"IL CAMPIONATO E’ FALSATO" – ZAZZARONI ATTACK: "TRA ASL E TAR SIAMO STATI TESTIMONI DI UN IMPERDONABILE FALLIMENTO ORGANIZZATIVO SUL QUALE TROPPE FIGURE HANNO MESSO LA FIRMA. IL CALCIO È SEMPRE STATO UN PO’ CIALTRONE, STAVOLTA PERÒ HA ESAGERATO IN SCONCEZZE: RIDICOLA ANCHE LA RIDUZIONE A 5.000 SPETTATORI NEGLI STADI POSTICIPATA DI 7 GIORNI. È IL MOMENTO DI RIPENSARLO, IL NOSTRO CALCIO. SERIAMENTE…"

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Ivan Zazzaroni per Corriere dello Sport

 

CALCIO COVID 2

La corsa scudetto la risolvo in fretta: al termine di una settimana di deliri e disturbi, trovo più utile e sensato riflettere - a freddo - sulla preoccupante condizione di salute (anche mentale) della serie A. 

 

Prima il campo: il Milan aveva l’impegno più semplice e ha fatto il suo senza particolari affanni; l’Inter ha incontrato non poche difficoltà per superare la Lazio, ma una volta di più si è fatta trascinare al successo dai suoi difensori-risolutori. Dietro la coppia di vertice, il Napoli, in una versione che non mi sarei mai sognato di vedere un giorno, ha battuto meritatamente la Samp tenendo a distanza la Juve; Juve che all’Olimpico è passata dall’1-3 al 4-3 sfruttando gli errori della Roma, alla nona sconfitta in ventuno partite, e i gol di realizzatori occasionali (Kulusevski, Locatelli e De Sciglio).

 

STADI VUOTI COVID

E qui mi fermo, lasciando gli approfondimenti ai colleghi. Perché non riesco ancora ad accettare che a soli tre giorni dall’assurdo giovedì delle Asl si siano giocate - grazie al Tar: ma avrei potuto concedermi un passaggio di giustificatissima volgarità - otto partite. Il completamento del turno è previsto tra oggi e domani.

 

Siamo stati testimoni di un imperdonabile fallimento organizzativo sul quale troppe figure hanno messo la firma. Un’autentica débacle di immagine che ha procurato anche danni concreti ad alcune squadre, quelle che, tra positivi, isolati, non allenati e primavera integrati, sono state improvvisamente rispedite in campo. Penso all’Udinese (6 gol subiti in casa), al Venezia, reduce da un inutile viaggio a Salerno (0-3), e temo che un destino simile possa toccare anche a Torino e Bologna: oggi la squadra di Mihajlovic potrebbe sostenere il primo allenamento (incompleto, naturalmente) della settimana.

 

CALCIO COVID

Il calcio è sempre stato un po’ cialtrone, stavolta però ha esagerato in sconcezze: ridicola anche la riduzione a 5.000. Immediata? Macché, posticipata di sette giorni. Ieri, e fino a sabato prossimo, stadi al 50%, alla faccia della logica e del super green pass.

 

Non riesco tuttavia a parlare di campionato del tutto falsato, ma di falsari. Anche Piero Chiambretti, che stasera condurrà da casa Tiki Taka (è di nuovo positivo, nonostante la terza dose), sul Corsera l’ha definito “falsato”. E in parte ha ragione: è diventato un imbarazzante insieme di irregolarità. Falsata, però, è soprattutto la vita che stiamo conducendo da quasi due anni. Non c’è più niente di normale nella nostra esistenza, e allora vorrei capire perché il calcio dovrebbe essere normale, regolare, quando dalla anormalità ha tratto la diversità che da oltre un secolo gli garantisce il successo. Vorrebbero negargli questo primato non solo sportivo proprio mentre in ambito culturale, politico e sociale si esalta il diverso contro il banale.

 

calcio covid

Tra i numerosi attacchi al calcio italiano che - come detto - sta facendo di tutto per esporsi alle critiche più giuste e feroci, c’è quello che ne sottolinea la pretesa di extraterritorialità. Ovvero, di essere e sentirsi diverso dagli altri sport, da tutto. Diverso e chiaramente più importante.

 

Esiste nel nostro Paese un’altra attività seguita da oltre 25 milioni di persone? Sbaglio o il calcio garantisce imposte per miliardi allo Stato e risorse alle altre discipline? Quando questo non secondario dettaglio è stato assimilato anche dai commentatori con la puzza al naso è parso inutile continuare a parlare di Repubblica del pallone. La prima a restituirci con successi mondiali un’immagine internazionale. E da pochi mesi davvero europea.

ivan zazzaroni foto di bacco (3)

 

È il momento di ripensarlo, il nostro calcio. Seriamente.