UNA PLUSVALENZA DEL DIAVOLO! LA CESSIONE DEL MILAN A "REDBIRD" PARE COSA FATTA. IL FONDO ELLIOTT CAPITANATO DA PAUL SINGER POTREBBE REALIZZARE UNA SONORA PLUSVALENZA DA OLTRE MEZZO MILIARDO INSEGNANDO A MOLTI CHE IL CALCIO NON È NECESSARIAMENTE UN’AZIENDA IN CUI I PADRONI FINISCONO SEMPRE PER PERDERE SOLDI. ANZI… - IL REBUS DELLE VALUTAZIONI STRATOSFERICHE CHE IL MERCATO TENDE A FARE PER I CLUB CALCISTICI: I CASI JUVE-MANCHESTER UNITED E ROMA
-Fabio Pavesi per Verità e Affari
Il Milan ha vinto due scudetti. Quello sportivo con il primo posto conquistato in serie A. E quello finanziario con Elliott che può festeggiare a pieno titolo quello che sembrava un investimento finanziario a perdere e che invece si sta rivelando un grande affare.
La cessione del pacchetto di controllo del fondo Usa a RedBird pare ormai cosa fatta. Il fondo capitanato da Paul Singer potrebbe realizzare una sonora plusvalenza, insegnando a molti che il calcio non è necessariamente un’azienda in cui i padroni finiscono sempre per perdere soldi. Anzi.
PER ELLIOTT PLUSVALENZA RECORD DA OLTRE MEZZO MILIARDO
Nel caso del passaggio di proprietà Elliott (che manterrà una quota di minoranza) potrebbe incassare un guadagno dalla gestione del Milan di oltre mezzo miliardo. Il tutto in soli 4 anni di gestione. Le cifre finora in campo per la cessione parlano di un valore del Milan che potrebbe essere di 1,3 miliardi di euro. Vedremo, da qui alla chiusura delle trattative, quanto quella cifra sarà più o meno vicina alla realtà.
Ma in ogni caso il fondo Usa, che ha comprato il Milan nel 2018 escutendo il pegno sulle azioni del fantomatico business man cinese Yonghong, porta a casa una plusvalenza impensabile fino a un anno fa.
QUANTO HA SPESO IL FONDO USA PER IL CLUB IN 4 ANNI
L’investimento iniziale per rilevare il club rossonero fu di circa 300 milioni, cui però nel tempo vanno aggiunti tutti i versamenti in conto capitale confluiti nelle casse del Milan dall’acquisizione in poi. Solo nell’ultimo anno di esercizio Elliott ha versato 129 milioni di euro. L’anno prima furono 145 milioni.
Prima ancora altri 265 milioni. E ancora quattrini messi a disposizione del club milanese per una cifra totale che sfiora i 750 milioni di euro tra costo d’acquisizione e continue ricapitalizzazioni per sostenere la situazione finanziaria. Erano gli anni bui delle continue perdite crescenti. Nell’esercizio chiuso a giugno del 2018 il Milan perse 135 milioni.
Poi le perdite sono via via salite. Nel 2019 156 milioni di rosso e altri 201 milioni nella stagione del Covid, quella chiusa a giugni del 2020. Poi l’inversione con un forte recupero che vide il bilancio della scorsa stagione chiudere con perdite dimezzate a quota 96 milioni. La stagione della conquista dello scudetto appena chiusa, segna la svolta nei numeri del bilancio.
L’ANNO DEL RECUPERO DEI RICAVI: VERSO QUOTA 300 MILIONI
I conti del semestre chiuso a dicembre dell’anno scorso indicano, secondo le indicazioni date di recente dal club, un recupero di oltre il 40% dei ricavi e addirittura un piccolo utile di 3 milioni. Su cui incide però la plusvalenza finanziaria per 18 milioni su Casa Milan. Se il trend è, come presumibile, proseguito, se non migliorato nei 6 mesi del 2022, il club potrebbe aver chiuso la stagione dello scudetto con ricavi vicini se non superiori a 300 milioni con una stima di perdite finali più che dimezzate.
La vittoria sportiva ha ovviamente dato sprint alla corsa dei ricavi e vede Elliott chiudere il suo ciclo finanziario nel Milan con un mezzo capolavoro.
Un bilancio di fatto risanato in soli 4 anni. Non va dimenticato infatti che nel primo anno e in quelli successivi alla presa di possesso del fondo di private equity, il club aveva cumulato perdite per la bellezza di 580 milioni. Con l’apoteosi negativa della stagione 2019-2020 dove le perdite avevano di fatto superato tutti i ricavi.
Ora quindi Elliott può andare all’incasso dopo aver di fatto riportato i conti a livelli di quasi normalità, se paragonati con i concorrenti più diretti.
Se passerà la mano della maggioranza di controllo attorno a 1,3 miliardi potrà iscrivere una plusvalenza di oltre mezzo miliardo, avendo investito in totale 750 milioni, poco più poco meno, nel Milan. Difficile trovare un rendimento cumulato del 66% in soli 4 anni nel mondo disastrato quanto a debiti e perdite del calcio italiano.
Del resto Elliott non è certo un investitore naif come il cinese misterioso che rilevò il Milan dalla Fininvest. E neppure il conglomerato sempre cinese degli Zhang con Suning, azzoppati a loro volta da una montagna di debiti. Scarsa o nulla affidabilità rispetto a un fondo di private equity blasonato e attivo da decenni nel mondo finanziario come Elliott. Che a questo punto davvero non ha sbagliato un colpo, defilandosi nel momento migliore quanto a conti della squadra e uscendo vincente finanziariamente da quella che sembrava un’avventura più che azzardata.
IL REBUS DELLE VALUTAZIONI STRATOSFERICHE DEL CALCIO
Resta sullo sfondo e questo non vale solo per il Milan, l’assurdità delle valutazioni che il mercato tende a fare per i club calcistici. Valutazioni da appassionati più che da investitori realistici. Basti pensare al Milan.
Ipotizzando la transazione a 1,3 miliardi, il club rossonero viene di fatto valutato 4 volte i suoi ricavi del 2022. Va ricordato che è inutile capire quanto sono i multipli sugli utili o sui margini dato che utili per ora non se ne vedono. Del resto il mercato sul calcio ha regole tutte sue. Basti vedere i club quotati in Borsa.
I CASI DI MANCHESTER UNITED, JUVENTUS E ROMA
Il più blasonato, il Manchester United quotato a Wall Street, capitalizza ben 2,1 miliardi di dollari su ricavi per soli 700 milioni e debiti netti per 700 milioni che fanno salire il valore del club, debiti compresi, a 2,8 miliardi. Come si vede ben 4 volte il fatturato annuo per un club che non fa utili, anzi perde 127 milioni.
Per venire in casa nostra la Juventus in Borsa oggi capitalizza 940 milioni. Peccato che abbia chiuso lo scorso esercizio con ricavi ben sotto i 500 milioni e una perdita di oltre 200 milioni. La stagione appena chiusa vedrà solo un recupero delle perdite che rimarranno elevate. Eppure il mercato gli affibbia un valore di quasi un miliardo. E c’è di peggio.
La Roma fresca vincitrice della Conference League, viene valutata dalla Borsa 270 milioni e con la montagna di 300 milioni di debiti finanziari che ha, arriva a un valore d’impresa di 577 milioni. Un numero fuori dal mondo, dato che il club è atteso a una perdita intorno ai 200 milioni nella stagione appena chiusa, debiti per 300 milioni e un patrimonio negativo per almeno 200 milioni.
Costringendo la proprietà Usa della famiglia Friedkin a continui versamenti in conto capitale che ormai hanno superato i 350 milioni. Vista così ecco che si giustifica la valutazione data al Milan in questa transazione. In fondo i conti presentano numeri assai migliori delle concorrenti. Ma sul piano generale il calcio resta un business strapagato e stravalutato.