LA NAZIONALE DEI PISCHELLI – DA BASTONI A TONALI, DA ZANIOLO A RASPADORI (CON LORENZO LUCCA POSSIBILE SORPRESA), MANCINI VUOLE SVECCHIARE L’ITALIA IN VISTA DEL QATAR - IL CENTRAVANTI È IL NOSTRO LIMITE: IMMOBILE E BELOTTI NON DANNO GARANZIE – MA CON LA SPAGNA ABBIAMO SOFFERTO ANCHE A CENTROCAMPO, CON VERRATTI E JORGINHO SURCLASSATI DAI RAGAZZINI DI LUIS ENRIQUE - CHIELLINI NON CONCEDE ALIBI: “NON PENSIAMO ALL’ARBITRO MA A COSA POTEVAMO FARE DI MEGLIO NOI PER NON PERDERE”
-Alessandro Bocci per corriere.it
E adesso? Dopo la sconfitta con la Spagna la Nazionale è subito tornata a Coverciano, la sua casa, il rifugio d’oro dove ha vissuto tutto l’Europeo. Mancini è già al lavoro per rilanciare la sfida perché, al di là della finalina per il terzo posto della Nations League, domenica alle 15 a Torino, tra poco più di un mese (il 12 novembre) ci aspetta l’incrocio pericoloso con la Svizzera all’Olimpico di Roma e sarà la partita decisiva per centrare la qualificazione al Mondiale in Qatar tra meno di quattordici mesi. Ma che fine ha fatto l’Italia, quella che soffriva, lottava, aveva gioco e anima e sapeva divertirsi e divertire? Ci siamo smarriti e le parole del capitano Chiellini, nella notte nera di San Siro, devono far riflettere il gruppo: «Non pensiamo all’arbitro ma a cosa potevamo fare di meglio noi per non perdere». Zero alibi insomma.
Mancini l’ha presa con filosofia: «Se dovevamo perdere, meglio adesso che all’Europeo». O magari contro la Svizzera, giocandoci il Mondiale. Forse adesso, liberata dal peso, l’Italia riprenderà il suo cammino.
Ritrovare l’incanto
La frenata, dopo il fantastico viaggio Europeo, è lampante e sotto gli occhi di tutti. L’Italia ha vinto una partita su quattro, contro la tenera Lituania, pareggiando con Bulgaria e in Svizzera, mostrando un’involuzione preoccupante. La sensazione è che la squadra abbia smarrito l’urgenza di non fallire: all’Europeo era animata da un furore che adesso non c’è più e che va assolutamente ritrovato. Ma il problema è di testa e non di gambe.
Il centrocampo
La regìa limpida di Jorginho, che continua a sognare il Pallone d’Oro, le incursioni di Barella, il motorino della squadra, le geometrie di Verratti. In mezzo al campo, pur non avendo grande fisicità, l’Italia raramente si è fatta mettere sotto. Adesso proprio nella zona nevralgica del campo soffriamo. La Spagna ci ha nascosto il pallone, lo aveva fatto anche a Wembley, ma stavolta ci ha punito con le ripartenze. Barella ha abbandonato al suo destino Di Lorenzo infilato in continuazione da Oyarzabal, sostenuto dal terzino Alonso, Verratti è affondato contro l’esordiente Gavi e Jorginho ha faticato a dirigere l’orchestra azzurra. Prima sembravamo la compagnia del mutuo soccorso: ogni giocatore aiutava il compagno vicino. Adesso ci siamo imborghesiti.
Il falso nove
Una scelta sbagliata. La Spagna, con il palleggio, grazie anche ai movimenti chirurgici di Sarabia, lo fa da sempre. Noi, dall’inizio, non lo facevamo da tre anni e i risultati a San Siro si sono visti. E’ andata un po’ meglio quando Mancini, a metà del primo tempo, ha messo Insigne al centro e Bernardeschi sulla fascia anche se poi proprio Insigne ha sbagliato il comodo pallone per l’1-1.
Il vero nove
Falso o vero, il centravanti è il nostro limite e il cruccio di Mancini. Ricordate le critiche a Immobile durante l’Europeo? Ma dietro Ciro e Belotti, stavolta infortunati, i giovani stentano. La corsa, al momento, è ristretta a Raspadori, Kean e Scamacca, che sono speranze e non certezze. Mancini prossimamente chiamerà Lorenzo Lucca, bomber del Pisa in serie B. Ma il problema esiste e non è di facile risoluzione anche se l’allenatore ha una media gol migliore di tutti i suoi predecessori.
Obiettivo mondiale
Da qui al Qatar, sperando di qualificarci, bisogna ritrovare lo spirito Europeo. Non siamo i più forti, non lo eravamo neppure tra giugno e luglio, ma siamo stati i più bravi. Bisogna dimenticare la gloria e i complimenti. E’ questo il vero rinnovamento. Ripartire a testa bassa con nuove motivazioni, rilanciando i vecchi obiettivi. Anche misurando i giovani che devono sostenere il progetto Mondiale. Arrivare in cima è difficile. Rimanerci lo è molto di più. E’ questa la nuova sfida di Mancini.