LA RIVINCITA DELLA CLASSE MEDIA – LA NOMINA DI DAL PINO SPOSTA LA MAPPA DEL POTERE DEL PALLONE ITALIANO: LE GRANDI SCONFITTE DELLA SERIE A SONO JUVENTUS, INTER E TORINO. IL VINCITORE ASSOLUTO LOTITO, CON LA SPONDA DI PREZIOSI E GUIDO FIENGA – I RAPPORTI CON MAXIMO IBARRA E GRAVINA E LA DELUSIONE DELLA GESTIONE MICCICHÈ-DE SIERVO. PER LA PROSSIMA ASTA TV NON SI POTRANNO CHIEDERE PIÙ SOLDI ALLE TELEVISIONI E QUINDI…
-Giuliano Balestreri per “Business Insider Italia”
Juventus, Torino e Inter sono le grandi sconfitte della Serie A. Con loro l’ex presidente, Gaetano Miccichè (consigliere di Rcs e banchiere di riferimento di Urbano Cairo, ndr). La mappa del potere del pallone tricolore ha improvvisamente cambiato colore: dalle grandi alle medie squadre capitanate dalla Lazio di Claudio Lotito e dalla Roma e con l’aiuto del Genoa.
D’altra parte è stato proprio Enrico Preziosi a far avviare l’inchiesta che ha portato alle dimissioni di Miccichè. Lotito, invece, ha tempestato di telefonate Paolo Dal Pino per convincerlo ad accettare la presidenza della Serie A. Insieme a lui si è mosso Guido Fienga della Roma, braccio destro di Dal Pino ai tempi di Wind: probabilmente ha facilitato la scelta del manager – oggi ad di Telit – sapere che al vertice di Sky oggi ci sia Maximo Ibarra che lui aveva voluto a capo del marketing della tlc e con cui dovrà negoziare la vendita dei diritti tv per il triennio 2021-2024.
Il fatto che entrambi vengano dal mondo delle telco e abbiano fatto dell’innovazione il loro marchio di fabbrica aiuterà ad andare oltre gli schemi tradizionali. Inoltre, Ibarra è cognato del presidente della Ficg, Gabriele Gravina. Un altro tassello importante per capire come gli equilibri si siano spostati dallo storico asse che ruotava intorno alla Juventus.
L’accelerazione del cambiamento però non ci sarebbe stata senza la profonda delusione nei confronti della gestione della Serie A targata Miccichè-De Siervo. Quando il numero uno del Genoa disse a Business Insider che “il 70% dei presidenti non è contento di come vanno le cose, se si tornasse indietro, Miccichè non sarebbe eletto”, la smentita dell’ex presidente fu secca: “Non è vero che non avrebbe dato la svolta che tanti auspicavano. Al contrario, come più volte riconosciuto nel corso di tutte le Assemblee in costanza del suo mandato, il suo lavoro è stato sempre apprezzato”.
Una difesa d’ufficio smentita dai fatti: con l’ex presidente della Serie A si è schierato solo il 35% delle squadre nonostante il pressing di Torino, Juventus e Inter (e del presidente del Milan, Paolo Scaroni, che dopo aver sostenuto Dal Pino, ha votato per Miccichè). La pausa durante l’assemblea elettiva è servita proprio ai big per cercare di bloccare l’elezione di Dal Pino, ma sono riusciti solo a strappare un pugno di voti a dimostrazione che l’immobilismo del passato e l’incapacità di affrontare le grandi sfide del futuro hanno mandato in soffitta i vecchi schemi del passato.
Al di là delle relazioni personali, alla Serie A serve un piano serio di internazionalizzazione: un programma di crescita all’estero che non si limiti alle inutili passerelle della Supercoppa in Arabia Saudita – che peraltro hanno irritato il Qatar. Serve la presenza costante sui mercati più in crescita; serve una profonda riqualificazione delle strutture e servono stadi pieni: le televisioni si nutrono di immagini e lo spettacolo offerto dal campionato italiano è spesso desolante, oltre che nel contenuto anche nel contorno.
Motivo per cui è fallito “il chiaro disegno politico” di cui parlava Preziosi che fece aprire l’inchiesta della procura Federale – in seguito alla quale si dimise Miccichè – spiegando che “quando le cose non sono fatte correttamente, alla fine la verità viene a galla”. Ad emergere è quindi una gestione deludente della Serie A che si trova oggi sull’orlo di un burrone: nel 2018 la contrazione del mercato pay tv è proseguita e solo in Italia, si sono persi per strada 1,15 milioni di abbonati. Un numero monstre che fa il paio con il calcolo di Enders Analys secondo cui tra il 2009 e il 2019 i ricavi da pay tv lungo la penisola sono scesi dell’8%, mentre il costo dei diritti per la Serie A è cresciuto del 78%.
La prossima asta per il triennio 2021-2024 è alle porte, ma secondo gli analisti inglesi è semplicemente impossibile pensare di chiedere più soldi alle televisioni. Motivo per cui sono fondamentali almeno due cose: un piano B con un minimo garantito che spinga Sky, Dazn e qualunque nuovo operatore a non giocare al ribasso; un campionato più competitivo e appetibile per gli investitori internazionali (anche attraverso una più equa ripartizione dei ricavi). Una rivoluzione che passa solo attraverso un profondo cambiamento.