LA SITUAZIONE E’ GRAVE, ANZI GRAVINA – IL PRESIDENTE FIGC, INDAGATO PER APPROPRIAZIONE INDEBITA E AUTORICICLAGGIO, IN UNA VICENDA CHE RIGUARDA UN ACCORDO SOSPETTO SUI DIRITTI DELLA LEGA PRO E IL DENARO DI UN’OPACA COMPRAVENDITA DI LIBRI USATI PER COMPRARE UNA CASA A MILANO, SI DIFENDE - “TUTTE FALSITA’. SONO VITTIMA DI UN DOSSIERAGGIO, TROVATE I MANDANTI” – IL RITRATTONE DEL NUMERO 1 DELLA FEDERCALCIO, CORTEGGIATISSIMO DALLA POLITICA, HA SEMPRE RESPINTO CANDIDATURE, ANCHE ALLA REGIONE ABRUZZO…
-1 - GRAVINA CHIEDE UDIENZA AI PM E SCOPRE DI ESSERE INDAGATO
Andrea Ossino per “la Repubblica” - Estratti
Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, è indagato. E ieri è stato interrogato dai magistrati romani.
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I magistrati infatti lo hanno iscritto nel registro degli indagati proprio per poterlo interrogare con tutte le garanzie del caso. La più alta carica del calcio italiano ora si difende e chiede una cosa: di sapere chi sono i mandanti, le persone che lo stanno costringendo a dover fornire diverse spiegazioni.
La vicenda che lo coinvolge è spinosa. Si tratta di un fascicolo per appropriazione indebita e autoriciclaggio nato dopo una segnalazione arrivata alla procura di Roma dalla Procura nazionale antimafia. Nulla di strano se non fosse che quell’informazione è partita dopo un’attività di dossieraggio che adesso è venuta alla luce grazie a un’indagine della procura di Perugia. I magistrati in queste ore lavorano anche per capire come mai il pm della Dna Antonio Laudati e il finanziere Pasquale Striano abbiano compiuto accessi abusivi sul conto di Gravina.
Una cosa è certa, in quelle carte Gravina viene indicato come il fautore di un accordo sospetto sui diritti della Lega Pro e viene detto che avrebbe incassato il denaro di un’opaca compravendita di libri usandolo per comprare una casa a Milano.
Tutte falsità, dice Gravina che, carte alla mano, ha spiegato al procuratore Francesco Lo Voi e all’aggiunto Giuseppe Cascini la sua verità.
Ma andiamo con ordine. Partendo dai sospetti mossi nei confronti del presidente. Raccontano che quando guidava la Lega Pro avrebbe gestito il bando per l’assegnazione dei diritti tv. L’azienda prescelta è la Isg, una società che si occupa di piattaforme digitali. Una vicenda legata, secondo quanto emerso inizialmente, a una compravendita di testi medievali e ottocenteschi, di cui Gravina è cultore.
Si tratta di una collezione preziosa, per la quale sarebbero state fatte due proposte di acquisto con allegato un accordo di opzione: la prima di 250 mila euro, la seconda di 350 mila. Il sospetto adombrato è che l’affare sarebbe sfumato e Gravina avrebbe intascato ugualmente quella sorta di caparra. Dopo di che, un un secondo momento, avrebbe acquistato con quel denaro un appartamento a Milano.
Le cose però, ha spiegato ieri il presidente della Figc, non sono andate così. Ai magistrati di Roma ha detto di non aver toccato palla nella partita dei diritti televisivi della Lega Pro.
E ha aggiunto di aver acquistato la casa con i propri soldi, mostrando anche i documenti della compravendita, indicando da dove sono partiti i bonifici. Anche per quanto riguarda la vendita dei libri ha raccontato una versione diversa rispetto a quella emersa. Intanto ha spiegato che l’affare è avvenuto due anni dopo la vicenda legata ai diritti televisivi della Isg. E, soprattutto, avrebbe dimostrato la regolarità dell’operazione.
Si, è vero: Gravina, esperto di catalogazione, ha cercato di vendere un’importante collezione. E sì: sono arrivate due offerte. Ma la prima non è andata in porto, la seconda sì. Nel primo caso quella sorta di caparra versata è stata restituita, e sarebbe tutto documentato.
Nel secondo invece l’affare è andato a buon fine. I manoscritti sono stati venduti a un privato, un collezionista, a un prezzo di mercato. Anche in questo caso Gravina avrebbe prodotto carte a sostegno della sua tesi. «Abbiamo dimostrato ogni cosa con i documenti alla mano», dicono gli avvocati Leo Mercurio e Fabio Viglione.
I legali spiegano di aver espressamente chiesto ai pm «che venisse sentito Gravina con tutte le garanzie previste dalla legge». «Dopo questo tam tam mediatico era necessario», contestualizzano. L’obiettivo è uno: «tutelare la sua immagine e in virtù della piena fiducia che ripone nei magistrati che stanno seguendo il caso». «Il nostro assistito è una persona offesa, per questo auspica si faccia luce quanto prima su quella che si sta profilando come una vera e propria attività di dossieraggio, rispetto alla quale si augura anche l’individuazione dei mandanti», concludono.
2 - DALLA FAVOLA CASTEL DI SANGRO AL TRONO DEL CALCIO ITALIANO LA LUNGA ASCESA DEL “CALABRONE”
Matteo Pinci per “la Repubblica” - Estratti
Ricordate la favola del Castel di Sangro? La squadra di un paesino da cinquemila anime dell’appennino abruzzese capace negli anni 80 e 90 di scalare la piramide del calcio fino alla Serie B? Ecco, il presidente era Gabriele Gravina: sono quarant’anni esatti che il presidente della Federcalcio si occupa di pallone. Ad affidargli il Castel di Sangro fu Piero Rezza, “zio Pierino”. Anche Gravina lo chiamava così: in realtà era lo zio della prima moglie.
Due figli, quattro nipoti, il timoniere del calcio italiano, 71 anni, è legato sentimentalmente a Francisca Ibarra, sorella di Maximo Ibarra a lungo ad di Wind Tre e Sky. I suoi interessi ruotano intorno al mattone: Mic srl, del Gruppo Gravina, realizza costruzioni pubbliche e private, ricostruzione post sisma, impianti sportivi ed è entrata nelle rinnovabili. Ma potreste leggere il suo nome anche a teatro, produttore del musical La Divina Commedia. È anche vice presidente della Banca di Credito Cooperativo, corteggiatissimo dalla politica, ha sempre respinto candidature, anche alla regione Abruzzo.
Oggi vive a Sulmona, ma è nato a Castellaneta, provincia di Taranto, il paese d’origine di Rodolfo Valentino: lui, Gravina, alla vanità ha ceduto per posare con gli abiti di una sartoria che veste James Bond al cinema. Laurea in Giurisprudenza, associazionismo e fede cattolica, soprattutto una straordinaria fiducia in se stesso. Che lo porta, a 24 anni, in Abruzzo. Nello spogliatoio del Castel di Sangro, stagione 1995/96, l’allenatore Jaconi fa scrivere una frase: «Il calabrone con ali così piccole, in relazione al suo peso, non potrebbe volare. Ma lui non lo sa e vola lo stesso».
(...) Sul primo campionato di B (1996/97) scriverà un libro il giornalista statunitense Joe Mc-Ginniss: arrivato in Italia per intervistare l’americano Alexi Lalas, si entusiasmò per quella storia, seguì il gruppo, ma il quadro che ne tracciò fu un racconto cupo, altro che favola. E non solo per l’accusa alla squadra di aver regalato, a salvezza ottenuta, la partita al Bari. Querelato, McGinniss ha pagato.
Gravina lascia la presidenza nel corso di quell’annata tormentata. A novembre la tragica morte di due calciatori in un incidente stradale. A marzo l’arresto per spaccio di un altro giocatore. A un certo punto, allo stadio Teofilo Patini compare anche il sedicente attaccante nigeriano Robert Raku Ponnick: al suo arrivo si presenta annunciando gol a raffica e ancor più accoppiamenti amorosi.
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La cavalcata del Castel di Sangro diventa il trampolino per l’ascesa politica di Gravina, che segue le orme di Giancarlo Abete: consigliere federale, capo delegazione della Nazionale Under 21, nel 2006 è nella spedizione che vince il Mondiale a Berlino.
Dal 2015 è presidente della Lega Pro, la Serie C e punta al vertice Figc: prima candida Abodi contro Taveccho (e Lotito), poi viene eletto lui stesso alla presidenza a ottobre 2018 col 97% dei voti anche grazie al presidente dei Dilettanti, l’allora parlamentare forzista Cosimo Sibilia: c’è chi giura ci fosse un accordo per alternarsi alla guida due anni più tardi. Non se ne farà nulla, Sibilia diventerà il suo acerrimo rivale e finirà per dimettersi sulla spinta di una pressione interna alimentata proprio dalla Figc di Gravina.
Vicepresidente Uefa, assai vicino al presidente Ceferin, a Gravina i nemici non mancano: il più accalorato è Claudio Lotito con il suo fedelissimo Emanuele Floridi. Ma questa è una storia nota.