recuperarle neanche dopo».
Il lavoro adesso è fermo.
«La seconda stagione della fiction Il silenzio dell' acqua era già pronta ed è stata rimandata a data da destinarsi.
La tournée teatrale si è fermata a Roma dopo il debutto, e ho tre film in sospeso; ma questo non è importante, l' importante è capire quale sarà il mondo dopo e cercare di ripopolarlo. Io non mi arrendo, qualcosa da fare lo troverò, fantasista nasco e fantasista resto pure dopo».
Quante videochiamate con il suo fidanzato Massimiliano Allegri?
«Siamo vecchio stile, più che videochiamate, preferiamo semplici telefonate. Massimiliano è a Livorno con il papà e il figlio piccolo come è giusto che sia. Abbiamo vite complicate: tutti veniamo da una famiglia di appartenenza e quando scoppia un caso del genere i primi affetti dominano su tutto il resto. Anche questo è un modo per diventare grandi in amore... una volta non ero così saggia».
Come cambierà la vita?
«Scherzavo con un mio amico e ci dicevamo: prima ci preoccupavamo del sold out a teatro, un giorno diremo che è una figata se ci vengono a vedere dieci persone... Mi auguro che ci sia una rinnovata e positiva meraviglia allo stupirsi, riscoprire il gusto delle piccole cose, con pazienza e mantenendo i tempi di adesso piuttosto che quelli frenetici e spesso inutili di prima, senza mai dimenticare quelli che non potranno vedere il dopo».
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