STASERA CONTE PUO’ DARE IL COLPO DI GRAZIA ALL’IMPERO JUVE NATO GRAZIE A LUI - L'INTER CON LO SCUDETTO CUCITO SUL PETTO PUÒ SPAZZARE VIE LE ULTIME SPERANZE DI QUALIFICAZIONE CHAMPIONS DEI BIANCONERI – PIRLO: “BRUCIA VEDERE L’INTER CAMPIONE D’ITALIA. ERRORI? NE SONO STATI COMMESSI TANTI” - L'ULTIMA VOLTA ALLO STADIUM, IN COPPA ITALIA, FINÌ CON UN VAFFA (DI AGNELLI) E UN DITO MEDIO (DI CONTE). DUE CHE INIZIARONO L'IMPERO…
-Massimiliano Nerozzi per il “Corriere della Sera”
A volte la Juve non ha avuto il fuoco dentro, confessa Andrea Pirlo, quello che, da allenatore, se non proprio un lanciafiamme avrebbe almeno dovuto offrire un fiammifero. Detto poi sull'uscio della sfida all'Inter di Antonio Conte, uno che sa essere piromane, tra preparazione e ossessione. Si incrociano alle sei della sera, dentro lo Juventus Stadium, dove i bianconeri si giocano le residue chance di prendersi il posto per la prossima Champions, il che significa essere costretti a vincere. Pur con il baule di rimpianti già stipato:
«Dispiace - dice l'allenatore della Juve - perché in certe occasioni è mancata compattezza, bastava poco per raccogliere qualche punto in più. Perché durante la stagione abbiamo avuto cali di tensione, non eravamo concentrati al massimo sull'obiettivo e capita che senza fuoco dentro perdi punti che ti costano i campionati». Le sconfitte in casa contro Fiorentina e Benevento, tanto per pescare due disastri dal nutrito depliant delle calamità stagionali.
La Juve arriva dall'1-3 con il Sassuolo, inaspettato per l'aria che tirava, e stampato riscoprendo i pregi di una vecchia Signora: gioco in mano del nemico e poi difesa e contropiede. Come tante volte non ha voluto o saputo fare, alla ricerca di un gioco che spesso evaporava con la palla indietro, modello rugby, a centrocampo, e senza posizioni e munizioni, davanti. Morale: la Juve ha paurosamente ondeggiato tra pochi partitoni (0-3 a Barcellona) e troppe partitine (0-3 con la Fiorentina). Stavolta dovrebbe aiutare la rabbia agonistica, dopo nove anni di regno: «Ci dovrà bruciare vedere la squadra che viene come campione d'Italia allo Stadium: dovremo dare qualcosa in più».
Pirlo, che da giocatore l'ha avuto e l'ha ammirato, sa bene che Conte nulla regalerà: «Verrà qui con la squadra migliore, vorranno dimostrare di aver meritato di vincere, e poi è sempre Juve-Inter». Improbabile vedere la passerella ai neo-campioni, come fatto dalla Samp: «Vedremo cosa ci diranno di fare - risponde sul tema Pirlo - comunque la società ha già fatto i complimenti ai nerazzurri». Via social.
La prima missione sarà levarsi dalla testa gli errori: «Ne sono stati commessi tanti - argomenta il tecnico - se siamo a questo punto è perché ce ne sono stati tanti: in testa ho tutto, e a fine anno ne parlerò con il mio staff, per esaminare la stagione». Si fa coraggio con la vittoria di Reggio Emilia: «Abbiamo fatto una partita da squadra, nonostante la brutta sconfitta contro il Milan. C'è stata una buona reazione, ci siamo aiutati e siamo stati compatti anche nelle difficoltà».
Quella qualità di squadra che, raramente, i bianconeri hanno mostrato. Dei protagonisti del successo di mercoledì scorso non ci sarà Buffon (torna Szczesny), mentre comparirà ovviamente Cristiano Ronaldo. Con lo scenario da horror dell'Europa League all'orizzonte, entrambi avevano tirato fuori i guantoni (rigore parato) e le unghie (gol e palo). Mister cento gol (in bianconero) dovrebbe avere al fianco l'altro cannoniere centenario, Dybala, favorito su Morata. Al risultato andrebbero abbinate briciole di fair play: l'ultima allo Stadium, in Coppa Italia, finì con un vaffa (di Agnelli) e un dito medio (di Conte). Due che iniziarono l'impero.
RIVINCITA CONTE
Guido De Carolis per il “Corriere della Sera”
Lui l'ha creata, lui la può distruggere. Il destino della Juventus è nelle mani di Antonio Conte. Dieci anni fa, nell'estate del 2011, iniziava il suo triennio bianconero. Un amore finito con tre scudetti, su cui poi il club di Agnelli ha costruito nove anni di successi e potere. Una dittatura interrotta proprio da Conte che allo Stadium non ha mai vinto da avversario. L'Inter ci arriva con lo scudetto cucito sul petto e la voglia di spazzare vie le ultime speranze di qualificazione Champions della squadra di Pirlo.
Una rivincita totale per l'allenatore, protagonista dello scambio di insulti con Agnelli nel ritorno del match di Coppa Italia. Nonostante il titolo conquistato, i nerazzurri non hanno regalato nulla finora. Nelle partite contro Samp e Roma, Conte ha fatto ruotare gli uomini, per la sfida con la Juve no: giocano i titolarissimi, anche se in panchina mancherà Sanchez. L'intenzione di assestare il colpo del k.o. è evidente. Poi in campo vanno i giocatori e le motivazioni, lo spogliatoio dell'Inter però è compatto con l'allenatore e, dopo aver superato la Juve all'andata, non ha intenzione di far sconti e non si presenterà scarica.
I nerazzurri sono emersi tra mille difficoltà extra campo, l'orgoglio di Conte è tornare a Torino e presentarsi da vincitore nello stadio in cui per tanto tempo è stato padrone di casa, prima della lite con Agnelli che l'ha fatto sentire un intruso. «Vincere, nella gara di andata, contro la squadra che per nove anni di seguito aveva conquistato lo scudetto e dalla quale l'Inter aveva un gap da colmare ha significato molto a livello di autostima, di consapevolezza nei propri mezzi.
Da questo punto di vista quello con la Juve è stato un successo molto importante. Avevo pronosticato un campionato molto equilibrato. Lo è stato, a parte l'Inter che ha preso una propria strada andando dritta fino al traguardo. L'equilibrio c'è, ma dietro all'Inter: noi abbiamo fatto qualcosa di inaspettato», sottolinea Conte. Il tecnico, per la terza volta di fila, preferisce affidare le sue parole a Inter Tv, rinviando più avanti una nutrita conferenza stampa.
Non è Conte a dover rispondere su tematiche come tagli di stipendi, prestiti dai fondi o passaggi di proprietà. L'allenatore aspetta, come i calciatori, le mosse del presidente Zhang. Per gli altri c'è poco da dire, finché non si chiarirà il futuro. Le linee guida però sono delineate: autofinanziamento, cessioni eccellenti (almeno una, se non due), mercato da chiudere in attivo. La prossima sarà un'altra stagione difficile sotto il profilo finanziario. Suning deve decidere se andare avanti da sola, trovare un socio credibile o cedere il club.
Se ne discuterà a fine campionato, dopo il match con l'Udinese. Nel mentre le tensioni restano: lo scudetto le ha congelate non allentate. Il match ha un passato pesante, il futuro è un rebus per entrambe, il presente dell'Inter invece è libero da assilli di classifica. Vivere una notte da re in casa del vecchio tiranno è l'obiettivo. Conte poi deciderà come muoversi. L'allenatore non vuole mollare il gruppo plasmato, l'ambiente di lavoro è speciale, i giocatori sono un solo corpo con lui. La riflessione è sull'affidabilità dei progetti societari. La vittoria si costruisce sulla fiducia, l'Inter almeno in campo ne ha da vendere.