QUOQUE TU, RINO MIO - ANCELOTTI DELUSO DA GATTUSO: NON SI ASPETTAVA CHE L’ALLIEVO ACCETTASSE DI SOSTITUIRLO SULLA PANCHINA DEL NAPOLI - MA E’ STATA LA PRESSIONE DI DE LAURENTIIS A CONVINCERE “RINGHIO”: “RINO E’ UNA MIA SCOMMESSA”

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Monica Scozzafava per il “Corriere della Sera”

 

GATTUSO ANCELOTTI

Quoque tu, fili mi . Da tanti se lo sarebbe aspettato, ma che fosse Rino a «trafiggerlo», Carlo proprio non l'aveva messo in conto. Di padre in figlio: la storia dell' avvicendamento fra Ancelotti e Gattuso sulla panchina del Napoli è quasi il remake cinematografico (con De Laurentiis siamo in tema) di un altro passaggio di testimone, più antico. Il papà era Arrigo Sacchi: al Parma arrivò sulla sua scia il figlio Carlo.

 

Che pur di non sconfessarlo accettò la cessione di Zola al Chelsea: il modulo, sacro testo ricevuto in eredità, gli costò il grande sacrificio. A Napoli Gattuso non rinuncia all'evoluzione di quel calcio (il loro calcio) piuttosto rivoluziona le due linee a quattro, marchio di fabbrica del suo papà. Lorenzo Insigne torna a fare l'esterno del tridente di attacco, parte da sinistra e si accentra. Alla fine dei conti non è soltanto una questione di numeri, verso Natale c' è già un albero che prende forma. Quello con cui Ancelotti (evoluto), poi al Milan, aveva vinto tutto: Gattuso, la mezzala destra, ne era stato il protagonista. Tocca ad Allan, adesso?

 

GATTUSO ANCELOTTI

Pronti via, però, oggi alle 18 contro il Parma, si cambia con il più puro 4-3-3. Con l' imbarazzo del discepolo Rino che non ha tempo per seguire la tradizione, né farsi sopraffare dal sentimento. Ancelotti è stato e resta il suo papà calcistico, ma a Napoli, occasione della vita, è arrivata l' ora di camminare da solo.

 

Da solo, del resto, ha gestito la trattativa con Aurelio De Laurentiis, quando un giorno di inizio novembre lo aveva chiamato per la prima volta, prospettandogli, appunto, il «parricidio». Il calcio è un mondo con dinamiche variabili, Gattuso non immagina che quella conversazione sarebbe diventata motivo di disagio emotivo, anche forte, nei confronti di Carlo, l'uomo con cui aveva vinto tutto, al quale si era sempre rivolto per un consiglio. L'occasione è in ogni caso imperdibile, si è messo a seguire il Napoli in tv, a capirne limiti e anche potenzialità. Ed ha intuito che il momento del ribaltone sarebbe arrivato e anche presto.

 

GATTUSO ANCELOTTI

Ancelotti è troppo navigato per non comprendere le ragioni professionali del figlio poco più che quarantenne deve accettare la sfida. Ma una telefonata può allungare l' amicizia di una vita. Non c' è stata, ed è un rammarico forte. Rino è stato in difficoltà, e lo ha anche ammesso pubblicamente. Sarebbe stata una conversazione delicata per i rapporti personali e probabilmente anche indelicata nei confronti del club che gli offre la grande occasione. In certi casi, il silenzio può essere oro.

 

Domenica scorsa in auto da Gallarate a Roma per sancire la nuova alleanza con De Laurentiis. Tardi per dirlo adesso a Carlo, c' è ancora una gara di Champions da giocare che può segnare il passaggio agli ottavi: l' ultima panchina di Ancelotti.

 

GATTUSO ANCELOTTI

L' imbarazzo ha preso il sopravvento, Rino ha aspettato ancora. Non che Carlo fosse finito sulla luna: sapeva, eccome se sapeva. Nel calcio le voci corrono in fretta, nello spogliatoio polveriera gli spifferi erano forti e chiari. Ma un papà aspetta e quando arriva, puntuale, l'esonero è De Laurentiis a dirglielo: caro Carlo, Rino è una mia scommessa. Tutto già scritto. Siamo a mercoledì mattina, Gattuso e Ancelotti si sentono per la prima volta al telefono, ed è casuale. Mentre Carlo saluta e si commuove, qualcuno gli passa il telefono. Rino si annuncia ed emotivamente lo trafigge. Eccoli, padre e figlio alla resa dei conti. Quoque tu ma il cuor suo (di Ancelotti) gli suggerisce: meglio Rino che un altro. Ed è già «perdonato». Oggi il debutto al San Paolo, anche Carlo aspetta di vedere il cambiamento.