MORTACCI DI 'MI NONNO! LA PATTINATRICE RUSSA KAMILA VALIEVA, TROVATA POSITIVA AL DOPING PRIMA DELLE OLIMPIADI DI PECHINO, SI DIFENDO DICENDO DI AVER BEVUTO DALLO STESSO BICCHIERE DEL NONNO, CHE ASSUME FARMACI PER IL CUORE - LA RAGAZZA NON E' STATA SOSPESA IN CONSIDERAZIONE DELLA SUA GIOVANE ETA' E DEL FATTO CHE I RISULTATI DEL TEST, EFFETTUATO A DICEMBRE, SONO ARRIVATI IN NOTEVOLE RITARDO IMPENDENDOLE DI FATTO DI DIFENDERSI - E OGGI SARA' IN PISTA PER IL SINGOLO FEMMINILE...
-Dagotraduzione dal Daily Mail
La squadra della pattinatrice russa Kamila Valieva, colpita dallo scandalo doping prima delle Olimpiadi invernali di Pechino, ha detto che la ragazza potrebbe essersi contaminata bevendo dallo stesso bicchiere del nonno che assume farmaci.
La quindicenne è risultata positiva lo scorso Natale al farmaco per l’angina trimetazidina, o TMZ, che può essere utilizzato dagli atleti per migliorare le proprie prestazioni, soprattutto negli sport di resistenza.
La mamma di Valieva e i suoi avvocati hanno affermato, durante un’udienza, che la sostanza potrebbe essere entrata nel corpo di Valieva perché la ragazza ha condiviso un bicchiere d’acqua con il nonno, che assume farmaci per il cuore. È uno degli argomenti presentati durante l’Udienza della corte arbitrale per lo sport domenica sera, riportato oggi dalla Pravda.
Nel briefing quotidiano del Comitato Olimpico Internazionale, il membro del Cio Denis Oswald ha confermato che la mamma e il suo avvocato hanno sostenuto questa tesi.
2. VALIEVA MEDAGLIA DEL CAOS
Gianluca Cordella per “il Messaggero”
Mi si nota di più se non gareggio o se gareggio, vinco e non vado sul podio? Non ce ne vogliano Nanni Moretti, per la storpiatura della citazione, e Kamila Valieva che, doping o non doping, di tutto questo caos avrebbe fatto volentieri a meno. Ma il vortice di mosse e contromosse che ha risucchiato il caso della fenomenale pattinatrice russa somiglia tanto alle nevrosi del Michele di Ecce bombo.
Kamila gareggia sospesa e smarrita perché, meglio chiarirlo subito, se anche la vicenda dovesse concludersi con una colpevolezza accertata, appare difficile immaginare un dolo di questo tipo pensato e realizzato da una ragazzina di 15 anni appena. Ma tant' è. Kamila, o Miss Perfect come viene soprannominata per evidenti doti sportive, oggi sarà al via del singolo femminile olimpico, con i galloni di favorita dopo l'oro conquistato nel team event a suon di salti quadrupli.
Sarà al via ma da qui a dire che potrà raccontare di questa medaglia ai suoi nipoti ce ne corre. Perché la partita è ancora lunghissima: la giovane fuoriclasse russa, per ora, ha ottenuto solo il via libera per gareggiare.
Il Tas di Losanna, attraverso la propria Divisione ad hoc a Pechino (presieduta dall'avvocato italiano Fabio Iudica), ha deciso di non sospendere l'atleta per la positività rilevata da un test del 25 dicembre e comunicata l'8 febbraio dal laboratorio accreditato Wada di Stoccolma. Scatenando le ire degli altri, Usa in testa: «È un altro capitolo del sistematico e pervasivo disprezzo per lo sport pulito da parte della Russia».
«DANNO IRREPARABILE»
Ma la valutazione, diciamo così, è stata di cuore. «Impedire all'atleta di gareggiare ai Giochi olimpici le avrebbe causato un danno irreparabile». Si è scelto di preservare la ragazza per la giovanissima età e anche per il vuoto normativo che aleggia intorno a lei: la giurisprudenza in materia di doping non prevede sanzioni prima del compimento dei 16 anni.
E, d'altra parte, l'evidente ritardo nella comunicazione del risultato del test - che ovviamente non è imputabile all'atleta ma al laboratorio - ha impedito alla Valieva, «di stabilire determinati requisiti legali a suo vantaggio», in sostanza di difendersi al meglio dalle accuse.
Nulla da fare dunque per Cio, Wada e Isu (la federazione internazionale di pattinaggio), che avevano chiesto all'unisono lo stop. Il Comitato olimpico internazionale, comunque, ha cercato di portare a casa qualcosa, soprattutto in vista di possibili stravolgimenti futuri della classifica di Pechino, se dovesse arrivare la squalifica di Kamila. Intanto al programma libero non accederanno 24 atlete, ma 25, nel caso altamente probabile in cui Valieva sia una delle prime 24.
E, secondo punto e più importante, se la russa centrerà una delle tre medaglie - altro evento quotato al mimino dai bookies - non ci sarà cerimonia del podio. Niente medaglia, niente fiori, niente inno. E rinvio a una generica «dignitosa cerimonia di premiazione» da organizzarsi quando il caso doping della pattinatrice sarà finalmente arrivato a termine (per lo stesso motivo non è stata effettuata nemmeno la premiazione della prova a squadre).
E questo divieto di inno e bandiera fa tanto più sorridere considerando che, essendo la Russia squalificata fino al 16 dicembre per il precedente scandalo del doping di Stato, Valieva non avrebbe potuto in ogni caso festeggiare il podio con i simboli del suo Paese ma avrebbe dovuto farlo con quelli che il Cio ha scelto per il Roc, il Comitato olimpico russo, dietro la cui egida stanno gareggiando gli atleti di Mosca ammessi ai Giochi.
I FATTI
Kamila Valieva è risultata positiva, come detto, il 25 dicembre scorso ai campionati nazionali di San Pietroburgo. La sostanza incriminata è la trimetazidina, contenuta nei farmaci che curano l'angina. E i riflettori, più che sulla giovanissima fuoriclasse, finiscono sullo staff che lavora intorno a lei, a cominciare da Eteri Tutberidze, l'allenatrice dai brutali metodi (dal controllo del peso al divieto di bere mentre si lavora) che non cerca un legame con i propri atleti «altrimenti non rendono». «Con i ragazzi lavoro poco perché hanno bisogno di sentirsi amati, alle ragazze non si deve voler bene», la sua filosofia. La Rusada, anche per ripulirsi dopo il caso che ha portato alla maxisqualifica, ha avviato subito una procedura su Eteri e sul suo staff. Anche se poi a pagare con l'eventuale squalifica e con la revoca della medaglia sarà Kamila. I danni irreparabili, appunto.