RITORNO AL PASSATO PER LA FERRARI - L'ASSETTO, LE GOMME, GLI SCAZZI LECLERC-SAINZ: TUTTI GLI ERRORI DEL GP DI CINA - DIETRO ALLA PRIMA GARA SENZA PODIO, VECCHIE DEBOLEZZE, I SOLITI LIMITI E TANTO NERVOSISMO - TERRUZZI: “QUESTA FERRARI TENDE A SOMIGLIARE AD ALTRE DEL PASSATO. UNA BUONA MACCHINA, CAPACE DI SFRUTTARE QUALCHE PISTA AMICA, MA ASSAI LONTANA DA CHI DOMINA E TALVOLTA VICINA AD ALTRE CHE INSEGUONO”
-1 - LA FERRARI FINISCE GIÙ DAL PODIO
Daniele Sparisci per il “Corriere della Sera” - Estratti
La Cina come un viaggio del tempo. Il ritorno sulla pista dove non si correva da cinque anni segna l’era di Verstappen, padrone assoluto del presente con una tripletta (gara sprint, pole e Gp) senza storia. L’era della Ferrari chissà quando comincerà. È arrivata invece la prima vera battuta d’arresto della stagione, podio senza tracce di rosso dopo quattro presenze di fila. Ma non solo.
È più preoccupante infatti aver rivisto certe difficoltà dell’anno scorso, quando i piloti erano costretti a pensare esclusivamente a difendersi per far durare le gomme. Norris aveva fatto una scommessa: «Avevo previsto di finire 35 secondi dietro alle Ferrari, sono contento di averla persa». Lando, da secondo davanti a Perez, ha rifilato 10’’ a Leclerc, eppure fino a sabato questo divario non c’era, nel mini-Gp l’inglese era finito dietro a Charles e Carlos.
Da lì la McLaren ha cominciato a crescere, trovando soluzioni più efficaci dall’analisi dei dati, dal set-up, mentre la Rossa si è avvitata in una spirale negativa. Il format sprint mette tanto sul piatto con poco tempo per prepararlo, ancora meno su un circuito ignoto per la moderna generazione di monoposto a effetto suolo. Evidentemente la ricetta messa a punto a Maranello (gli assetti di base deliberati al simulatore) era già insufficiente, il passo infatti non c’è mai stato dalle libere.
Né sul giro singolo, né sul bagnato (durante le qualifiche shootout) né sull’asciutto e nemmeno sulla distanza di una gara corta o lunga. «In fine settimana così è meglio guardare i lati negativi che concentrarsi sulle piccole soddisfazioni: con le gomme dure giravamo mezzo secondo più lenti della McLaren e in qualifica continua a mancarci il ritmo» ammette Leclerc, a cui resta solo la consolazione di aver battuto il compagno. L’obiettivo era molto più alto: mettere pressione alla Red Bull, si puntava alla prima fila, c’era anche un certo ottimismo. Svanito in fretta, di fronte alla mancanza di prestazioni e al nervosismo crescente.
Gli strascichi del duello interno si sono materializzati alla partenza aggiungendo zavorra alla rincorsa. Leclerc ha restituito la «cortesia» a Sainz, allargando per sbarrargli la strada ha lasciato l’interno scoperto alle scorribande di Russell e di Hulkenberg. Una manovra che lo spagnolo non ha gradito: «Ciò che abbiamo fatto allo start ci è costato due posizioni, abbiamo perso tempo e poi lo abbiamo pagato caro». Tanti errori sommati insieme, quello principale secondo Vasseur è «partire così lontano: ci sono sei o sette macchine raccolte in un decimo. Se non sei perfetto rischi di passare da terzo a ottavo in un attimo. E poi tutto si complica».
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2 - LE ILLUSIONI ALIMENTATE DA CHI VIVE A MARANELLO
Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera” - Estratti
Andrea Stella è il team principal McLaren. È cresciuto in quello straordinario gruppo di tecnici che ha accompagnato Michael Schumacher in una avventura leggendaria. Ha resuscitato il team inglese pur utilizzando un motore Mercedes «clienti», senza spendere una parola di troppo. Non tutto funziona al meglio su ogni pista, ma in Cina la McLaren ha chiuso al 2° posto davanti a una Red Bull, quella di Perez ovviamente, e alle due Ferrari. Un risultato che confonde a proposito del tema «seconda forza» del Mondiale, ammesso che la cosa interessi veramente.
(...) Più realisticamente, questa Ferrari tende a somigliare ad altre del passato. Una buona macchina, capace di sfruttare qualche pista amica, qualche occasione propizia, ma assai lontana da chi domina e talvolta vicina ad altre che inseguono. Con due piloti che si alternano nei ruoli, fanno staffetta, poco disposti a favorire il gioco di squadra, data la situazione contrattuale di entrambi. Il rischio che combattano tra loro, come avvenuto, seppur caoticamente sabato, pare fatalmente connesso al destino di Leclerc come di Sainz. Due ragazzi alle prese, per ragioni diverse, con intime, egocentriche priorità. Questa è una stagione delicata, persino decisiva, per il loro futuro.