"IL TORO HA UN'ANIMA MA RESTA IL BRACCINO DI CAIRO" - GARANZINI STRONCA URBANETTO CON LE VIPERE NELLE TASCHE: "SERATA AMARA PER I GRANATA. NON SOLO PER LA SCONFITTA CON L’ATALANTA MA PERCHÉ SINO ALL'ULTIMO SIA L'ALLENATORE CHE LA TIFOSERIA AVEVANO SPERATO DI VEDER RINFORZATA LA ROSA. NEMMENO L'ARIA SOTTILE DELL'ALTA CLASSIFICA HA AVUTO IL POTERE DI GUARIRE IL TRADIZIONALE BRACCINO DEL PRESIDENTE…"

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Gigi Garanzini per “La Stampa”

 

URBANO CAIRO

È la nuova Atalanta di Gasperini a raggiungere in vetta la Roma. Il Toro rimette nel cassetto i sogni non tanto di gloria, che non avevano senso, ma se non altro di momentanea ribalta. Sconfitta netta, dopo un primo tempo coraggioso.

 

E serata doppiamente amara, perché sino all'ultimo sia l'allenatore che la tifoseria avevano sperato di veder rinforzata, numericamente se non qualitativamente, la rosa. La squadra nei quartieri alti aveva creato la suggestione dell'attimo fuggente, da cogliere dopo anni di politica della lésina. Macchè, nemmeno l'aria sottile dell'alta classifica ha avuto il potere di guarire il tradizionale braccino del presidente.

 

Non è mai elegante fare i conti in tasca altrui: ma dei 41 milioni più 8 incassati dalla Juventus per Bremer, ne sono stati reinvestiti grosso modo la metà. O forse poco più. E in ogni caso a fronte di sei partenze eccellenti, Bremer, Mandragora, Pobega, Praet, Brekalo più Belotti, gli arrivi di qualità sono stati non più di 4: Schuurs, Radonjic, Miranchuk e Vlasic. L'allenatore che il film l'aveva capito da tempo aveva chiesto almeno un paio di pedine per far numero, se non qualità: oltre a Praet. Se ne riparla la prossima volta, semmai all'ultimo giorno utile.

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Al Toro è girata storta prima ancora di cominciare, con l'infortunio a Ricci nel riscaldamento. Supremazia nerazzurra, due-tre buone parate di Milinkovic, ma anche qualche sortita brillante con un palo di Demba Seck, dopo quello di Demiral, e un gol di Vlasic viziato da offside. Poi la sciocchezza non inedita di Aina nella propria area e il rigore di Koopmeiners a tempo quasi scaduto: doppiato da fuori un paio di minuti dopo l'intervallo.

 

Partita chiusa, riaperta all'improvviso da Vlasic in un sussulto d'orgoglio e sigillata da un altro rigore, regalato stavolta da Lazaro. Uno dei cosiddetti rinforzi. Di buono rimane che la squadra ha comunque un'anima. E un allenatore che ha capito da tempo di dover fare le nozze coi fichi secchi.

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