SPROFONDO GIALLOROSSO – LA ROMA RISCHIA UNA MAXI-STANGATA DAL FISCO CON MULTE FINO A 34 MILIONI - DOPO LE VERIFICHE DELLE FIAMME GIALLE SULLE TASSE NON VERSATE DAL 2016 AL 2021 E IL RIFIUTO DEL CLUB A UNA CONCILIAZIONE LA PALLA PASSA ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE - GLI INVESTIGATORI RITENGONO CHE IL CLUB ABBIA EFFETTUATO AGGIUSTAMENTI DI BILANCIO ATTRAVERSO DUE TIPI DI OPERAZIONI: DELLE PERMUTE MASCHERATE DA COMPRAVENDITE RECIPROCHE (CASO SPINAZZOLA-PELLEGRINI) E IL RICORSO IN MODO ECCESSIVO ALLE SVALUTAZIONI. L’IPOTESI, DA NON ESCLUDERE, È CHE IL CLUB…

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Giuseppe Scarpa per roma.repubblica.it - Estratti

 

 

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L’As Roma rischia una maxi-stangata dal Fisco. E non di poco conto, viste le cifre in ballo. Si parla di milioni di euro. La Guardia di Finanza ha passato al setaccio i bilanci della società dal 2016 al 2021 e le conclusioni a cui sono giunti non sono per niente confortanti: la verifica si è chiusa con una contestazione amministrativa di “dichiarazione infedele”.

 

 

Un esito a cui il club di Dan e Ryan Friedkin si è opposto, rifiutando l’adesione. Una decisione che ora apre nuovi scenari con l’Agenzia delle entrate: il colpo alle casse della Roma potrebbe oscillare dai 17 milioni di euro fino a un massimo di 34 milioni.

 

È il valore delle sanzioni amministrative che la società si troverebbe a sborsare qualora venisse certificato il mancato pagamento dell’Ires (l’imposta sui redditi delle società) per 19 milioni di euro. Questo è quanto emerso dalle verifiche della Finanza. L’ipotesi, da non escludere, è che il club alla fine possa dimostrare la regolarità delle operazioni che invece gli investigatori gli attribuiscono come irregolari.

 

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Ma di quali affari si tratta? La vicenda è estremamente complessa e inizia, come si diceva, da un controllo del nucleo di Polizia economico finanziaria delle Fiamme Gialle della Capitale. Gli investigatori ritengono che il club abbia effettuato aggiustamenti di bilancio attraverso due tipi di operazioni: delle permute mascherate da compravendite reciproche e il ricorso in modo eccessivo alle svalutazioni. Nel primo caso, in ballo ci sono sei operazioni.

 

La più nota è lo scambio Luca Pellegrini — Spinazzola con la Juventus. Una trattativa che ha generato anche un’indagine della procura di Roma. Nel secondo caso, un fatto del tutto inedito, si fa riferimento al deprezzamento del valore di ben 8 giocatori: Diawara, Pedro, Pastore, Nzonzi, Dzeko, Perotti, Leandro Castan e H’maidat.

 

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Ebbene il combinato di queste due operazioni contabili ha generato “maggiori costi non deducibili” per le casse di Trigoria di circa 80 milioni di euro. Su questo piccolo tesoretto la società, per gli investigatori, deve versare l’Ires pari a 19 milioni di euro.

 

E qui arriviamo a un primo tornante di questa storia: le società in perdita — ed è il caso della Roma dal 2016 al 2021 — non pagano le imposte sui redditi fino a quando i bilanci non ritornano ad essere in attivo. Ciò che invece sono costrette a saldare sono le sanzioni amministrative collegate all’Ires. Ed è proprio sulle possibili multe che si gioca la partita tra la Roma e il Fisco.

 

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Il management giallorosso ritiene, evidentemente, di avere buone carte da esibire per dimostrare la correttezza delle operazioni su cui, invece, puntano l’indice gli investigatori. Per rimanere in termini calcistici adesso la palla è passata all’Agenzia delle Entrate, che ha acquisito gli incartamenti della Finanza. La partita, insomma, è aperta: adesso tocca all’Agenzia fare ulteriori verifiche. E anche con una certa rapidità, visto che il primo anno di contestazioni si prescriverà il 31 dicembre.

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Ad ogni buon conto adesso la Roma ha davanti due strade. Se l’Agenzia delle entrate dovesse ricalcare, ipotesi molto probabile, la pista battuta dalla Finanza, ripresenterà a Trigoria gli stessi conti esibiti nei giorni scorsi dalle Fiamme Gialle. Il club, allora, potrebbe conciliare ottenendo uno sconto massimo pari a un terzo delle sanzioni amministrative. Oppure andare avanti e finire di fronte alla Corte di giustizia tributaria.