SCONCERTI: “IL MILAN E’ UNA SQUADRA NORMALE MA HA UN GIOCO. L’INTER HA GIOCATORI FORTI MA NON HA PERSONALITÀ. JOAO MARIO NON E' UN FENOMENO” - GIANNI MURA: “LA JUVENTUS GIOCA MALE, BENE, COSÌ COSÌ? POCO IMPORTA, HA 7 PUNTI SULLE SECONDE E IL TEMPO GIOCA A SUO FAVORE”

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1 - IL MILAN HA UN GIOCO, L’INTER HA GIOCATORI FORTI

Mario Sconcerti per il Corriere della Sera

 

JOAO MARIO JOAO MARIO

L'Inter ha giocato un buon primo tempo, ma quando si è accorta che tanto muoversi aveva solo prodotto il vantaggio del Milan, si è come rinchiusa in se stessa, è tornata alla sua routine. Temo che Joao Mario sia normale. È un' ottima spalla che ogni tanto diventa protagonista, avrebbe anche coraggio nelle iniziative, nel senso del calcio, ma non ha la tecnica per essere superiore. Arriva sempre vicino all'impresa, non la compie mai.

 

BROZOVIC BROZOVIC

Questa è una brutta scoperta perché va aggiunta ai limiti di Brozovic e Kondogbia e rende l'Inter meno metrica di quello che direbbe il suono della sua formazione. Resta soprattutto la squadra senza un leader. Il Milan ha uno scopo, una sua missione, tanta gente che deve affermarsi, che non ha paura di sbagliare.

 

L'Inter mi sembra ancora legata al piacersi individuale, il peccato classico per cui è previsto il purgatorio. Il Milan ha personalità, l'Inter no. Il Milan è una squadra, ha un gioco, l'Inter ha giocatori forti individualmente che non si conoscono. Il Milan non gioca benissimo, a volte è convulso ma resta sempre ordinato, coerente.

KONDOGBIA KONDOGBIA

 

L'Inter è un istinto cauto, una corsa di velluto. Non ho visto forte la mano di Pioli, non parlo di tattica, parlo di carattere, è quello il limite dell'Inter. C'è più chiarezza, anche più semplicità, ma è ancora tutto molto scolastico. Non avrei mai chiesto di più a Pioli dopo dieci giorni, quello che ho visto a San Siro è il vecchio limite dei giocatori, sempre bravi, mai bravissimi, più in partita ma con un discreto senso di routine.

 

Era l'occasione più classica, la più proponente, e non ha portato molto. Aspettiamo ancora un po'. Il Milan mi è piaciuto perché è rimasto dentro i suoi limiti. È una squadra, non una grande squadra. Ma vive meglio la partita, la sa interpretare, capisce le debolezze dell'avversario, le sa usare. È meno forte dell'Inter, ma se non hai la personalità a che serve la bravura? Così alla fine è arrivato il risultato più corretto, più giusto ma che serviva meno sia al Milan che all'Inter. Un pareggio su cui fugge la Juve, davvero ormai troppo lontana.

 

2 - LA JUVENTUS E LE AVVERSARIE CHE SI SCASSANO

kessie kessie

Gianni Mura per “la Repubblica”

 

Nemmeno Allegri, forse, s’aspettava un turno così sorridente. Alla teoria di avversarie che si scansano, oggetto di forte attrito tra le vieilles dames del nostro sport (Juve e Gazzetta) si oppone la realtà di avversarie che si scassano, di meccanismi che s’inceppano. La Roma di ieri, al di là dei meriti di un’Atalanta sempre più bella, ne è la dimostrazione lampante. Gioca un buon primo tempo, punge con Salah che però sbaglia troppo, va in vantaggio e poi sparisce.

 

Non riesce a uscire dagli ultimi 20 metri. Perde contrasti su contrasti. L’Atalanta attacca come uno sciame di vespe. Gasperini non s’accontenta del pareggio e fa bene. La Roma, a leggere le formazioni, dovrebbe avere più risorse, più mestiere, più esperienza. L’Atalanta ha 5 giocatori nati dal ‘93 in avanti. Ma si muovono con la determinazione dei veterani, giocano senza paura.

MILAN INTER COREOGRAFIA MILAN MILAN INTER COREOGRAFIA MILAN

 

Facile, direte, quando le cose vanno bene. L’Atalanta nelle ultime 8 partite ha fatto un punto più della Juve, non eleggiamola anti-Juve, ma resta una squadra che, di questi tempi, nessuno vorrebbe affrontare. Regge la bandiera della provincia, ma non gioca all’italiana. Come fanno squadre più forti, dal Milan alla stessa Juve, per cui sarebbe fuorviante parlare di catenaccio. Preferiscono aspettare che attaccare in massa. Per la Juve, Allegri ha dato appuntamento a marzo.

MILAN INTER MILAN INTER

 

Gioca male, bene, così così? Poco importa, ha 7 punti sulle seconde e il tempo gioca a suo favore. Ci sono tre partite, dall’inizio alla metà di dicembre, che diranno altre cose sulla forza della Juve: con Atalanta, Torino e Roma. Questo campionato è il contrario del precedente. Falsa partenza della Juve, a freccia le altre.

 

Juve salmone, risalite su risalite. C’era più pathos che con la Juve lepre, ma l’effetto sulla concorrenza è lo stesso: tensione e depressione. E ci si scassa. Se il Napoli ha l’alibi, indiscutibile, dell’infortunio di Milik e la colpa di non aver pensato in anticipo a un supplente, la Roma sembra legata a oscuramenti difficilmente spiegabili, a sfaldamenti improvvisi.

 

GASPERINI GASPERINI

Quando pareva avviata a vincere grazie al gioco sulle corsie esterne (Salah imprendibile per Masiello) sulle corsie esterne l’ha persa. La svolta: l’ingresso di D’Alessandro. Rüdiger è terzino improvvisato, Peres è terzino poco portato a difendere. Visto il buon lavoro di Fazio e Manolas, l’Atalanta ha sfondato sui fianchi, e a nulla sono serviti i cambi di Spalletti.

 

MILAN INTER 2-2 MILAN INTER 2-2

Campionato dei giovani, finalmente. Letto in settimana che la Juve, occhio lungo e contante non esiguo, avrebbe già stanziato 20 milioni (ma basteranno?) per Kessié, possibilmente a gennaio. A me è piaciuto anche Gagliardini, simulazione a parte. Ha qualcosa di Tardelli nel movimento e di Antognoni nell’impostazione, e non va dimenticato Caldara, stopper che ha già segnato tre gol. Fa il pompiere, giustamente, Gasperini quando gli chiedono se l’Atalanta può essere il Leicester nostrano.

 

INSIGNE INSIGNE

Sa che c’è molta casualità in questo calcio: se avesse perso col Napoli si sarebbe ritrovato senza panchina. Se Lotito avesse raggiunto l’accordo con altri tecnici, Inzaghi non sarebbe alla guida della Lazio, e guida bene, la Lazio non sembra una meteora. Nel paese che fu delle ferree difese, il Sassuolo riesce a prendere tre gol negli ultimi 7’. Insigne dopo lungo sonno, Belotti, Bernardeschi: buoni segnali anche per Ventura.

 

Il derby meneghino-cinese finisce pari. Risultato giusto, partita più fisica che tecnica, ma per palati buoni i due gol di Suso e quello di Candreva. Utile quello di Perisic, a un sospiro dalla fine del recupero. L’Inter lo festeggia come se avesse vinto e anche alla Juve sarà piaciuto: prima, il Milan era a 5 punti. Dopo, a 7. Due cose prevedibili. La prima: Pioli in pochi giorni fa quello che può, dà un certo equilibrio a una squadra che da tempo aveva smarrito la rotta.

 

milan inter derby cinese milan inter derby cinese

Può lamentare l’uscita anticipata di Medel, che dava sicurezza alla difesa. Ha caricato la truppa, troppo frettolosa nelle conclusioni. La seconda: il Milan è fedele al copione. Aspetta. L’Inter s’incarica di fare la partita, nel primo tempo ha almeno tre occasioni da gol, ma Perisic non ne sfrutta e due e Icardi latita e latiterà. Si sente poco l’assenza di Romagnoli, si sentirà nell’ultimo quarto d’ora, nell’assalto non lucidissimo ma continuo dell’Inter.

 

Alla prima occasione, Suso infila un gran gol. E si ripeterà, a dimostrazione che i tiri in porta conviene lasciarli a chi sa farli. Suso e Bonaventura sono i pilastri del Milan, l’Inter per ora non ne ha. Pioli ha dato fiducia a Kondogbia, che alterna buone giocate ad altre censurabili. E, quando tutti s’aspettavano Eder, ha puntato su Jovetic. Il punto arrivato quando nessuno ci sperava più a qualcosa serve: a pensare che verranno tempi migliori, ma c’è ancora molto da fare. Arrivato al secondo posto, il Milan non può nascondersi. Fin qui, l’attendismo ha pagato.

 

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