"IL TUMORE È UN COMPAGNO DI VITA INDESIDERATO, SPERO SI STANCHI DI ME" - GIANLUCA VIALLI, CAPO DELEGAZIONE DELLA NAZIONALE AGLI EUROPEI, RACCONTA LA MALATTIA: "DEVO ANDARE AVANTI, VIAGGIARE A TESTA BASSA SENZA MOLLARE MAI, VORREI VIVERE ANCORA TANTI ANNI. SONO STATO UN GIOCATORE E UN UOMO FORTE MA ANCHE FRAGILE E PENSO CHE QUALCUNO POSSA ESSERSI RICONOSCIUTO. SONO QUI CON I MIEI DIFETTI, LE PAURE E LA VOGLIA DI FAR QUALCOSA DI IMPORTANTE..."
-
Gianluca Vialli ha svelato a Sogno Azzurro, la docu-serie di Rai Uno sulla Nazionale italiana realizzata da Donatella Scarnati, la sua battaglia contro il cancro. "Si tratta di un compagno di viaggio indesiderato, ma devo andare avanti, viaggiare a testa bassa senza mollare mai, sperando che si stanchi e mi lasci vivere ancora per tanti anni", ha confessato ai microfoni Rai. L'ex calciatore ora e capo delegazione della nazionale italiana, guidata dal suo amico Roberto Mancini.
Vialli si augura la sua storia possa essere d'esempio. "Sono stato un giocatore e un uomo forte ma anche fragile e penso che qualcuno possa essersi riconosciuto. Sono qui con i miei difetti, le paure e la voglia di far qualcosa di importante".
Non potevano mancare nella docu-serie anche parole sul suo rapporto con Mancini, che insieme hanno formato una delle coppie-gol più letali del calcio italiano. "Ci siamo conosciuti in Nazionale quando eravamo ragazzini. Era un giocatore forte, tecnico, velocissimo. Ricordo che la prima volta insieme mangiammo e parlammo della Sampdoria. Nei miei gol c'era il suo piede e nei suoi il mio", ha svelato.
"Mancini è un leader serio, tranquillo che non deve dimostrare più niente a nessuno. In Nazionale c’è grande equilibrio, grande disciplina e libertà. Ci sono delle regole ma si fida dei giocatori. A Genova avevamo la stessa idea di vita, condividevamo tutto. Roberto era un giocatore di classe, che faceva divertire, era bello da vedere. Eravamo intercambiabili”, ha infine concluso Vialli.