IL MONDIALE NON È L’EUROVISION: IL GALLES SE NE FREGA DELLA “PASSERELLA” ALL’UCRAINA – BALE E COMPAGNI SBATTONO FUORI LA NAZIONALE UCRAINA DAI MONDIALI IN QATAR, NONOSTANTE MEZZO MONDO VOLESSE L'AMMISSIONE AUTOMATICA AL TORNEO – I BRITANNICI ACCEDONO AL MONDIALE DOPO 64 ANNI E FINISCONO NEL GIRONE DI USA, INGHILTERRA E IRAN, INVITATO GIUSTO IERI DALLA RUSSIA PER UN'AMICHEVOLE – LE LACRIME DI ZINCHENKO AL TERMINE DEL MATCH E L’ARBITRO CHE VA A CONSOLARLO…
-Giulia Zonca Per “la Stampa”
L'uomo che rappresenta una nazione spezza i sogni della squadra tifata da mezzo mondo. È la legge dello sport: il Galles va ai Mondiali dopo 64 anni trascinato dal suo leader Gareth Bale e l'Ucraina resta a piangere su un campo che, per fortuna, non è di battaglia. Il calcio si gioca, non si lascia condizionare: l'Ucraina non trova il lieto fine dell'Eurovision nonostante ci provi.
Nonostante resista come è abituata a fare, con un portiere infortunato che rimane tra i pali, con motivazioni che vanno molto oltre una partita e che comunque devono sottostare alle sue regole. Anche stavolta, come era già successo a Torino con la Kalush Orchestra, il sentimento popolare si è legato al momento.
Il conflitto e la qualificazione per il Qatar si sono allineati senza incontrarsi. L'Ucraina si è piegata con un autogol di Yarmolenko, incredulo e devastato per l'errore che decide ma non racconta. L'Ucraina era meno organizzata e ha comunque retto, tirato, costretto il numero uno avversario ai miracoli, ma ha potuto solo rincorrere un risultato scivolato via.
Con la bandiera firmata dai soldati al fronte appesa nello spogliatoio, con i messaggi del presidente Zelensky, con le lacrime di chi sa che andare avanti avrebbe dato energia a uomini e donne con un disperato bisogno di speranza. Tutta questa urgenza vibrante va a sbattere contro un'altra volontà. Altrettanto forte. Altrettanto patriottica.
A Cardiff, dove il pubblico canta come se fosse nel coro di una cattedrale e bacia gli ucraini all'uscita quasi ringraziandoli per la partita perfetta. In mezzo al campo c'è lui, Gareth Bale, il giocatore-stato. Un tempo mister 100 milioni, fuori dai radar del Real Madrid di cui resta, fino a fine mese, il più pagato e sempre determinante in ogni successo del Galles che vive del suo nome.
Ed è lui che conforta gli avversari e sempre lui dice: «Abbiamo fatto la storia», il che suona ironico visto che in questa sfida è quasi diventato il cattivo, quello che strappa il futuro alla squadra in guerra. E invece ha ragione: mai nessun'altra nazionale è stata tanto lontana dal Mondiale.
C'è chi non l'ha proprio visto e chi si è fatto solo un giro però mai era accaduto che dopo un'attesa di 64 anni ci fosse un ritorno. Il risultato coinvolge l'intero Paese e il Galles non ha paura dell'emotività del match, ci sguazza dentro. Ora si accomoda nel girone con Iran, Usa e Inghilterra. Iran invitato giusto ieri dalla Russia per un'amichevole, non hanno molti a cui chiederlo.
Non hanno una competizione a cui partecipare perché lo sport sa fare pressione. Mandela ha spesso ricordato che escludere il Sudafrica da ogni manifestazione internazionale ha aiutato a fiaccare l'apartheid. L'Ucraina non va ai Mondiali anche se ci prova con il solito coraggio, contro chi ha sogni della stessa misura. E quelli non li puoi mettere in ordine di gravità. Non su un campo da calcio, per fortuna.-