I NUOVI PIRATI DELLA STRADA? I CICLISTI! - DAL FARO SPENTO AI SORPASSI AZZARDATI, DAI SEMAFORI NON RISPETTATI FINO AGLI AURICOLARI MESSI MALE, I BICICLETTARI VIOLANO ABITUALMENTE IL CODICE DELLA STRADA - MA PERCHÉ NON SI MULTA? IL MOTIVO PRINCIPALE È…

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Massimo Sanvito per “Libero quotidiano”

 

CICLISTI

Il Codice della Strada applicato ai ciclisti è un po' come la professoressa che a inizio anno promette "3" sul registro a chiunque fiati durante la lezione. Un po' come il caffè d' asporto da bere a casa e non all' esterno del bar in tempo di Covid.

 

Un po' come il portiere che non può trattenere la palla in mano per più di sei secondi. Regole scritte su carta intestata che però nel mondo reale nessuno (o quasi) rispetta. Vuoi perché è molto difficoltoso il controllo, vuoi perché spesso e volentieri si tende a chiudere un occhio, li si considerano peccati veniali.

 

E allora perché codificarli con tanto di sanzioni annesse?

La maggior parte di chi viaggia in sella, che sia il biciclettaro di città o quello della domenica a ricerca di sfide, vìola sistematicamente una sfilza di regole che forse in pochi conoscono ma che sono sacrosante.

 

CICLISTI 2

Per esempio, i ciclisti che in gruppo occupano l' intera carreggiata e costringono gli automobilisti a sorpassi rischiosi per non grippare il motore andando a venti all' ora dietro di loro, sono punibili con multe dai 25 ai 99 euro. Al massimo ci si può affiancare solo in coppia, nei centri abitati, mentre all' esterno di questi è consentita solo la fila indiana, tranne se c' è un bimbo minore di dieci anni.

 

Alzi la mano, poi, chi non vede ogni giorno bici sfrecciare sui marciapiedi o aggirare il semaforo rosso attraversando sulle strisce pedonali che - lo dice la parola - sono per chi gira a piedi. Per la prima infrazione si va dai 41 ai 168 euro, per la seconda si parte dai 25 e si sale fino a 169 in base alle casistiche.

 

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E ancora: le luci. Chi pedala la sera quando fa buio o la mattina quando ancora non si intravede il giorno è obbligato a rendersi visibile. Dopo il tramonto e fino a mezz' ora prima dell' alba. Ci mancherebbe altro vien da dire, peccato che però non sempre sia così. I ciclisti notturni devono indossare giubbotto o bretelle catarifrangenti all' esterno dei centri abitati e nelle gallerie, pena multe dai 24 ai 97 euro. Mentre chi circola in città o in paese deve montare su bici con luci anteriori e posteriori, catarifrangenti sui pedali e laterali, oltre al campanello.

 

spreco di denaro Le multe? Dai 25 ai 100 euro.

E si sale con le cifre in caso di cuffie, auricolari o cellulari maneggiati senza tenere il manubrio: se si tengono entrambe le orecchie occupate il Codice della Strada prevede sanzioni da 160 a oltre 600 euro. Per scamparla bisogna tenerne una libera in modo da percepire eventuali pericoli, colpi di clacson, frenate, il segnale di un passaggio a livello.

 

ciclisti investiti

Ma non è finita qui. Perché i ciclisti che non usano le piste ciclabili quando potrebbero farlo rischiano sanzioni da 25 euro e visto che molte amministrazioni green progressiste stanno riducendo carreggiate e azzerando marciapiedi per creare spazi appositi per le bici sarebbe anche cosa buona e giusta usarle.

 

Altrimenti cosa le hanno fatte a fare le ciclabili? Per bellezza?

Per sprecare un po' di soldi pubblici?

Poi ci sono quelli che passano col rosso (quasi tutti in bici da corsa) per non spezzare il ritmo e togliere le scarpette incastrate ai pedali, manco fossero i Pantani o i Cipollini dei tempi d' oro, che rischiano dai 163 ai 652 euro, quelli che viaggiano senza mani o in due in equilibrio a dir poco precario (da 25 a 100 euro), quelli che trasportano oggetti che sporgono troppo stile trapezisti del circo Orfei (da 81 a 326 euro). Il mondo dei ciclisti che calpesta il Codice della Strada è molto variopinto.

Ce n' è per tutti i gusti.

 

Eppure, nonostante questa sfilza di regole, le multe sono poche. Pochissime. Basta pensare che a Milano, dove tra zone 30 che spuntano come funghi, ztl massicce e ciclabili in mezzo al traffico (mancano solo sulle tangenziali) i ciclisti sono un esercito di tutto rispetto, questi la passano quasi sempre liscia: ogni anno, infatti, sono circa 150/200 quelli puniti per infrazioni. Pugno leggermente più duro a Torino, dove si tocca quota 300. O a Firenze, dove si viaggia tra le 350 e le 400 multe annue. Di altre grandi città si sa poco o nulla, segno che il fenomeno delle violazioni su due ruote senza motore è ormai consolidato e quindi accettato come fosse normale.

ciclista investito 1

 

irraggiungibili Ma perché non si multa? Il motivo principale è l' assenza della targa sulle biciclette, per cui o becchi il ciclista indisciplinato sul fatto (difficilissimo) oppure tanti saluti. Non c' è telecamera o autovelox che tenga. Gli occhi elettronici pizzicano e bastonano auto e moto ma sono ciechi dinnanzi alle malefatte delle biciclette, autentici fantasmi, invisibili, sfuggenti, ma sempre presenti.

 

Altri numeri fanno però riflettere sulla pericolosità di comportamenti scorretti che si portano dietro grossi rischi.

i sinistri Secondo i dati dell' ultimo rapporto del Consiglio europeo della sicurezza dei trasporti, nel 2018 in Italia ogni quattro incidenti uno riguardava ciclisti o pedoni. Nello stesso anno sono morti 219 ciclisti, di cui la metà over 65. Cifre sottostimate secondo l' organo europeo, che però danno contezza di un problema che esiste.

 

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Sia chiaro: automobilisti e motociclisti spericolati ce ne sono e anche troppi, ma la disparità di sanzioni è evidente. Certo, applicare il Codice della Strada alla lettera per i ciclisti farebbe fioccare contestazioni su contestazioni che ingolferebbero uffici già intasati dalla burocrazia, forse ci vorrebbe una specifica sezione di polizia, ma è altrettanto vero che quando c' è in gioco la pelle delle persone non dovrebbero esistere deroghe non scritte. Tante regole, poche multe: un binomio che non ha ragione d' essere.

incidente bicicletta