Estratto dell'articolo di Brunella Giovara per www.repubblica.it
[…] Alla mamma si dice sempre la verità, forse. E l'ultima chiacchierata con Julia è stata vera e così sincera che "mi ha detto: mamma, abbiamo perso. Io ho fatto due punti, ma la squadra ha fatto schifo". E com'era, Julia? "Forte, come sempre. Era una ragazza molto forte, e non solo in campo. A 17 anni era in Serie A, quante sue compagne sono ancora in C. Aveva il successo nelle mani...". A 18 anni e qualche mese, Julia Ituma è sul lettino di un obitorio a Istanbul, […]. Suicidio, dice la polizia turca che sta facendo le indagini, ma non le ha certo già chiuse. […]
come dice la madre Elizabeth, "era così forte, la mia ragazza, che non posso credere che si sia voluta buttare da una finestra. E poi qualcuno mi ha detto che era un balcone, insomma io voglio vedere con i miei occhi, i documenti, il posto. E Julia".
E ieri sera è infine arrivata nella stanza 606 del Volley Hotel, […] Ha guardato il letto non ancora rifatto, e si è anche affacciata alla grande finestra che dà sul parcheggio, e guardando in basso ha facilmente immaginato la caduta di Julia, dal sesto piano fino alla tettoia che copre l'ingresso. L'altra mattina verso le 5 un inserviente ha trovato due scarpe sportive davanti alla reception, […]
, ma poi ha guardato meglio e ha visto quel corpo e lì è cominciato "il mio incubo", dice Elizabeth, "vorrei svegliarmi ma non ci riesco. Non riesco a realizzare questa cosa". […]
E su questa moquette da albergo si è spenta la vita breve di questa ragazza, alla fine di una serata certamente difficile, ma non solo per lei: perso 3 a 0 contro l'Eczacibasi Dynavit Istanbul. Semifinale di ritorno di Champions League, quindi fuori dai giochi. La squadra va a cena, poi tutti a dormire perché il giorno dopo si ritorna in Italia. […] alle 22 Julia chiama la madre, e chiacchierano un po', lei commenta la partita e poi ciao, a dormire.
Ma Julia non dorme proprio, anzi esce dalla stanza che divide con la spagnola Lucia Varela, e decide di stare da sola nel corridoio. Le telecamere interne dell'albergo la inquadrano a lungo, tra le 22.30 e le 23.50. […] Cammina su e giù, avanti e indietro. Ha il cellulare in mano, e ogni tanto lo usa, la polizia lo ha sequestrato per capire con chi ha parlato e a chi ha scritto.
Di sicuro ha parlato con un ragazzo, un suo compagno di scuola nel liceo privato di Novara dove studiava da quando è entrata nella Igor Gorgonzola. Hanno litigato, come succede ai ragazzi. Erano fidanzati? Non si sa, ma di certo hanno discusso e a lungo e pesantemente, tanto che quel ragazzo ha poi mandato messaggi a Lucia, per dirle quello che era successo, e voleva essere sicuro che Julia fosse tranquilla. E lei non lo era, perché il video la riprende poi seduta per terra sulla moquette, la schiena appoggiata alla parete.
È davanti alla sua stanza, e lì sta tanto, e a un certo punto è proprio abbandonata a una disperazione evidente. La testa sulle ginocchia, quelle gambe lunghissime che erano la sua forza. Piange? Non si capisce bene. E poi si rialza, dà ancora un'occhiata al cellulare, […] e rientra in camera. Racconterà alla polizia la compagna Lucia che al suo rientro si sono messe a parlare, e così sono andate avanti fino all'una e mezza di mattina. Di cosa hanno parlato? Del litigio, sicuro. Della partita, probabilmente, e anche della loro vita di giocatrici professioniste, piccole di età ma già autonome […] E poi Lucia si è addormentata. L'altra ha aperto la finestra scorrevole, scavalcato il parapetto, e così se ne è andata.
"E la sua compagna di stanza non ha sentito niente? Mi sembra impossibile", dice la mamma. "Io non sono ancora riuscita a piangere, perché non ci credo ancora. A Pasqua eravamo insieme, abbiamo festeggiato con la famiglia, noi e i suoi fratelli. Julia era contenta", e la zia Helen racconta che qualche sera fa avevano giocato insieme, "mi sfidava a una gara di ballo, un rap del nostro Paese di origine, la Nigeria. Si balla dimenando il sedere, e abbiamo tanto riso. Poi è diventata seria e mi ha detto che basta, doveva andare a dormire perché il giorno dopo aveva l'allenamento". […]
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