QUANTI MARCELL JACOBS CI STIAMO FACENDO SFUGGIRE? IL CAMPIONE OLIMPICO È ITALIANO DALLA NASCITA, IN QUANTO FIGLIO DI MADRE ITALIANA, MA LÀ FUORI CI SONO CENTINAIA DI POTENZIALI CAMPIONI CHE VORREBBERO GAREGGIARE CON I COLORI DELLA NAZIONALE MA NON POSSONO. IL MOTIVO? COLPA DELLA BUROCRAZIA: A 18 ANNI POSSONO COMINCIARE L’ITER PER OTTENERE LA CITTADINANZA, CHE PERÒ DURA ALMENO DUE ANNI. E NEL FRATTEMPO L’ATLETA O SMETTE, O SI TESSERA CON UN ALTRO PAESE…
-Francesco Olivo per “La Stampa”
Le Olimpiadi più vincenti, sono anche quelle più multietniche. L'Italia cambia più velocemente delle sue leggi. Le proposte di riforma delle norme sulla cittadinanza sono molte, ma tutte hanno subito lo stesso destino: arenate in parlamento. E niente lascia intendere che le cose cambieranno nel corso di questa legislatura.
E, forte delle quaranta medaglie ottenute a Tokyo, il presidente del Coni Giovanni Malagò rimette al centro del dibattito il tema dello Ius soli per gli sportivi. Una legge del 2016 consente ai minori stranieri di essere tesserati dalle federazioni sportive, ma senza passaporto non si può andare in Nazionale (il Cio, tra l'altro, non lo accetterebbe). Così occorre aspettare i 18 anni per cominciare l'iter della cittadinanza, che dura per lo meno due anni, con tutti le lungaggini che la burocrazia provoca.
«Ma se tu aspetti i 18 anni per fare la pratica rischi di perdere la persona — dice Malagò — allora farò una proposta: anticipare l'iter burocratico che è infernale. Altrimenti il rischio è che o l'atleta smette, o si tessera con il Paese di origine o arrivano altri Paesi che studiano la pratica e lo tesserano loro».
Malagò, come è ovvio, parla per gli sportivi, ma il tema si estende a tutti gli altri minorenni nati in Italia da genitori stranieri. La politica si scalda, Matteo Salvini ha messo le mani avanti: «La Lega è la garanzia che robe strane, come lo Ius soli, non verranno approvate, perché la cittadinanza non è un biglietto premi al luna park. La cittadinanza va conquistata, scelta e meritata».
Il segretario del Pd Enrico Letta, sin dai primi giorni della sua segreteria aveva imposto il tema. Rilanciato poi dalle Olimpiadi: «Ognuna delle storie di questi atleti racconta di com'è l'Italia — dice il deputato Pd Filippo Sensi— basta andare in una scuola elementare o prendere un autobus per accorgersene».
Le proposte di legge per riformare la cittadinanza sono ferme in commissione Affari costituzionali, nessuna in realtà prevedeva uno Ius soli automatico, la concessione del passaporto viene legata al percorso di studio (Ius soli temperato o Ius culturae). Le audizioni sono andate avanti, ma in pochi credono che in questa legislatura si possa portare in aula il provvedimento.
«Sono realista, non sarà facile — ammette Matteo Mauri del Pd, sottosegretario all'Interno del governo Conte 2 —. Il cambio di governo ha relegato nel cassetto la proposta. Faccio un appello ai partiti, dobbiamo approvare una riforma delle leggi sulla cittadinanza, anche con delle modifiche rispetto alla propo-sta di legge in commissione.
Devono essere le forze della vecchia maggioranza a portare avanti questo provvedimento». Per Mauri «le leggi non possono essere più indietro della società, disegnare un percorso di integrazione è un vantaggio per tutti, negare quel pezzo di carta a ragazzi che di fatto sono italiani vuol dire allontanarli e questo va ben oltre le Olimpiadi».
Una delle più attive su questo tema in Parlamento è Renata Polverini, deputata di Forza Italia, che ha ripresentato la proposta di "Ius culturae", arrivata vicino all'approvazione nella scorsa legislatura, «il percorso della cittadinanza va cominciato alla fine delle scuole elementari non a 18 anni. Io spero che Draghi, visto che ha questi poteri magici di mediatore, trovi il modo di convincere la Lega».