RONCONE RIMETTE CHIESA AL CENTRO DEL VILLAGGIO E DELLA NAZIONALE – "L'ITALIA NON SI INGINOCCHIA, PARECCHI RICAMI SULLA GAFFE DI CHIELLINI, VELENI, CATTIVERIE E SALVINI E RENZI, CHE ADORANO FARE CAMPAGNA ELETTORALE SU TUTTO - L’ITALIA SOTTO RITMO NEL SECONDO TEMPO, MALE BERARDI, INSIGNE CON IL SUO TIRO A GIRO UN PO’ STUCCHEVOLE. E POI SAPPIAMO DI AVERE BISOGNO D' UN RIMBALZO DEL DESTINO. TIPO QUEL PALLONE CHE ARRIVA A CHIESA…" - VIDEO

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Fabrizio Roncone per il Corriere della Sera

 

È andata.

Viene da scrivere questo.

CHIESA

L' avete vista tutti: partita complicata, piena di suggestioni. Cominciamo benissimo, ci afflosciamo, diventiamo irriconoscibili.

Poi Chiesa e Pessina (per altro, due bei gol). Volevamo sopravvivere per forza, restare dentro i campionati Europei e così adesso andiamo avanti, ai quarti, a Monaco, e ci andiamo lasciando questo stadio, Wembley, Dio Santo che meraviglia, sarebbe pazzesco tornarci per la semifinale.

Riflessioni a braccio, mettendo insieme emozione e stanchezza, centoventi minuti sono lunghi anche per chi la guarda.

Sfogliare la Moleskine.

 

Sul primo appunto c' è scritto: le squadre non si inginocchiano per sostenere Black Lives Matter, il movimento nato negli Stati Uniti e impegnato nella lotta contro il razzismo. Grande attesa, contro il Galles erano andati giù solo cinque dei nostri, molte polemiche. La Federcalcio ha colpevolmente lasciato gestire un pallone parecchio bollente ai calciatori.

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Così poco fa Giorgione Chiellini, il capitano, provando a spiegare la posizione del gruppo azzurro, scivola male: «Combatteremo il nazismo in altro modo». Lapsus, è chiaro. Poi si corregge. Ma è anche un lampo che spiega una certa confusione di argomenti. Matteo Salvini sorvola: «Applausi, viva la libertà».

Subito arriva Matteo Renzi, che si rivolge al 2% di Italia Viva: «Nazionale libera dai segretari di partito».

 

Adorano fare campagna elettorale su tutto, gli azzurri diventano un pretesto magnifico. Si placano solo perché Jorginho intanto apre per Spinazzola (molto ispirato).

Siamo partiti forte. Con intensità. Con i nostri palleggi.

Calcio dominante, come piace a Roberto Mancini. Che si alza.

 

Spina, continua a spingere così.

Marco (Verratti), tu prova a entrare in verticale.

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Ciro, provaci.

 

Ciro lo prende in parola e, al 32', prova: palo.

Uno sguardo al meraviglioso prato di Wembley, uno ai social: parecchi ricami sulla gaffe di Chiellini, veleni, cattiverie. Anche agli austriaci ne vengono molte: sono possenti, ruvidi, ma anche veloci e bisogna stare attenti a quando ripartono.

Farsi fregare in contropiede, anche no (questo, probabilmente, il succo del discorso di Mancini - nell' intervallo - ai suoi).

E invece.

 

L' Austria, ad un certo punto, la butta dentro con un gollaccio di Arnautovic. Interviene la Var, annulla: ma può essere un segnale. I tifosi italiani, sulle tribune, capiscono il momento. Esce Verratti ed entra Locatelli, Pessina per Barella. Berardi dice qualcosa a Bonucci, che allarga le braccia.

Sensazione: siamo sotto ritmo, forse è stanchezza, forse ci è venuta addosso un po' di ansia. Berardi male, e adesso, in questo secondo tempo, male anche Spinazzola. A Insigne arrivano due palloni e - purtroppo - li spreca con la sua solita giocata del tiro a giro sul palo distante (un po' stucchevole, va). Pessina rischia un rigore su Lainer.

Siamo in difficoltà.

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Mancini lo sa e fa segno ai suoi con le mani: calma, fate girare il pallone, ricominciate l' azione.

È il suo mestiere. Ad un certo punto, in certe partite, devi smettere di dare ordini, puoi solo affidarti. Sono loro, i calciatori, a doversela cavare. Devono metterci cuore, mestiere, la loro fortuna. Però intanto abbiamo capito di essere entrati in un territorio pericoloso: quello in cui può succedere di tutto. L' hanno intuito pure i nostri leader politici. Che, nell' incertezza, adesso tacciono.

 

Altra sensazione: stiamo andando diritti ai supplementari.

Sensazione giusta.

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Il nostro cuore allora comincia a martellare. Abbiamo visto troppi tempi supplementari, abbiamo visto troppi miraggi morire ai calci di rigore. Sappiamo di avere bisogno d' un rimbalzo del destino.

Tipo quel pallone che arriva a Chiesa.

Uno a zero: e allora piano, fate piano ragazzi (è stato l' ultimo pensiero contratto, era il classico mantra: poi - nonostante quel gol di Kalajdzic - restano il gol di Pessina e il dolcissimo abbraccio tra Vialli e Mancini a chiudere questo racconto).

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