SERIE A, FONDI O AFFONDI – LA BATTAGLIA FINALE TRA DAL PINO E LOTITO OGGI IN LEGA - I CLUB SARANNO CHIAMATI A VOTARE SULL'INGRESSO O MENO DEI FONDI DI PRIVATE EQUITY IN UNA SOCIETA’ CHE SI OCCUPI DI COMMERCIALIZZARE I DIRITTI TV (LA CORDATA CVC-ADVENT-FSI FAVORITA) – LOTITO A CACCIA DEI 7 VOTI CHE SERVONO PER BLOCCARE L’OPERAZIONE. PREZIOSI AGO DELLA BILANCIA. DAL PINO MEDITA DECISIONI CLAMOROSE SE…
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DANIELE SPARISCI per il Corriere della Sera
Abbracciare la strada della modernizzazione, riducendo il gap dalla Premier e dalla Liga, oppure fossilizzarsi su un modello di gestione del calcio imperniato su vecchie logiche di potere? Percorrere la strada della media company coinvolgendo managerialità esterne oppure respingere l'iniezione di nuovi capitali a costo di proteggere la propria roccaforte di privilegi? Dopo settimane di dibattito interno, oggi si apre il sipario.
Nell'assemblea di Lega che si svolgerà in un hotel in zona Stazione Centrale i club saranno chiamati a votare sull'ingresso o meno dei fondi di private equity con una quota di minoranza (il 10%) in una società che si occupi di commercializzare i diritti televisivi. Due sono le proposte che rispondono ai requisiti richiesti dalla Confindustria del pallone: la prima è del gruppo Cvc in cordata con Advent e Fsi.
Sul piatto un'offerta da 1 miliardo e 625 milioni. La seconda è avanzata dal fondo Bain unito a Neuberger Berman: l'investimento è di 1 miliardo e 350. Il «matrimonio» con la Lega avrebbe la durata di dieci anni e comporterebbe un cambiamento nella struttura della governance. I fondi sceglierebbero l'ad della media company, mentre all'assemblea spetterebbe la designazione del presidente. Il cda un mix delle due anime.
«Fino a otto anni fa il calcio italiano era secondo solo alla Premier per il valore dei diritti tv - ricorda Urbano Cairo, presidente del Torino -. La gestione degli ultimi anni è stata poco lungimirante, non si è compreso pienamente l'importanza dei diritti esteri. Ecco perché dovremmo affidarci a manager capaci che abbiano visioni di lungo periodo». Per la via della rivoluzione occorrono 14 voti, già assicurati dalle grandi della A. Juventus, Milan, Inter, Torino, Roma e Fiorentina appoggiano il piano fortemente voluto dal presidente Dal Pino. Il leader degli oppositori è Claudio Lotito, attivissimo nelle ultime ore per catturare alleati.
Pare che sia il presidente della Lazio l'ispiratore dell'interrogazione parlamentare che Fratelli d'Italia ieri ha depositato presso i ministri Spadafora e Gualtieri. Si contesta che l'ingresso dei fondi rischi di influenzare il campionato e la sua organizzazione. A Lotito serve l'adesione di sette club per arrestare la via del progresso: è curioso che nella conta dei voti l'ago della bilancia sia Enrico Preziosi, amico di una vita del presidente dei biancocelesti ma con lui entrato di recente in rotta di collisione.
In questo clima rovente, il Monza ha inviato una lettera a Dal Pino e per conoscenza a tutte le società nella quale chiede garanzie e tutele per chi nel prossimo medio futuro verrà promosso dopo che il denaro dei fondi è già stato distribuito ai partecipanti attuali. Dal Pino è determinato: se i «reazionari» faranno saltare la votazione sull'ingresso o meno dei fondi di private equity medita decisioni clamorose.