"LUNEDÌ MATTINA COMINCERÀ UN'ALTRA VITA. DIVENTERÒ PADRE, CORRERÒ CON LE AUTO, MA NON SARÒ PIÙ UN PILOTA DI MOTO" – TUTTO PRONTO PER LA “LAST DANCE” DI VALENTINO ROSSI A VALENCIA: “NOVE TITOLI SONO UN GRAN BEL NUMERO. L'ULTIMO NEL 2009, UNA VITA FA. HO VINTO 89 GARE IN MOTOGP E COLLEZIONATO 199 PODI, CERTO ARRIVARE A 200...” – “DOPO IL 2012 AVEVO ANCHE PENSATO AL RITIRO, NON MI SENTIVO PIÙ VELOCE COME PRIMA, MA SONO ANDATO AVANTI ALTRI DIECI ANNI...”
-Paolo Lorenzi per il “Corriere della Sera”
Più delle vittorie alla fine ha contato l'affetto del pubblico. Nella conferenza stampa speciale a lui riservata a Valencia, per l'ultima gara della stagione e della sua carriera, Valentino Rossi si è definito un'icona. Per aver portato anche la gente comune, davanti alla tv, a seguire le sue imprese.
«La cosa migliore della mia lunga carriera è avere appassionato tutti, i bambini come le nonne di 80 anni. Sono diventato una specie di icona, contribuendo ad accrescere la popolarità del motociclismo in tutto il mondo. E questo va persino oltre i risultati». Valentino fa i conti di una vita passata in moto. Con un filo di tristezza, ma senza rimpianti. A parte quel decimo titolo, sfumato nel 2015. L'ultima occasione.
«Ho combattuto molto per vincerlo, sarebbe stata la chiusura del cerchio, ma non posso lamentarmi. Nove titoli sono un gran bel numero. L'ultimo nel 2009, una vita fa. Ho vinto 89 gare in MotoGp e collezionato 199 podi, certo arrivare a 200... Il nove sembra un po' una maledizione. Ma va bene così, quando puoi lottare per la vittoria è sempre un gran piacere».
Tranquillo e sorridente, davanti ai fotografi, Rossi abbraccia fisicamente le moto con cui ha vinto nella MotoGp. Gliele hanno portate per fargli una sorpresa. Una parata di stelle che rappresenta la parte più consistente dei suoi 26 anni di gare. «La Yamaha del 2004 (con cui ha vinto il primo titolo targato Iwata, ndr) l'ho messa in camera da letto. La guardo ogni mattina». Dopo quest' ultima gara, forse con uno sguardo più malinconico.
«Non so quali emozioni proverò domenica sera. Lunedì mattina comincerà un'altra vita. Ma non voglio pensarci. Voglio godermi questo momento, tutto cambierà, diventerò padre, correrò con le auto, ma non sarò più un pilota di moto». Il momento peggiore? «Quando ho deciso di smettere. Accettare la realtà, la scorsa estate, è stata dura. Avrei continuato solo se fossi stato ancora competitivo».
Altre volte gli hanno consigliato di smettere, ma guardandosi indietro non cambierebbe nulla. «Dopo il 2012 (alla fine del biennio Ducati, ndr ) ci avevo anche pensato, non mi sentivo più veloce come prima, ma sono andato avanti altri dieci anni». Il segreto? «Un fisico in ordine e il piacere di guidare. L'ho scoperto quando ero bambino e ho amato molto gareggiare, preparare la moto. Per poi raccogliere i frutti la domenica. Altre cose della vita non ti danno altrettanto piacere».
Lo hanno abbracciato tutti i piloti. I rivali storici gli hanno scritto. «Sono stati importanti per farmi dare il massimo e capire i miei limiti. Ne ho avuti di grandi come Biaggi, Stoner, Lorenzo, Marquez e mi sono divertito molto. È qualcosa che si ricorda fino alla fine». Domenica cade il 14/11/21. Sommando si ottiene il 46, il suo numero fortunato. Una segno del destino? «Fate voi, nella mia carriera i numeri hanno avuto un certo ruolo, positivo».