I MIRACOLI DI “LOTIRCHIO” NON BASTANO. IL CASO LAZIO DIMOSTRA CHE NON E’ UNA BUONA IDEA CONSENTIRE LA QUOTAZIONE IN BORSA DELLE SQUADRE DI CALCIO – BONAZZI: “NIENTE STADIO DI PROPRIETÀ, MA ANCHE POCHI DEBITI. IN QUESTI 18 ANNI, LOTITO HA RISANATO LA LAZIO, QUOTATA IN BORSA, E HA SALDATO I VECCHI DEBITI CON IL FISCO- MA GLI AZIONISTI OGGI SI TROVANO UNA PERDITA DEL 70%. SE AVESSERO INVESTITO SU BUONI POSTALI E TITOLI DI STATO, OGGI AVREBBERO UN BEL GRUZZOLETTO, ANZICHÉ UN BUCO NEL PORTAFOGLI A FORMA DI AQUILA”

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Francesco Bonazzi per Verità&Affari

 

lotito

"Sono molto contento, perché insieme con il presidente Longo nei giorni scorsi avevamo seguito gli sviluppi della situazione. L'aumento di capitale della Lazio è sicuramente un'ottima notizia, che consente di guardare con fiducia al futuro di quello che è un importante patrimonio della città.

 

Spero davvero che la giornata di oggi possa per la Lazio essere ricordata come il primo passo di un nuovo, lungo e glorioso cammino". Augurio dell’allora sindaco di Roma Walter Veltroni, per altro di fede juventina e pratica giallorossa, il 17 gennaio del 2004. L’aumento di capitale da 200 milioni per salvare il club biancazzurro dal crac del gruppo di Sergio Cragnotti fallisce miseramente e a luglio dello stesso anno arriva Claudio Lotito, che toglie le castagne dal fuoco al gruppo Capitalia (ex Banca di Roma e oggi Unicredit).

 

CLAUDIO LOTITO

In questi 18 anni, il re delle pulizie e dei “servizi generali” in ministeri ed enti pubblici ha risanato la Lazio, quotata in Borsa, e ha saldato i vecchi debiti con il Fisco. Negli ultimi dieci, il titolo della società è passato da 44 centesimi a un euro. Ma gli azionisti che nel maggio del 1998 hanno sottoscritto le azioni della Lazio al prezzo di 6.577 lire (pari a 3,4 euro) oggi si trovano una perdita del 70%. Se avessero investito su Buoni postali e titoli di Stato, oggi avrebbero un bel gruzzoletto, anziché un buco nel portafogli a forma di aquila.

 

Niente stadio di proprietà, certo, in attesa di ereditare a poco prezzo il bellissimo impianto del Flaminio, ma anche pochi debiti. La Lazio di Lotito, ribattezzato dai tifosi Lotirchio per la leggendaria parsimonia, non avrà vinto lo scudetto come quella dell’amatissimo Cragnotti (1999-2000), ma ha comunque aggiunto in bacheca tre coppe Italia e tre super Supercoppe italiane, oltre a partecipare regolarmente alle competizioni europee. Champions League compresa (tre volte, l’ultima nella stagione 2020-2021). Anche la relazione semestrale al 31 dicembre scorso, depositata il 30 marzo (i club di calcio seguono la stagione sportiva anche nei bilanci, che chiudono al 30 giugno), descrive bene lo stile di gestione Lotito.

claudio lotito e giulio napolitano foto mezzelani gmt 018

 

Nonostante un calo dei ricavi da 106 a 71,5 milioni, in gran parte dovuti all’eliminazione dalla Champions, la Lazio è riuscita a chiudere il primo semestre con un utile di 4,6 milioni, rispetto ai 120.000 euro di rosso di un anno prima. Sul fronte dei ricavi, in sei mesi sono arrivati 6,3 milioni dal botteghino, 47,4 milioni dai diritti televisivi e 13,2 da sponsorizzazioni, pubblicità e royalty. Mentre i costi del personale, tra calciatori e staff, sono scesi da 72 a 56 milioni. Significa che la Lazio riesce a tenerli sempre intorno ai due terzi degl’incassi, perfino in tempi di Covid.

 

LOTITO MAROTTA

Ma come ha fatto Lotito a mantenere il segno più anche in un semestre? La risposta è semplice: alla vecchia maniera. Ad agosto ha venduto Carlos Correa all’indebitata Inter per 28,5 milioni di euro, ottenendo una plusvalenza da 19,8 milioni. Oggi, anche per via della nuova inchiesta della Procura di Torino partita dai bilanci della Juventus, “plusvalenza” sembra una parolaccia, ma nel caso di Correa non lo è. L’attaccante argentino, 27 anni, era stato prelevato tre anni fa dal Siviglia per una decina di milioni, ha fatto tre ottime stagioni (questa, all’Inter, un po’ meno) ed è stato rivenduto al momento giusto. Tecnicamente è lecito affermare che quest’anno, probabilmente, Lotito avrà “fatto il bilancio” con una sola transazione.

 

LOTITO DE LAURENTIIS

Ma sarebbe ingeneroso. Anche quando si andava in campo con le vere magliette, senza usare i colori del dentifricio, e con la numerazione dall’uno all’undici, le squadre di media classifica facevano tornare i conti vendendo un gioiellino ogni due o tre anni alla Juventus, all’Inter o al Milan. E anche in questo Lotito, uomo di destra odiato dai tifosi peggiori per aver ripulito la curva Nord dalle svastiche, s’inserisce nel solco della tradizione.

 

Ma i numeri della sua gestione non possono prescindere dai debiti totali, che al 31 dicembre erano a quota 181,6 milioni e scendono a 146 milioni se si depura il dato dalle scadenze oltre i 12 mesi per la rateazione con il Fisco. Alla fine, l’indebitamento finanziario netto della Lazio è pari a 43,2 milioni.

tare e lotito foto mezzelani gmt 014

 

I debiti, del resto, sono stati l’origine dell’era Lotito. In quell’estate del 2004, quando l’aumento di capitale fallisce miseramente (con appena 44 milioni raccolti sui 188 richiesti al mercato) nonostante gli auguri di Veltroni, la Lazio perdeva 86 milioni l’anno (su 99 di fatturato) e aveva oltre 400 milioni di debiti. Quando il club sembrava destinato a portare i libri in tribunale, l’allora presidente della Regione Lazio, il giallorosso Francesco Storace, viene chiamato da Capitalia che vuol verificare se Lotito vanti davvero una montagna di fatture non pagate. Storace conferma e Lotito rileva il club dalla banca romana e l’anno dopo, grazie a un provvidenziale decreto “spalma debiti” propiziato da un altro ex camerata come il lazialissimo Gianfranco Fini, all’epoca vicepremier, ottiene di saldare un maxi debito fiscale da 150 milioni in comode rate annuali.

 

LOTITO

L’ultima, scadrà ad aprile dell’anno prossimo e tutte le precedenti sono state saldate con puntualità svizzera. Motivo per cui, se da un lato è lecito affermare che la Lazio, al contrario di club con meno tifosi altolocati e meno sponde politiche, è stata indubbiamente salvata dal fallimento grazie alla pazienza dell’Agenzia delle entrate, dall’altro, senza Lotito, forse quei soldi non li avrebbe più rivisti nessuno.

 

CLAUDIO LOTITO

Allo stesso modo, se al figlio di un dirigente di polizia e di una casalinga viene ancora rimproverato di essersi preso la Lazio sganciando “solo” 21 milioni, va ricordato che Lotito se ne assunse anche il folle debito. Dopo di che, sarebbe inutile negare che anche per lui il calcio è stata l’occasione per conquistare celebrità, entrare in Parlamento e intrattenere relazioni a vario livello con il Palazzo che hanno fatto bene anche al suo business originario e, gli auguriamo, avranno anche limitato l’increscioso fenomeno dei pagamenti in ritardo. 

 

Negli anni a venire, tuttavia, le buone relazioni basteranno sempre meno per gestire un club. Dalla prossima stagione, per iscriversi al campionato di serie A diventerà obbligatorio avere un certo indice di liquidità, calcolato sul rapporto tra attività e passività nei 12 mesi. Oggi l’indice è fissato a quota 0,6, ovvero una squadra deve dimostrare di avere attivi che possono coprire almeno il 60% delle spese, ma la Lega Calcio vorrebbe abbassarlo un po’, prima che diventi vincolante. In ogni caso, l’anno scorso il previdente Lotito ha già versato 3,9 milioni di euro nelle casse della Lazio per essere a posto con il temuto indice.

lotito

 

Resta il punto di partenza, ovvero quella perdita del 70% subita da chi partecipò al collocamento in Piazza Affari della Lazio. Nonostante i miracoli della gestione Lotirchio, rimane il dubbio che non sia una buona idea consentire la quotazione in Borsa delle squadre di calcio. Dove l’andamento dei conti può dipendere da un singolo giocatore, dal suo rendimento e, soprattutto, dai suoi infortuni. Sarà anche per questo che in tasca, Lotito, oltre a una quantità impressionante di telefonini, tiene sempre un rosario.

claudio lotito foto di bacco
cecchi gori e lotito
Lotito
massimo ferrero saluta claudio lotito (2)

 

lotito tavecchio
lotito preziosi