"IL MONDIALE? UN REALITY ESTREMO, LA VERSIONE CALCISTICA DI SQUID GAME" – DOTTO: "LEO MESSI SEMPRE PIÙ SIMILE A DRACULA, IL SANGUE NEGLI OCCHI, LA FACCIA DA LUPO, E UNA NAZIONE ALLE SPALLE, CEDE ALLA TENTAZIONE DI CREDERSI DIO - LE GUANCE SCAVATE DI MODRIC E QUELLE DI ANTOINE GRIEZMANN IN FINALE. IL FIGLIO DI PERISIC CHE CONSOLA UN NEYMAR AFFRANTO, INVECCHIATO DI VENTI ANNI. MARQUINHOS CHE COLLASSA COME UN FANTOCCIO FULMINATO A TERRA DOPO IL RIGORE SBAGLIATO. CRISTIANO RONALDO, LUI DA SOLO E LE SUE LACRIME IN FONDO AL TUNNEL. SONO LA FINE GRANDIOSA DI UNA STORIA GRANDIOSA?"

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Giancarlo Dotto per La Gazzetta Dello Sport

 

messi

Sipario. Finisce come doveva finire. Crollano tutti a terra come burattini di una storia più grande per loro. Più esausti che felici o infelici. Argentini e francesi. Pulci e colossi. Ma anche italiani, turchi, arabi, nepalesi, senegalesi e spagnoli. Milioni nelle case, nelle piazze e nei bar, a centinaia negli studi tivù, quelli che non hanno trovato le parole per dirlo. Stecchiti.

 

Dopo due ore e mezzo di spettacolo crudele e, a tratti, insostenibile. Centocinquanta minuti mai visti primi in uno stadio di calcio, di tutto e il contrario di tutto, di caos molecolare e mostruosa bellezza, quando la bellezza è pescare chissà dove energie che non immaginavi di avere. E alla fine solo lacrime. Per tutti. Una liberazione.

 

Leo Messi, ex genio autistico, ora leader che trascina le folle e apre le acque, cede alla tentazione di credersi Dio. Sa di contare sulla benedizione di Papa Francesco. Cerca la famiglia nel formicaio impazzito. Tutti i suoi compagni argentini cercano le famiglie come per ancorarsi a qualcosa di reale, dopo il sogno che stava diventando incubo. I francesi non cercano le famiglie, ma trovano Macron. Kylian Mbappé è una tartaruga improvvisamente centenaria.

 

lionel messi

Fino ai match da eliminazione diretta il mondiale 2022 è ancora calcio, per quanto misto a furore. Poi solo furore. Un reality estremo, la versione calcistica di Squid Game.

 

Dentro o fuori, vita o morte. Botte da orbi. Otto campi da gioco diventano un mondo a parte, spazi protetti modellati sulle tende beduine dove darsele di santa ragione, sotto gli occhi delle telecamere e di arbitri compiacenti, dotati di cartellini rossi, ma con il veto di estrarli dal taschino, pena la radiazione. 

 

MACRON MBAPPE

Dagli ottavi in poi, è puro romanzo, psicodramma senza terapia plausibile che non sia passare al turno successivo. L’incandescenza deforma i lineamenti. Gente trasfigurata, facce stravolte. Irriconoscibili. Non solo gli occhi spiritati e le guance scavate di Modric, sempre, quelli di Antoine Griezmann in finale. L’occhio da folle invasato, la faccia da lupo, mai visto prima, di Leo Messi. Che accetta finalmente la sfida con il fantasma di Maradona. Che non è in cielo, né in terra e in nessun luogo, solo un pugno di cenere. Più minaccioso che mai. Pargoletti in calore e vecchi in trance.

 

Il figlio di Perisic che consola un Neymar affranto, invecchiato di venti anni. Marquinhos che collassa come un fantoccio fulminato a terra dopo il rigore sbagliato. I tre spagnoli che, guardali, hanno già sbagliato il loro rigore ancora prima di tirarlo. Le lacrime delle donne, tutte bellissime, sugli spalti. Baionette acute e moleste. Giapponesi che ti infilzano al grido di banzai.

KYLIAN MBAPPE

E la mestizia offesa di Cristiano Ronaldo in panchina. Chiamato a sciogliere il suo rebus gigante. Come fa una divinità a gestire la sua decadenza in mondovisione? C’è uno stile adeguato per questo?  Cerca istruzioni, non le trova. Si confonde. Si demoralizza. Mentre davanti a lui insiste il sorriso incomprensibile di Bono, il portiere marocchino. Un ghigno da Joker. O, forse, è solo una faccia divorata dall’ansia. Marocco contro Portogallo, un match selvaggio. Lo Scorsese sanguinario di Gangs of New York. Scontri a mani nude. Ragazzi devastati dalla fatica. O, forse è dolore. Bruno Fernandes, alla fine, è solo due occhi enormi che galleggiano nella desolazione. I tic facciali di Fernando Santos in panchina si moltiplicano. Non è più un uomo, è un flipper impazzito. Bufal rapisce la vecchia madre e danza con lei al centro del campo.

neymar consolato dal figlio di perisic dopo l eliminazione dal mondiale

 

Argentina contro Olanda. All’ultimo respiro. Rosse da saloon. Quindici ammoniti. Violenza pura, catartica. Il Sam Peckinpah di Mucchio selvaggio. Leo Messi cerca l’odiato sulla panchina arancione, il totemico Van Gaal e gli ringhia sotto. Mai visto prima. Un altro Leo, Leandro Paredes.

 

Occhi da killer siberiano, prova a decapitare con una pallonata isterica l’intera panchina olandese. “Immagini che non vorremmo vedere” recita il bravo telecronista in versione sacrestia, ma tutti, buoni e cattivi, laici e credenti, sono invece felici di vederle, non si saziano mai. Di vedere nani come Otamendi e Lisandro Martinez arrampicarsi assatanati su perticoni pallidi o neri, il doppio di loro. Mali e malori. I supplementari, un deliro. Muore un giornalista americano in tribuna. Gli argentini esultano in faccia agli olandesi. Finirà in una mattanza?

 

NEYMAR FIGLIO PERISIC

Disperazione. Mani nei capelli. Vesti stracciate, Occhi che non vogliono guardare, occhi che non credono a quello che vedono. I marocchini si battono alla morte contro i non amati francesi. Non è un modo di dire, ma un modo di morire. Vedi leggiadri ed efebici campioni, Messi, Ziyech, Griezmann ammazzarsi di fatica come somari qualunque. I tic. Le preghiere. Le suppliche. Le unghie divorate. Le lacrime. Ancora Cristiano Ronaldo, lui da solo e le sue lacrime in fondo al tunnel. Sono la fine grandiosa di una storia grandiosa? Il grottesco è lì che marca stretto il tragico. Sfuma l’immagine dolente di Cristiano e passa lo spot in cui lo stesso Cristiano comunica raggiante “Insieme possiamo cambiare il mondo”.

 

modric messi

E poi, l’ultimo romanzo prima della parola fine. “Missione compiuta”, si dice Leo, sempre più simile a Dracula, il sangue negli occhi e una nazione alle spalle. Mbappé ci prova a rovinarlo e quasi ci riesce. Partita folle. L’Argentina per settanta minuti è solo Di Maria e recondita armonia. Francesi sbranati che sembrano animali imbalsamati, comparse di una scena muta e diventano, improvvisi, assassini. Folla. Mai sta così follia. Sventrati dalle emozioni. Piccone e cachemire. Sono i Sex Pistols e Carlos Gardel, un francese che canta e danza argentino. Persino Jorge Valdano se la ride.

ronaldo
ronaldo