"TUTTI GLI AMANTI DEL CALCIO DOVREBBERO ESSERE FELICI SE IL NAPOLI DI SPALLETTI VINCESSE LO SCUDETTO" – PARLA DE ZERBI DOPO LO STREPITOSO 3-0 DEL SUO BRIGHTON CONTRO IL LIVERPOOL: "LA PREMIER MI PIACE DA MORIRE. POCO STRESS, TANTO DIVERTIMENTO, MOLTO CORAGGIO. CHE È ANCHE LA MIA FILOSOFIA. RACCHIUDERE TUTTO NEL RISULTATO NON HA SENSO. NON È IL VALORE CHE DO AL CALCIO" – E POI IL CASO TROSSARD, MAC ALLISTER, LA FUGA DALL'UCRAINA, IL SUO PUPILLO MUDRYK "POSSIBILE PALLONE D'ORO" E GUARDIOLA... – VIDEO
-Estratto dell’articolo di Antonello Guerrera per repubblica.it
"Eccomi! Scusi il lieve ritardo, mi ero appisolato un minuto".
Ma come, Roberto De Zerbi? Si addormenta il giorno dopo il trionfo contro il Liverpool di Jürgen Klopp per 3-0? Non avrà festeggiato troppo?
"Macché. È che ieri notte (sabato notte, ndr), sono rimasto sveglio fino all'alba per riguardare la partita. Non per esaltarmi, ma perché ho dovuto studiare il match, rianalizzarlo per il futuro. E così ho dormito poco. Voi pensate che la notte più difficile sia prima della partita. Invece, è sempre quella dopo".
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Oltre ai soldi, gli stadi, la cultura sportiva, eccetera: che cosa ha scoperto della Premier League in questi mesi, che magari prima ignorava?
"La Premier mi piace da morire: poco stress, tanto divertimento, molto coraggio. E poi entusiasmo. Che è anche la mia filosofia. Certo che voglio vincere, certo che le sconfitte mi danno fastidio... ma racchiudere tutto nel risultato non ha senso. Non è il valore che do al calcio".
Il Brighton è stata una scelta facile?
"La squadra la conoscevo da fuori, mi piaceva. Non avevo fretta di ricominciare. Avevo bisogno di un luogo dove poter lavorare bene. Brighton lo è".
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A parte forse il centrocampista belga Trossard, una delle colonne del Brighton, autore della tripletta a Liverpool al suo esordio, ma che ora ha litigato con lei e vuole essere ceduto. Il suo agente dice che lei, De Zerbi, "lo ha umiliato".
"Con Trossard non è successo niente di speciale. Ma se uno non spinge al massimo negli allenamenti e in partita... magari ha un problema personale, che però mi deve dire, se no non lo posso aiutare. Ma se uno non mi dice niente... Il calcio è una cosa seria, va rispettata: il calcio dà tutto, ma bisogna dargli tutto.
Ossia impegnarsi al 100%. Se qualcuno non lo fa, glielo faccio presente. L'agente di Trossard può dire quello che vuole: forse fa così per portare via il giocatore a meno soldi in un'altra squadra. Di certo, Trossard non mi ha raccontato la verità. Tutti nello spogliatoio sanno qual è la realtà, e che cosa è successo. Io non devo chiedere scusa. Detto questo, non è un discorso chiuso per me: se Trossard torna e fa le cose per bene, io sono disposto a farlo giocare. Ma non dipende da me, dipende da lui".
Ma parliamo di Alexis Mac Allister, tuttocampista stella dell'Argentina mondiale. Quanto vale davvero?
"Alexis è un giocatore forte e un bravissimo ragazzo, con carattere argentino al 100%. La sua qualità più grande è che fa la cosa giusta al momento giusto. Sempre. Non sbaglia mai scelta. A 24 anni, ha una maturità impressionante".
Proprio lei allo Shakhtar Donetsk lanciò l'ala ucraina Mykhailo Mudryk, appena passato, a soli 22 anni, al Chelsea per 100 milioni di euro.
"Mykhailo ha il potenziale per una carriera da top. Secondo me può vincere anche il Pallone D'Oro. È un ragazzo di livello assoluto ma anche molto sensibile: ha bisogno di affetto. Vedremo se rispetterà previsioni e potenzialità".
Che cosa si porta lei dell'esperienza in Ucraina, che lei ha dovuto lasciare in fretta e furia l'anno scorso e ora è martoriata dalla guerra scatenata dalla Russia di Vladimir Putin?
"Mi porto tutto. Ho conosciuto un popolo molto dignitoso, rispettoso. Insomma, brava gente. Mi porto dentro i giocatori brasiliani e ucraini che allenavo. Era una squadra incredibile. Sono certo che avremmo fatto paura in Europa con quei giocatori, tutti giovani, tutti bravissimi. Si stava creando una situazione unica. Sì, è un grande rimpianto: difatti avevamo iniziato la stagione vincendo la Supercoppa. Ieri (sabato, ndr), dopo la vittoria contro il Liverpool, mi hanno scritto tanti giocatori ucraini: oltre al trauma calcistico, c'è ovviamente quello umano".
I suoi giocatori ucraini sono ancora lì?
"Sì, tutti. Si allenano a Leopoli. Il centro sportivo dello Shakthar è stato bombardato. Il mio ufficio è stato bombardato. È tragico. Ma mi aspettavo la resistenza del popolo ucraino. Statene certi: non indietreggeranno nemmeno di un centimetro. Preferiscono morire piuttosto che essere soggiogati".
E cosa le ha già insegnato invece l'esperienza della Premier League?
"Un allenatore deve sempre evolversi. In Ucraina, contro noi dello Shakthar, tutti si arroccavano negli ultimi 30 metri per ripartire in contropiede: abbiamo dovuto imparare a giocare di conseguenza. In Premier, invece, il calcio è molto fisico e verticale, e ti devi adeguare. Ma la cosa più importante è adattarti ai tuoi giocatori, pur non cambiando la tua filosofia di gioco, e mai lo farò perché mi ha fatto arrivare dalla serie D alla Premier League. Non cambio, anzi raddoppio".
La sua filosofia offensiva sta pagando: oltre al settimo posto, avete segnato 17 gol nelle ultime 5 partite. Anche in Italia, il Napoli, con un calcio propositivo e molto simile al suo, sta dominando il campionato.
"Il Napoli sta dando spettacolo, oltre ai risultati strepitosi. Tutti gli amanti del calcio dovrebbero essere felici se la squadra di Spalletti vincesse lo scudetto. Lo sarei anche io. Come il Milan, l'anno scorso: non che l'Inter non meritasse la vittoria finale, ma i rossoneri da qualche anno facevano grandi passi in avanti. Era il giusto epilogo".
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Ma il suo allenatore maestro chi è?
"Sono un autodidatta. Ho avuto sempre le idee mie, e abbastanza chiare. Ma per quattro anni da giocatore ho imparato molto da Pasquale Marino. Poi certo, l'altra ispirazione è stata il Barcellona di Guardiola: la squadra più bella di sempre. E Guardiola è l'allenatore più forte di sempre".
Perché?
"Perché è il più bravo di tutti. In tutto. Ha segnato un'evoluzione del calcio. Ma io mica lo copio, anche se siamo in buoni rapporti. Ci parliamo spesso, anche perché ha giocato nella mia Brescia".
E il giocatore che avrebbe voluto allenare?
"Solo uno: Messi".
A proposito, anche lei è stato un fantasista, mentre spesso i migliori allenatori erano centrocampisti o difensori. Quanto questa sua "eccezionalità" ha influito sulla sua carriera?
"Molto. Da giocatore volevo divertirmi in campo. Allora, per me il calcio era anche un'espressione di me stesso, e lo stesso da allenatore. Ma ora con professionalità, serietà, rigore anche morale. Per questo metto tanti trequartisti assieme. Cerco di immedesimarmi in loro, di mettermi nei panni loro. Di giocare con loro".