CON MESSI I FRANCESI PROVANO A LEVARSI QUEL SENSO DI INFERIORITÀ - LA LIGUE 1 NON HA LO STESSO PRESTIGIO DI ALTRI CAMPIONATI EUROPEI E LA CHAMPIONS FINORA È STATA UN MIRAGGIO PER IL PSG, NONOSTANTE 10 ANNI DI SPESE FOLLI DELLO SCEICCO - SECONDO IL PRESIDENTE AL-KHELAIFI IL FAIR PLAY FINANZIARIO È STATO RISPETTATO (COME NO) E "L'ARRIVO DI LEO HA GIÀ INIZIATO A PORTARE ENORMI INCREMENTI COMMERCIALI". MA SENZA UN TETTO SALARIALE QUESTA È CONCORRENZA SLEALE...

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1 - PARIGI AI PIEDI

Alberto Mattioli per "La Stampa"

 

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Stavolta non ha pianto. Ma nemmeno riso, nonostante i 35 milioni all'anno di stipendio. Lionel Messi non è esattamente un oratore, almeno quando non fa parlare i suoi piedi d'oro. E così la sua conferenza stampa di presentazione come nuovo acquisto del Paris Saint-Germain, che è poi anche la prima conferenza di presentazione della sua vita professionale, dato che finora l'ha passata tutta al Barcellona, scivola serena e un po' noiosa sul Banal grande, mentre fuori dal Parco dei Principi i tifosi impazzano e la Parigi sportiva, già euforica per le Olimpiadi prossime venture, dimentica il Covid.

 

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Il contrasto fra i comprimari entusiasti e il mattatore controllatissimo è stridente. In un'orgia di superlativi, la tivù del Psg lo segue in ogni momento, una specie di tutto Messi minuto per minuto, lui che entra allo stadio, lui che stringe la mano al presidente qatariota Nasser Al-Khelaifi, lui che sale le scale, lui che le scende, il tutto sempre insieme alla moglie, al papà manager e ai tre pargoli, che si sono messi avanti con il lavoro e già sfoggiano le magliette del Psg.

 

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Davanti allo stadio, centinaia di tifosi cantano per ore impilati e smascherati davanti ai cancelli, i più scalmanati addirittura issati sui cartelli stradali. E intanto davanti alla boutique del Psg sugli Champs-Elysées ci sono almeno duecento metri di coda per acquistare la maglia del nuovo idolo, quella con il numero 30 (che sarebbe da portiere, ma la Federazione ha concesso una deroga), anche perché sul sito del club è già «en rupture de stock», insomma esaurita.

 

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Dentro, il messia Messi, a voce bassa, sempre rigorosamente in spagnolo (per ora nemmeno un bonjour) snocciola le attese ovvietà: naturalmente è felicissimo di essere qui, non vede l'ora di iniziare ad allenarsi con i nuovo compagni, che del resto in parte già conosce ed è qui a Parigi, pensa un po', per vincere, a cominciare dalla Champions.

 

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Certo, cambiare club, e che club, quello che l'ha curato e coccolato e adorato fin da quando era un ragazzino gracile e fragile, «è stata dura», ma lo choc è stato più facile da superare perché «tutto è stato fatto in poco tempo».

 

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Insomma, quando ha deciso di mollare il Barça per le note ragioni, il direttore sportivo parigino Leonardo (ieri raggiante) era già lì con il libretto degli assegni pronto. E comunque il fatto che per due volte la Pulce ripeta che in Catalogna sono stati «anni di esperienze buone e meno buone» vuol dire che proprio tutte rose e fiori non sono state, o forse non erano più.

 

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Però se capitasse di giocare contro la sua ex squadra, magari proprio al Camp Nou, «con una maglia diversa, sarebbe bello ma strano». Ma insomma Parigi val bene una mossa. Inutile sfruculiarlo sulla galassia di stelle con cui dividerà lo spogliatoio. Con Neymar, che qui tutti abbreviano in Ney, come il più prode e il più stupido dei marescialli di Napoleone, si dice «entusiasta di giocare, perché abbiamo gli stessi obiettivi».

 

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Idem con Mbappé, «pazzesco poter dividere la vita quotidiana con giocatori così grandi», e in ogni caso Al-Khelaifi smentisce le voci di cessione: «Mbappé ha detto che voleva una squadra competitiva, difficile immaginarne una più competitiva di questa».

 

Da segnalare però l'apprezzamento molto caloroso per Verratti: «Nel suo ruolo - giura superLionel - è uno dei migliori del mondo. A Barcellona abbiamo provato ad acquistarlo per anni. Ora la situazione si è capovolta e sono io che sono venuto a giocare con lui. È fenomeno e un ragazzo spettacolare».

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E naturalmente già benissimo anche l'intesa con "Poche", che sarebbe poi il mister Mauricio Pochettino, anche perché «siamo tutti e due argentini». Il messaggio è: siamo Messi benissimo.

 

E tuttavia in tutto questo entusiasmo c'è forse un'ombra di senso di inferiorità. Ormai sono dieci anni che il Psg è stato acquistato dagli sceicchi fra le polemiche di chi parlava di berlusconizzazione del calcio francese. Le trasfusioni di miliardi hanno certo dato dei risultati, ma forse meno rutilanti di quel che si poteva aspettare.

 

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La Ligue 1 non ha lo stesso prestigio di altri campionati europei e la Champions resta un miraggio. Per questo, al di là dei suoi meriti, l'arrivo del calciatore più famoso del mondo è una svolta anche psicologica.

 

Vincent Labrune, presidente della Ligue de football, parla infatti di «giornata storica». E il fair play finanziario? Al-Khalafi risponde di aver interpellato i suoi consulenti e che «tutte le regole sono state rispettate, altrimenti non avremmo fatto l'affare».

 

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I tifosi, che del fair play se ne infischiano, sono già «aux anges». Quando finalmente Messi viene ostenso alla folla, non è più Parigi ma Piedigrotta: fumogeni, petardi, tamburi, cori, urla, giubilo, delirio. Figuriamoci quando inizierà a giocare.

 

Lui saluta remoto con la manina tipo Regina Elisabetta e si mette la sciarpa del club sull'abito scuro, ciao ciao Parigi (poi quando se ne va tutti applaudono i due stiliti sui cartelli stradali: per ora, i vincitori sono loro).

 

2 - AL-KHELAIFI: «L'ARRIVO DI LIONEL CI STA GIÀ FACENDO GUADAGNARE»

A.S. per "Il Messaggero"

 

Venghino siori venghino, la maglietta di Leo Messi col 30 è già in vendita a Parigi e nel mondo: appena 115 euro la replica dell'originale, per il popolo, mentre quella autentica, del tessuto indossato dai giocatori, va via per la sciocchezza di 165 eurozzi.

 

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Del resto l'impresa, ovvero il Psg, giura col presidente Al-Khelaifi di essere florida e sostenibile ma deve pur cominciare a rientrare dei 40 milioni netti di stipendio per la divina Pulce, che ieri si è presentata nella sala conferenze del Parco dei Principi, fuori centinaia di tifosi in deliquio.

 

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Mai rilasciato dichiarazioni da imprimere nel bronzo, Leo, quindi anche ieri cose di prammatica: «Lasciare Barcellona è stato difficile ma ora mi sento felice, non vedo l'ora di allenarmi e giocare. Il Psg ha una rosa coi più grandi giocatori di ogni ruolo, compreso Verratti. Il mio obiettivo e quello della squadra è vincere tutto, siamo ambiziosi. Poi no siempre gana el mejor».

 

meme su messi 1

INTERVISTE

Lo sballottano per vari saluti al pubblico e telecamere, cose che lui detesta ma deve sottoporsi, addirittura due interviste in contemporanea alle 20 su France 2 e Tf1, che è come dire Rai e Mediaset.

 

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È il 17esimo argentino nella storia del Psg, il primo fu nel 1977 Carlos Bianchi. Sabato ostensione allo stadio insieme agli altri nuovi acquisti prima di Psg-Strasburgo, tra oggi e domani inizierà ad allenarsi. Un timido esordio forse previsto nelle partite tra 20 e 29 agosto a Brest e Reims, quindi tra ostriche e champagne.

 

leo messi in lacrime per l addio al barcellona

Si diceva del presidente Al-Khelaifi, figlio di un pescatore di perle, poi tennista prof, dal 2011 a capo della Qatar Sports Investments che detiene il Psg. Lui assicura che il club è nei parametri Uefa: «Abbiamo sempre rispettato il Fair Play Finanziario. L'arrivo di Messi ha già iniziato a portare gli enormi incrementi commerciali che ci aspettiamo».

 

leo messi lascia il barcellona 4

Poi chiude al Real Madrid per Mbappé, con frecciata al giocatore: «È parigino, è nostro e resterà. Del resto ha detto pubblicamente che voleva una squadra competitiva, ed è fin troppo chiaro che ormai lo siamo. Quindi non ha scuse per andarsene».