TAMBERI OGGI E DOMANI – “IO E ROCCO SIFFREDI ABBIAMO DIVERSI PUNTI DI CONTATTO”. ECCO QUALI – IL PRIMATISTA ITALIANO DI SALTO IN ALTO SCATENATO: “MI SENTO PIÙ NERO CHE BIANCO, ASCOLTO RAP E VIVO PER IL BASKET. A CHIARA, LA MIA RAGAZZA, DICO SPESSO CHE NON MI STUPIREI SE NOSTRO FIGLIO NASCESSE DI COLORE. IL VIDEO DELLA MORTE DI GEORGE FLOYD METTE I BRIVIDI, QUEL "STO SOFFOCANDO" È DI ENORME DRAMMATICITÀ” – E POI ALEX ZANARDI, I GIOCHI DI TOKYO, LA DIFFERENZA TRA CALCIO E ATLETICA…
-Andrea Buongiovanni per la Gazzetta dello Sport
E'stato l' ultimo, sarà il primo: Gimbo Tamberi, chi se non lui?
Il 29 febbraio, a Siena, con una gara inventata su due piedi, il marchigiano centrava un gran 2.31 tirato fuori da chissà dove che è valso (o quasi) il vertice della stagione mondiale indoor.
Poi, il dilagare drammatico della pandemia. Con nessun altro azzurro più in pista o in pedana.
Sono trascorsi oltre tre mesi. E il primatista italiano di salto in alto, sempre lui, il 18 giugno tornerà - primo atleta top tricolore - a riveder le stelle. Con una prova nella sua Ancona, nel suo stadio. Sarà un piccolo meeting regionale, probabilmente contro avversari locali. Ma dall' enorme valore simbolico.
Sarà un ritorno alla vita?
«In qualche modo sì. Certe cose anche banali, che si davano per scontate, ora si apprezzano di più. Come andare fuori a cena o stare con gli amici. Passatemi il paragone: è come quando si ha la febbre, dura due giorni, ma poi tutto ha un tono diverso. Almeno per qualche ora. Ecco, spero si torni presto alla vera normalità anche in questo senso».
Cosa resterà di questa esperienza?
«Da sportivo l' ho affrontata in modo diverso da chi ha perso o rischia di perdere il lavoro. Mi metto nei panni di chi stava per aprire un' attività o lanciare sul mercato un nuovo prodotto. O di chi ha investito per anni in un' azienda. D' un tratto ti ritrovi spiazzato. Non vorrei sembrare irriverente, soprattutto nei confronti di chi ha patito lutti: ma in qualche modo ho rivissuto quel che mi accadde alla vigilia di Rio 2016 con l' infortunio che ha spezzato il mio sogno».
Cosa si può imparare?
«Io, in quel frangente, ho capito che, dopo la mazzata, occorre reagire, rimettersi in gioco. Da tutto si può si tornare, tranne che dalla morte: poi bisogna aver la fortuna di trovare persone giuste che ti accompagnino.
Avere delle ambizioni e non farle affondare. Io oggi guardo ai Giochi di Tokyo con gli stessi stimoli di allora».
Intanto però il calcio sta per ripartire, mentre l' atletica, come altri sport, sembra molto più lontana.
«Non sono invidioso, capisco la differenza tra i due mondi. Spero solo, proprio pensando a chi ha subito certe perdite, non si sia data un' accelerazione eccessiva dettata da motivi economici. Ma sono certo che si siano fatte tutte le valutazioni».
Seguirà le prime partite, quelle di Coppa Italia?
«Sarebbero le prime della mia vita. Non lo dico per snobismo, ma non sono mai stato appassionato. Mi interessano, invece, gli aspetti corollari della ripartenza: il numero dei tamponi, le regole da rispettare. In campo nessuno di sicuro si risparmierà. E presto ci si riabbraccerà dopo i gol».
È più interessato al ritorno dell' Nba il 31 luglio?
«Da settimane non faccio che vedere partite degli anni 90.Credo si debba navigare a vista, perché la situazione negli Stati Uniti è ancora critica, ma non a caso riprenderanno un mese e mezzo più tardi. Trovo valida l' idea della bolla di Disney World, a Orlando. Per i giocatori sarà un sacrificio, ma proporzionato ai loro guadagni. E alla fine anche i valori saranno gli stessi: i più forti, nel medio-lungo periodo, riemergeranno».
Cosa pensa delle proteste che infiammano il Paese?
«È sconcertante il fatto che nel 2020 ci siano menti così chiuse. Mi scandalizza che ci sia ancora chi nota la differenza tra un bianco e un nero. Il video della morte di George Floyd mette i brividi, quel "sto soffocando" è di enorme drammaticità. E le reazioni di questi giorni sono la conseguenza. La violenza non è mai giustificata, ma qui c' è una razza che è incomprensibilmente denigrata, che subisce torti che partono da lontano».
Quanto sta accadendo la tocca personalmente?
«Io mi sento più nero che bianco, ascolto rap e vivrei per il basket. A Chiara, la mia ragazza, dico spesso che non mi stupirei se nostro figlio nascesse di colore».
Com' è andata la vostra convivenza "forzata"?
«Siamo fidanzati da dieci anni, ma abitiamo insieme solo da dicembre. Ed è andata alla grande. Le avevo sempre detto che avrei voluto aspettare il dopo-Olimpiade per un simile passo.
Temevo che le mie tensioni potessero farci del male, condizionarci. Poi, in ottobre, ai Mondiali di Doha, mi sono reso conto che molti colleghi, da Mutaz Barshim a Ilya Ivanuk, oro e bronzo, sono sposati, come lo è il mio amicone australiano Brandon Starc. E allora, dopo altre riflessioni, ci siamo buttati. E ora non potremmo essere più felici. Se doveva essere una prova, siamo usciti fortificati».
Siete già tornati al mare?
«Qualche giorno fa, per una scappata vicino casa. È stato estremamente suggestivo».
Come tanti, vi siete dedicati anche alle tecnologie?
«Parlo per me: ero già uno smanettone. Ma mi son trovato su piattaforme che non conoscevo e mi sono adattato. Studio economia alla Luiss: a distanza, venti giorni fa, ho superato diritto pubblico e a fine mese ho economia industriale».
Ha partecipato a "dirette"?
«A parecchie, alcune molto belle. Con Gigi Datome, Fabio Fognini, Alex Zanardi, che ho guardato e ascoltato per mezzora a bocca aperta. Anche con Jovanotti, che ringrazio per l' opportunità. E con Rocco Siffredi, la più divertente».
Siffredi l' attore porno?
«Lui: il figlio Leonardo, che ha una ventina d' anni, fa atletica. Ha 8"04 sui 60 hs e 2.02 in alto. Rocco mi ha scritto, chiedendomi qualche consiglio. Ci siamo sentiti ed è nata l' idea. Ognuno, nella vita, fa le scelte che più crede opportune. Io ho scoperto un uomo intelligente. E so che potrà far sorridere. Ma abbiano anche trovato punti di contatto.
Sapete come la penso sul doping: ecco, nella sua professione lui ha sempre rifiutato pillole e punture...».
Cosa prevede, quindi, il suo calendario?
«Non ho mai smesso di allenarmi, ma se fino ad aprile la condizione è stata alta ora, cancellati i cicli di forza, è un po' calata. Ci sta. Ho però bisogno di dare stimoli al lavoro. Stiamo definendo una serie di appuntamenti-test. Salvo contrordini gareggerò giovedì 18 ad Ancona, domenica 21 a Formia in circostanze simili e giovedì 25, ancora ad Ancona, in una sfida virtuale contro il bahamense Jamal Wilson, 2.33 in febbraio, il tedesco campione europeo Mateusz Przybylko e Stefano Sottile».
Pesa la responsabilità che a Tokyo sarà l' unico azzurro candidato a una medaglia?
«Le responsabilità mi caricano. Solo ai Mondiali di Pechino 2015 le ho mal gestite. Poi è vero che non è semplice individuare tanti italiani da podio, ma ce ne sono un sacco in crescita: penso a Tortu e a Jacobs, la cui amichevole rivalità potrà solo aiutarli, a Re, a Crippa, a Stecchi, che nell' asta ha la sfortuna di vivere in un' epoca di fenomeni, a Fabbri e a diverse ragazze, Iapichino in testa, per la quale il rinvio dei Giochi potrà rivelarsi una manna. E poi ci sono io: disposto a tutto per una medaglia».