IL MURO AZZURRO RESISTERA’ FINO AL QATAR? – BONUCCI: "FARÒ DI TUTTO PER FAR RIMANERE CHIELLINI CON NOI FINO AL MONDIALE: GIORGIO È TROPPO IMPORTANTE PER L'ITALIA" – CHIELLO: “IO CON L'ITALIA ANCHE IN QATAR? NON SO NEANCHE SE RIUSCIRÒ A CORRERE NELLE PROSSIME ORE” – A FARLO RESTARE ANCORA PER UN PO' IN NAZIONALE CI LAVORERÀ MANCINI CHE DI CHIELLINI HA BISOGNO PER ACCOMPAGNARE IL PROCESSO DI RINNOVAMENTO IN DIFESA - I DANNI DEL GUARDIOLISMO PER LE NUOVE GENERAZIONI DI DIFENSORI...
-Guglielmo Buccheri per "la Stampa"
Una piccola, grande matrioska. L'Italia che balla con la coppa in mano può essere letta come una Nazionale dove le storie si intrecciano e, spesso, sono racconti di amicizia. Il muro azzurro è una di queste, forse la più bella, di sicuro la più significativa: Chiellini e Bonucci in cima all'Europa.
Il successo si coltiva e se si pone dei confini, può sembrare meno brillante: Giorgio e Leo hanno vinto tanto, un'enormità di titoli, ma fino agli effetti speciali di Wembley c'era una casella vuota nella loro carriera che rischiava di lasciare incompleto il disegno perché al di là del confine due erano le finali di Champions perse ed una, europea, lasciata alla Spagna nove anni fa. Il cerchio si chiude nel modo più fragoroso e il muro azzurro può dormire con la Coppa in camera, sul letto e piena di sogni.
«La custodiamo noi, state tranquilli...», l'urlo di due ragazzi che hanno protetto e blindato la nave Azzurra quando l'orizzonte prometteva tempesta. L'arte di difendere e l'arte di non arretrare mai: questa la loro magia. Chiellini ti toglie il respiro, Bonucci sa come toglierti la scena e farla propria. E insieme, adesso, guardano tutti dall'alto.
Leo è un capo e gestisce il trionfo. «Ne dovete mangiare di pasta asciutta...», dice alla curva di Wembley mentre sta per salire sul palco per mettersi al collo la medaglia d'oro. Sul bus scoperto per le strade di Roma, Bonucci ha il megafono in mano: l'Inno e i cori partono da lui. Giorgio è un capo, più riflessivo. «Vedere tutta questa gente ci riempie il cuore: la coppa è per loro...», racconta. Per loro e per Davide Astori che, dice Giorgio, «è come se fosse qui con noi e lo fosse stato per tutto l'Europeo. Io e i miei compagni non abbiamo mai smesso di pensare a lui...».
Chiellini e Bonucci sono al centro della scena perché se giocano con te ti senti più sicuro. Quasi 37 anni il capitano, 34 l'amico bianconero, 112 presenze in Nazionale re Giorgio, 109 Leo, un bottino che li mette tra i più grandi. «Stiamo talmente bene insieme che, domani, partiremo per il mare con le nostre famiglie: approfitterò delle vacanze per convincere Giorgio a rimanere il nostro capitano ancora per un po'...», così Leo. «Io con l'Italia anche al Mondiale in Qatar? Ma se non so se riuscirò a correre nelle prossime ore (scherza, ndr)... di sicuro ci saranno Gigi (Donnarmma, ndr) e il mio compagno di mille battaglie», così Chiellini.
Il muro azzurro è cresciuto tappa dopo tappa e, per un attimo, sembrava essersi fermato: Chiello si fa male alla seconda uscita con la Svizzera e tremiamo, ma, dopo una sosta ai box, rieccolo pronto ad annullare Lukaku a Monaco di Baviera. Giorgio e Leo sono la tradizione e la certezza e la coppa custodita nella loro stanza nell'albergo dà alla nostra coppia regina della difesa quella dimensione internazionale che c'era, ma non così profonda. «Ve le dicevo che sentivo qualcosa di magico: questo gruppo durerà tanto perché è costruito su basi solide...», ripete il capitano. Il gruppo salta e canta per le vie di Roma: Leo batte il ritmo, i compagni lo seguono.
Poco prima, il premier Mario Draghi aveva parlato dello sport come «ascensore sociale» e dice grazie agli azzurri. E poco prima ancora il Presidente della Repubblica Mattarella aveva elogiato la forza di una squadra che non ha «vinto solo per un rigore...». Il rigore è marchio di fabbrica di Bonucci, ma non di Chiellini: sul dischetto, i due si dividono. «Farò di tutto per farlo rimanere con noi: Giorgio è troppo importante per l'Italia», la promessa di Leo.
A farlo restare ancora per un po' ci lavorerà Mancini che di Chiellini ha bisogno per accompagnare il processo di rinnovamento là dietro: se ce l'hai con te, ti senti sicuro. Il «guardiolismo» è la causa di un buco tra i nostri ragazzi che, negli ultimi dieci anni, sono cresciuti con l'unico desiderio di saper giocare il pallone, lanciare nello spazio e usare il fioretto: così la pensa Chiellini. Finalmente Europa, verrebbe da dire. Nella nostra storia ci sono stati fuoriclasse della difesa senza titoli azzurri, basti pensare a Paolo Maldini: la notte di Wembley ha fatto giustizia. Adesso, palla al mare: la marcatura di Bonucci sta per cominciare.