SALA E LA RISSA DA SALOON CON MASSIMO MORATTI: “COMPRI LUI IL MEAZZA” – LA REPLICA DELL’EX PRESIDENTE DELL’INTER: “FRASE ACIDA E INFELICE QUELLA DEL SINDACO, È UNA BATTUTA DA PAESE. COME SI FA A DIRE ‘SE LO COMPRI LUI’?. COSA LO COMPRO A FARE, PER GIOCARCI CON I BAMBINI? SAN SIRO PER NOI DEVE RESTARE L'UNICO STADIO DI MILANO” – IL SINDACO: “SE VOLETE FARE UN REFERENDUM SULLO STADIO FATELO PURE…”
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L’ex presidente dell’Inter, Massimo Moratti, risponde alla provocazione del sindaco di Milano Beppe Sala, che lo ha esortato a comprare San Siro in modo da pagare lui la manutenzione. Queste le sue parole alla Gazzetta dello Sport.
“Ho trovato l’uscita del sindaco Sala abbastanza infelice. Come si fa a dire ‘se lo compri lui’? È una battuta da paese. Non è che per San Siro non ci dorma la notte. Piuttosto, con queste parole Sala ha annunciato ufficialmente che il nuovo stadio si fa, mentre credevo che ci fosse ancora margine per ripensarci. Ha detto che le scelte le fa lui, ha fatto una scelta e ora attendo che si proceda, senza fermarsi alle parole“.
Moratti ha poi aggiunto, parlando a Fanpage.it:
“Cosa lo compro a fare, per giocarci con i bambini? San Siro per noi deve restare come unico stadio di Milano. Per come risponde, il sindaco dà per scontata la costruzione del nuovo stadio. Ed è ovvio che non è possibile tenerli entrambi. Ma il Comitato ‘Sì Meazza’ non vorrebbe tenere lo stadio come monumento, bensì per continuare ad avere Inter e Milan. Mi dispiace che il sindaco se la sia presa così e che abbia avuto questa notevole caduta di stile nella risposta che ha dato”.
SALA VS MORATTI
Stefano Landi e Andrea Senesi per corriere.it
Milano, il sindaco sul comitato salva-Meazza: «Se vogliono fare un referendum, facciano pure. Moratti? Si faccia avanti». L’ex presidente dell’Inter: «Non pensavo che la mia sottoscrizione potesse fare così scalpore. Il sindaco evidentemente parla così perché hanno già deciso che San Siro non serve più»
Lo stadio per sua natura è una cosa ingombrante. San Siro, con la sua storia di sogni, di coppe e di campioni, lo è molto di più. Per questo, giorno dopo giorno, si allunga la lista del comitato che chiede di passare da un referendum prima di decidere se tirarlo giù a tavolino. Però ieri il sindaco Beppe Sala ha declassato la questione: «Se volete fare un referendum sullo stadio fatelo pure».
Chi c’è nel comitato contro la demolizione
La lista di nomi è variopinta. Però davanti a tutti c’è quel nome che sposta un po’ più di altri. Quello dell’ex presidente dell’Inter, quindi ex padrone di casa, Massimo Moratti. A cui Sala ieri ha chiesto una sorta di passo avanti: «Si faccia avanti allora e compri lo stadio». Passa qualche ora. Moratti non avanza nessuna offerta. Nè sta svuotando il salvadanaio. Però non ha gradito per niente la proposta indecente. «Una battuta molto infelice», attacca l’ex presidente del Triplete. La provocazione partita da Palazzo Marino ha riacceso la questione: «Una risposta acida — continua Moratti —. Non pensavo che la mia sottoscrizione potesse fare così scalpore. Era solo un attestato di partecipazione a un luogo a cui voglio bene. E che non terrei in vita come un monumento a Garibaldi, ma per farci giocare le squadre di Milano». Per questo quando gli hanno riportato la battuta di Sala, ha provato a leggere dietro le righe: «Il sindaco evidentemente parla così perché hanno già deciso che San Siro non serve più».
I costi di manutenzione dello stadio
Il sindaco aveva detto anche di più in mattinata. «Mantenere in funzione uno stadio del genere, tenerlo in sicurezza e fare una buona manutenzione è qualcosa che costa tra i 5 e i 10 milioni all’anno. Se lo vogliono acquisire noi siamo felicissimi. Il problema vero è che il Comune di Milano non può, per il bene dei cittadini, tenersi dei costi per impianti inutilizzati». C’è di più. Perché Sala, nella medesima occasione, aveva liquidato ruvidamente anche le ipotesi di referendum in difesa del vecchio San Siro. La consultazione? «La facciano, ma non è che il referendum può togliere al ruolo del sindaco il fatto di prendere decisioni, sono stato eletto per questo. Quindi le mie decisioni le ho prese».
Partita chiusa, insomma. Con o senza referendum cittadino. Parole che non sono piaciute a Luigi Corbani, ex vicesindaco migliorista delle giunte rossoverdi. «Mi paiono reazioni scomposte, sopra le righe. Un sindaco deve accettare il dibattito, non può e non deve demonizzare il dissenso né l’ipotesi di una consultazione. Ricordo che la giunta Tognoli fece il referendum sulla chiusura del centro storico alle auto private e poi decise di conseguenza. Quanto alla provocazione sull’acquisto di San Siro, l’impianto è gia dei milanesi che hanno speso tanti soldi per ristrutturarlo nel corso dei decenni. San Siro non è di proprietà di Sala».
La proposta di un referendum
Da Massimo Moratti a Claudio Trotta, il promoter dei grandi eventi rock. Dall’ex prefetto Bruno Ferrante all’avvocato Felice Besostri, dall’impresario teatrale Gianmario Longoni all’ex numero uno di Atm Bruno Rota. Il comitato Sì Meazza ha raccolto in pochi giorni un centinaio di adesioni eccellenti. Anche la politica dibatte e si divide traversalmente. «Il sindaco Sala calpesta l’unica strada più democratica e trasparente, il referendum», dice per esempio Antonio Salinari, capogruppo Forza Italia del Municipio 7 (quello di San Siro): «Demolire un monumento di Milano e dell'Italia nel mondo sarebbe un abominio».